Catalyst

A Different Painting for a new World

“The Catalyst” è l’individuo soggetto della storia di fantascienza trattata dal concept di questo album potente. Un Death Metal ipertecnico che in effetti attacca e dilania, ma che possiede una raffinatezza la quale si denota anche dal minutaggio prolungato di quasi tutte le singole tracce.

Tale durata però non inficia nulla dato che la costruzione è perfettamente calibrata attraverso le varie sue parti. I francesi Catalyst sono al secondo full-lenght ed esprimono grande vena artistica, realizzando un lavoro dai significativi contenuti sonori. Sanno gestire le cose che vengono dal passato , ma diventano attualissimi nell’attuazione della loro creatività.

Colpire con  la cruenta ma elegante ‘TO UNLEASH THY HEINOUS FATE’ è un attimo, e in essa la velocità non inibisce il lato evocativo della song. Più feroce ‘THE LAST WARNING’ che emana una tradizionale verve Death, ma stupendamente incorniciata da passaggi più melodici, senza che manchi un assolo la cui forma si spezza in dilanianti elettricità dentro una orecchiabile melodia, e poi vi si infila pure una cavalcata alla Iron Maiden che non stona affatto, per un pezzo che diverte e soddisfa appieno. Uno dei momenti eclettici è dato da ‘BEHOLD THY PURIFICATION’ che vive di un certo classicismo sinfonico ma in maniera cadenzata e saltellante con un intermezzo morbido e con virtuosi assoli di stampo prog realizzando un’epica lirica teatrale, voci finali comprese. Infine arriva la suite di dieci minuti ‘A DIFFERENT PAINTING FOR A NEW WORLD’ che diventa espressivamente prog, mentre finora il genere era stato solo sfiorato; e il risultato è profondamente convincente, per una composizione dinamica che evolve avanzando nelle sue varie porzioni che la valorizzano sempre più passo dopo passo.

Questi i pezzi dalla maggiore personalità, ma anche i pezzi minori sanno farsi valere e godere. Impattante e roboante, nella scia più classica del genere, stavolta senza nessuna concessione d’ispirazione esterna, divampa ‘Worms and Locusts’; in effetti è quella tra le più brevi del lotto (meno di cinque minuti) che rende chiaro come la band sia capace anche di non divagare. Tanto in grado di accendersi fulminea come di rallentarsi con un groove di stampo doom, ‘Arise of the Anathema’ è oscura e crea una atmosfera opprimente, mantenendo lati ombrosi anche quando arriva la parte meno ruvida delle tastiere o la voce pulita.La qualità è alta, suonando con ampiezza ideativa un metal estremo che conserva per tutto l’ascolto una visione pressante e pesante del suo evolversi, iniettando spiragli che lasciano intravedere spazi rarefatti o densi, a seconda, tra le scanalature granulose dell’impianto musicale elaborato. La cattiveria non indugia mai a palesarsi, pure si trova un allestimento che non manca di classe. Insomma, oltre ai muri compatti troviamo molte altre sfaccettature. La maggior parte delle volte questi due lati stanno dentro la stessa song senza snaturarla o indebolirla che non è da tutti riuscirvi, altre volte no, si macina solo efferatezza, ma è più raro. Non c’è caos nel songwriting, tutto è perfettamente costruito, sapendo come e quando dare all’ascoltatore le giuste emozioni.

In effetti si hanno tante percezioni atte a rendere il viaggio pieno di vibranti pulsioni diverse fra loro, mai sovrapponibili. La loro presenza nel mercato conferma che si trova ancora vera arte in giro.

Roberto Sky Latini

Gathering of new Forces
To unleash thy heinous fate
The last Warning
Worms and Locusts
Arise of the Anathema
Paragon of Devastation
Behold thy Purification
Peripeteia
The Catalyst ‘s End
A different painting for a new World

Jules Kicka – vocals / guitar
Florian Iochem – guitar
Jefferson Brand – bass
Stéphane Petit – drums