Sirrush Molon Labe
L’oscurità infesta l’atmosfera dell’ascolto. Questa italica band estrema cerca l’epicità infiammata e rutilante; scura sì, ma dinamica e convulsa, e non confusionaria.
L’oscurità infesta l’atmosfera dell’ascolto. Questa italica band estrema cerca l’epicità infiammata e rutilante; scura sì, ma dinamica e convulsa, e non confusionaria.
Delle numerose svolte della band New-Yorkese, quella del 1982 fu il mutamento che modernizzò il loro sound passando dall’hard rock all’Heavy Metal. Lo fece in senso americano e non della NWOBHM che imperversava in Gran Bretagna.
I teutonici Accept nel 1982 avevano al loro attivo già tre album da studio avendo esordito discograficamente nel 1979. Ma il boom arrivò con questo quarto lavoro, utilizzando una carica ben più esplosiva e corrosiva.
Il famoso ormai mitico musicista britannico torna con un lavoro da studio e lo fa con molta tranquillità, usando atmosfere sognanti e soffici, senza voler troppo accentarsi dinamicamente, ma privilegiando paesaggi melodiosi.
È sempre molto bello poter parlare di underground italiano, soprattutto se parliamo di death metal e ancora di più se è di quello fatto a dovere, capace di elevare il Bel Paese anche in questo campo.
Death metal ferale, oscuro, pesante. I suoni crepitanti e le cadenze mortifere rendono denso l’insieme percettivo. Growling e screaming si contendono il cantato, vincendo entrambi, ed entrambi soffocando l’ascoltatore con efficaci macinature stritolanti.
Qui il mondo delle webzine centra co tutte le scarpe proprio.
Behemoth! Un nome che, oggi più che mai, suona altisonante, un nome che genera hype ovunque venga scritto o pronunciato, un nome che risuona largamente nel panorama del metal estremo e non solo da anni, ma esattamente di quali anni parliamo?
La recensione potrebbe partire e finire così: i Machine Head sono tornati e sono tornati alla grande, poiché questo disco riscatta Robb Flynn e soci da anni di uscite senza mordente e senza ispirazione. Ma, ovviamente, non finirà affatto così dato che i ragazzoni americani questa volta di carne al fuoco ne hanno parecchia.
New Born è stata la canzone con cui nel 2001 ho scoperto i Muse, poi Apocalypse Please nel 2003 e l’hit mondiale Starlight nel 2006.