Wolf

Shadowland

La grandezza degli svedesi Wolf, oggi al nono full-lenght, sta tutta nel leader che studia riff ben precisi per dare forza sinistra alle song anche se sembrano quelli dell’Heavy più tradizionalista.

Ma sempre da lui esce l’altra caratteristica, quella ancor più centrale: l’ugola iper-caratterizzata che canta con una interpretazione acida ma al tempo stesso attenta alla melodia.La sciabolata tirata con la prima traccia ‘DUST’ passa per un riffing articolato ma tagliente, in cui la voce è altrettanto affilata; le note non sono gestite in modo piatto, esse evolvono variegate pur mantenendo l’impatto diretto del pezzo con una certa dose di cattiveria. Vola alta anche la seconda traccia ‘VISIONS FOR THE BLIND’ attraverso un rifframa più basico ma non certo senza pregnanza, per un risultato forse all’apice del disco, sia per l’incedere tonico che per il ritornello di più ampia espressività, oltre ad un finale atmosferico con voci viscide, attraente per quanto semplice. Il ritmo cadenzato della  scura ‘THE ILL FATED MR. MORDRAKE’ alza il tenore malefico del suono e si staglia avanzando ossessivamente, ma dentro al corposo riffing continuativo, che non cede mai, si intrasentono raffinatezze disposte qua e là in modo meno rude, che ne alzano la quota che va qualitativamente oltre la linea melodica in sé già ottima. ‘TRIAL BY FIRE’ termina il lavoro giocando sui cambi di ritmo, partendo con una velocità non estrema, però vitalizzante, su cui si innesta un assolo liquido alla Diamond Head, per poi rallentare e variare nelle scelte espressive, cambiando in tal modo per offrire uno spirito più evocativo ma anche di tipo emozionale, con l’aggiunta successiva di un altro tipo di parte solista che amplia ulteriormente l’ambientazione .

Il segreto della bellezza del gruppo come detto, sono le chitarre e il timbro della voce, ma a nulla servirebbero senza le grandi canzoni, senza un songwriting di qualità. E i Wolf hanno ispirazione da vendere, anche se raggiungere il valore dell’album precedente, ‘Feeding the Machine’ del 2020, era una impresa troppo ardua da realizzare. Ed infatti quello rimane alto sul podio come un lavoro, si può dire, più o meno perfetto, mentre questo si posiziona bene ma non ha il feeling carico di cui quello era impregnato. Se ogni canzone di ‘Feeding…’ sembrava avere linee vocali e ritornelli accattivanti come fossero tutti dei singoli (sebbene rispettosamente non commerciali in quanto non da mainstream), i brani di questo, pur buon lavoro, sono meno efficaci eccetto che per alcuni episodi.

Ma la bravura compositiva si denota in maniera continuativa, come un artista che lavori guidato dalla musa a lui favorevole. I Wolf non si accontentano di far susseguire i riff, pur belli, tra loro, e senza tante sovraincisioni costruiscono una struttura in grado di esprimere una certa dose di scura malattia. Inoltre tra le righe si percepisce un bel più ampio bagaglio culturale metallico che si abbevera fino anche indietro agli anni settanta, ma con una fine modernità che rende i Wolf speciali. Naturalmente vale anche oggi per loro l’accostamento a Judas Priest e Metal Church, ma anche a certe volute classicamente doom. Se in questo album il gruppo ha voluto essere meno esplosivo e più introspettivo, anche con canzoni meno veloci, ciò è quello che fa di loro una realtà acculturata e non una mera  rimembranza del passato; quindi viene fuori netta personalità. La loro dignità è quella dei gruppi maggiori, di chi dovrebbe essere considerato un maestro da imitare.

Roberto Sky Latini

Dust
Visions for the Blind
The Time Machine
Evil Lives
Seek the Silence
Shadowland
The Ill-fated Mr. Mordrake
Rasputin
Exit Sign
Into the Black Hole
Trial by Fire

Niklas Stalvind – vocals / guitar
Simon Johansson – guitar
Pontus Egberg – bass
Johan Koleberg – drums