Tim Bownes

Butterfly Minds

Fin dai primi ascolti negli anni novanta con i No-Man, in compartecipazione con Steven Wilson leader dei Porcupine Tree , ho sempre guardato a Tim Bowness come alla voce più aritocratica del prog del nuovo millennio. Questo perchè il suo modo vocale è sempre gentile, delicato e profondo spesso addirittura in contrasto e quasi in controtempo alla musica suonata.Ovviamente parliamo di un artista attivo fin dalla metà degli anni Ottanta che a parte il gruppo sopracitato, ha collaborato con stelle del panorama rock mondiale e che sin dal 2004 ha cominciato una parallela carriera solista sfociata nel 2022 con il settimo sigillo della sua produzione, Butterfly mind. Album che a parte le fulgide collaborazioni, Ian Anderson e Peter Hammil su tutti, si presenta ricco e variegato nella sua eleganza e nelle scelte delle avvolgenti sonorità.Say Your Goodbyes Pt 1 che dà il via al cd, parte lentamente con la voce di Tim in bell’evidenza per poi essere seguita da una breve scarica di musica elettronica che ricorda molto il periodo No-Man, è molto breve e lascia subito spazio a Always The Stranger che cambia subito registro con il suo mood elegante e sincopato quasi jazzato. Solo pochi minuti per andare sui meravigliosi cinque minuti di It’s Easier To Love, sound fluttuante e ipnotico segno inconfondibile e familiare dello stile di Tim con un sax in grande evidenza e il gradevolissimo organo hammond di Dave Formula (lo ricorderete sicuramente come abilissimo musicista dei Visage negli anni Ottanta) in sottofondo.  Con la seguente We Feel il suono si fa molto più rock, in questo pezzo si sente moltissimo l’influenza dell’amico Steven Wilson e naturalmente dei suoi Porupine Tree con l’aggiunta finale della presenza infernale del flauto di Ian Anderson. Uno pezzo straordinario reso stranamente coinvolgente dal contrasto tra la musica dura e la voce morbidissima di Tim.

I grandi spazi e l’immensità sono le emozioni che Lost Player trasmette, un incipit che ricorda tantissimo il Peter Gabriel dei primi anni Novanta, tamburi sostenuti da un sintetizzatore che varia le armonie a suo piacimento e ci fa sentire veramente liberi. Only A Fool ci riporta bruscamente sulla terra con il suo frenetico incedere elettronico su una base basso batteria infernale e costante. After The Stranger è solo un breve richiamo al track 2. Le successive Glitter Fades e About The Light That Hits The Forest Floor sono due bellissime ballads dove lo stile intimo e confortante di Tim trovano terreno fertile, musica da ascoltare e assaporare lentamente quasi come fare l’amore.Dark Nevada Dream è giustamente il pezzo più esteso del disco, qui si può veramente ascoltare il prog secondo il gusto di Tim, un pezzo dilatato su una base diversamente ritmata lungo il percorso musicale della canzone dove trovano spazio le melodie dettate dal canto e dalle invenzioni sonore ora con il basso, ora con l’organo ora con la chitarra, una traccia da ascoltare e riascoltare anche durante un viaggio in automobile. Il disco si conclude ahimè con i due minuti di Say Your Goodbyes Pt 2 che si riallacciano ovviamente alla traccia di apertura.

Un album ricchissimo, pieno di sfumature melodiche e capace di regalarci emozioni e calore, suoni continuamente ricercati ed eleganti, questo è Butterfly Mind. 

Massimo Cassibba