Giant The Vine

A Chair at the backdoor

Dalla bellissima Liguria arrivano i Giant The Vine, nati una decina di anni fa dall’incontro tra i chitarristi Fulvio Solari e Fabio Vrenna. Dal nome della band, ispirato a Gentle Giant e ad un brano dei Genesis, si intuisce l’influenza musicale dominante. Ascoltandoli poi si gusta un prog piu’ moderno ed in linea con gruppi attuali come Porcupine Tree e Pineapple Thief. Il disco di esordio del 2019, Music for empty places, riscuote un buon successo di critica che viene purtroppo mitigato dalla incombente pandemia che impedisce al gruppo la promozione dal vivo del disco. Nel frattempo alla lineup si aggiunge Antonio Lo Piparo al basso e i Giant cominciano a comporre nuovi pezzi per quello che sarà il loro secondo album.
A Chair at the Backdoor esce nel 2023 e proprio come i Giant stessi ammettono, viene presentato non come secondo album ma come un vero e proprio nuovo disco di debutto, un cd che viene definito corale e nel quale i quattro componenti hanno finalmente potuto partecipare in modo piu’ intenso e creativo rispetto al disco del 2019.E veniamo al contenuto, ho ascoltato diverse volte il cd e cio’ che mi viente in mente sono le ampie e libere distese… si tratta di rock prog strumentale contraddistinto da un mood molto nostalgico con dei picchi di potenza fragorosi ed impetuosi. Un grandissimo lavoro viene svolto alla batteria da Daniele Riotti che da ritmo e lo ferma a suo piacimento con cambi continui e repentini. La traccia di apertura Protect us from the truth ricorda qualcosa a metà tra King Crimson e Soft Machine con delle chitarre straordinarie sia negli assoli che nell’accompagnamento. Se avessi dovuto accompagnare questo brano a delle immagini avrei immaginato delle scogliere scozzesi con un mare freddo ed impetuoso che si infrange sulle stesse. Glass è romantica e suadente, le chitarre ti avvolgono lentamente in spirali che vanno verso il cielo e ti portano in posti senza tempo. 

The Potter’s Field ha un incedere pauroso e terrificante tanto è vero che i Giant per comporla si sono ispirati ad un servizio visto in televisione durante la pandemia, dove nel cimitero Potter’s Field di Hart Island a NYC sono state sepolte parecchie vittime povere o senza nome. Gli otto minuti della successiva Jellyfish Bowl, danno continuità ad una sorta di riflessione interiore resa ancora piu’ palpabile dalla tristezza delle sue armonie. Con The Heresiarch “ispirato a coloro che negano i dogmi e le verità di fede”, ci avviciniamo ad una nervosa jam in pieno stile crimsoniano. Completamente in contrasto la suadente ipnosi di The Inner Circle che “descrive gli ultimi istanti di vita di una persona che ascolta inesorabilmente i rumori distanti delle vite altrui”. Il disco si conclude con i dodici minuti di A Chair at the backdoor, quasi un testamento musicale del gruppo che riversa nella traccia tutte le nevrosi e le alchimie musicali che hanno caratterizzato i brani precedenti.

Come dicevo all’inizio del presente articolo, un disco particolare e di non facile collocazione, un lavoro con le chiare influenze musicali dei gruppi che negli anni settanta hanno dato precedenza a jam improvvisate e senza apparenti melodie mixate con quelle di gruppi piu’ alternativi e moderni dei giorni nostri, in ogni caso si tratta di un lavoro ben equilibrato e perfettamente orecchiabile.

Massimo Cassibba

Protect Us from the Truth
Glass
The Potter’s Field
Jellyfish Bowl
The Heresiarch
The Inner Circle
A Chair at the Backdoor

Fulvio Solari – guitars
Fabio Vrenna – guitars
Daniele Riotti – drums
Antonio Lo Piparo – bass