Victoria K

Kore

Andiamo in Australia, dove questo 2022 assistiamo all’uscita dell’ultimo album dei Victoria K che portano alla luce, il loro secondo album, edito da Rockshots RecordsKORE” un album che già dal titolo possiamo definire mitologico, infatti in greco antico: Περσεφόνη, Persephónē), detta anche Kore (Κόρη, giovinetta), Kora, o Core, è una figura della mitologia greca, fondamentale nei Misteri eleusini, entrata in quella romana come Proserpina.

Essendo la sposa di Ade, era la dea minore degli Inferi e regina dell’oltretomba. Victoria K ha concettualizzato l’idea per l’album con il suo produttore Lee Bradshaw e poi ha trascorso molti mesi a ricercare e analizzare l’Inno omerico a Demetra, incontrando persino esperti degli Inni omerici dalla Grecia. La storia è stata quindi suddivisa nelle sue diverse parti in cui Victoria Knight ha scritto i testi e sviluppato le melodie per ogni sezione del racconto, esplorando il mito da un moderno punto di vista. La band gothic symphonic metal ha messo a punto un full lenght di undici tracce. Prima di osservare e guardare alla musica vorrei guardare un po’ alla storia della band formatasi nel 2016. I Victoria K sono: Victoria K (Vocals), Julia Mammone (Guitar), Charlie Curnow (Bass/Extreme Vocals) e James Davies (Drums). I quattro sono originari di Melbourne. Questo album “Kore” lo si può definire alquanto teatrale poiché inizia con un prologo “Prologue” (track n.1) che deriva dal fatto che nelle antiche tragedie e commedie greche e latine, monologo o dialogo che introduceva l’azione, e serviva a esporre l’antefatto o a illustrare il contenuto dell’opera.

Musicalmente questo sembra una colonna sonora di un film colossal a parte un chitarrone marcato ed una batteria ossessiva. e si chiude con un “Epilogue” ovvero un epilogo che secondo la retorica greca, è l’ultima parte dell’orazione (corrispondente alla peroratio dei Latini), che mira a commuovere l’uditorio. Musicalmente questo disco presenta delle melodie esotiche. La nota dolente è che quest’album non ci rapisce né con la prima né con la seconda track “Raptum” nonostante le doti canore di Victoria siano molto esplicite. Mi piace molto “mother’s garden” che già presenta tratti più gothic e meno esotici. il brano “Pomegranate”, che è stata la prima canzone sviluppata per l’album, mi piace molto perché vi è la presenza congiunta dell’esotico dolce cantato di Victoria e l’Extreme vocal di Charlie Curnow, il cui basso è anche molto forte ed ossessivo. La batteria di James Davies è distruttiva tra tutte le tracce questa è quella che preferisco. Da ultimo, posso constatare che “KORE” è un album evidentemente eclettico, fatto bene ma che non è facile da carpire. Quindi direi “ai posteri l’ardua sentenza”, poiché non riuscirei a dire se è un bell’album o meno, posso solo dire che è molto particolare. Soprattutto sull’articolazione che viene data al loro gothic symphonic metal.

DALYLA 

“La tendenza al mito è innata nella razza umana. È la protesta romantica contro la banalità della vita quotidiana.”
william somerset maugham

Prologue
Raptum
Mothers’ Garden
The Child
Persephone
A Divine Revelation
Tower
Blasphemia
Pomegranate
The Afterlife
Epilogue

Victoria K – vocals
Sheri Vengeance – extreme vocals
Julia Mammone – guitars
Martin Kawaler – bass
James Davies – drums