Fury

Tokyo Blade

Ricordo quando questa band inglese uscì durante la NWOBHM (cominciò nel 1981 ed esordì discograficamente nel 1983).

In Italia tutti gli adolescenti metallari ascoltarono la loro scorribanda, e se nel tempo un po’ si annacquarono, il loro arrembaggio iniziale rimase impresso come un ricordo indelebile. Oggi eccoli di nuovo all’opera, freschi e potenti anche più di allora, con un album perfettamente riuscito grazie ad un songwriting ricco ed energico. L’essenza è totalmente Heavy Metal, in linea con il metallo della NWOBHM, ma con un qualcosa in più e una grinta giovanile che appare frizzante e non scontata. Brani minori presenti, ma mai filler.

La partenza coi primi due brani non è al fulmicotone, ma il ritmo cadenzato accende subito gli animi con una aperta ‘MAN IN A BOX’ lucidamente accattivante, e con la più introspettiva ‘BLOOD RED SKY’ mettendo in campo subito chitarre e linee vocali ficcanti, anche se la batteria risulta un po’ debole nella prima traccia (nella seconda invece è gestita come si deve). Anche ‘DISPOSABLE ME’ viaggia su ritmiche non veloci e predilige una bella espressività leggermente scura. Più di un pezzo usa apporti alla Thin Lizzy, però quando avviene la song è e rimane dei T.Blade, non sono mai elementi centrali e comunque è uno spunto che sa farsi piacere. Tra quelle che fanno questo tipo di quasi citazione riffica ci sono l’esuberante ‘I AM BROKEN’, che scatena una bella cavalcata; la più classica e melodica ‘Eyes Wired Shut’ che usa anche come i Thin la doppia chitarra; la mezza epica ‘Heart of Darkness’ dove anche la voce in alcuni passaggi si avvicina a quella del caro Lynott; il middle-time di ‘Static’ che accarezza l’ascoltatore con una minima orecchiabilità commerciale, anche se poi infila riff meno soffici tra le maglie e un coro piratesco, e infine ‘When the Bullets Fly’, anch’essa piuttosto melodica, per le solite chitarre doppie.  I primi due riff di ‘KILL ME TILL I’M DEAD’, poi ripetuti, sembrano quelli di ‘Green Manalishi’, anche il ritmo è lo stesso, ma i Tokyo Blade sono in grado ogni volta di far sì che questi istanti non penalizzino i brani e così anche questa traccia può ergersi tra le migliori. La leggermente sinfonica ‘Cold Light of Day’, con cori alla Def leppard che non la fa diventare pop ma hard come nei primi loro due dischi del periodo NWOBHM, possiede il giusto feeling per farsi la parte più evocativa dell’album. ‘Message on the wall’ è suonato con una leggera morbidezza che soprattutto con le chitarre cerca una certa suadenza, ma che poteva però risparmiarsi 40 minuti di apertura spoken. La questione “minore” vale per più di una traccia, come per esempio ‘We fall down’ che usa un riff iper-abusato e una melodia più basica, però diverte e non è da tacciare quale episodio scadente.

L’apporto del basso è certamente da considerare di qualità, non solo martellante ma anche raffinatamente necessario. Il drumming talvolta perde d’efficacia, ma in altri momenti riacquista dignità risollevando le sorti della sezione ritmica. La chitarra solista fa le sue evoluzioni senza farsi frenare dalla struttura dei pezzi, trovando sempre il modo di scheggiare in maniera tagliente le canzoni, così donando scintillio. Le linee vocali riescono a centrare melodie eccitanti che rendono tutto l’ascolto interessante ma anche sempre immediato, oltre che varie volte emozionale. Per il comparto vocale va sottolineato che c’è un ricco uso di raddoppio di parti del cantato, e non solo nei ritornelli,  enfatizzando con cori che rendono l’insieme ancora più pieno percettivamente e vantaggioso esteticamente. Penalizzante tecnicamente la registrazione, soprattutto quella della voce, che rovina l’incisività dei suoni. Però la musica proposta è di funzionalissimo impatto, mai plagiando nulla del passato anche senza uscire mai dalla stilistica del genere. La scelta di alcuni riff alla Thin Lizzy li rende talvolta settantiani, ma sono luci non ombre. Quattrodici full-lenght, e i respiri pubblicati negli ultimi anni sono stati una vera e propria resurrezione grazie alla presenza anche della formazione originale, proprio quella del primo album, dopo anni di cambiamenti nella line-up. E questo nuovo capitolo è davvero uno spirito ritonificato e vitale.

Roberto Sky Latini

Ed ecco ritornare i Tokyo Blade con il loro decimo album…e che album.  Formatisi nell’ormai lontano 1983  la formazione ha subito numerosi rimaneggiamenti ma lo spirito..ah lo spirito quello no, è rimasto sempre se stesso.

Va bene, se vogliamo essere pignoli si è passati da un buon NWOTHM degli esordi ad un ottimo Heavy Metal in tempi piu’ recenti ma noi non siamo pignoli.  A noi i Tokyo Blade ci sono sempre piaciuti, album dopo album, difficile che abbiano perso un colpo e questo “Fury” non è un eccezioneIl titolo  è una dichiarazione di intenti che viene mantenuta assolutamente. Scritto durante il fermo pandemico le nostre Lame Giapponesi  hanno impiegato al meglio il tempo negato ai concerti, mettendo a segno il risultato che arriva a meno di due anni dal precedente “Dark Revolution”.Quindici i brani che compongono il disco e che forse possono sembrare tanti ma vi assicuro che il livello è davvero buono, e vi ritroverete a fare headbanging  l’intera durata.  Francamente sarebbe stato difficile tagliare via qualcosa e sono curioso come faranno a fare una versione su vinile  (doppio, triplo?) non saprei affari loro ma a noi che compriamo i cd questo importa poco e felici ci troviamo quasi 80 (!!) minuti di grande heavy metal. Se siete dei fan dei Tokyo Blade ultima maniera ma anche se siete dei fan di un heavy metal diretto e senza fronzoli dovete ascoltare questo disco.Personalmente sono molto colpito che una band che va in giro da oltre 40 anni continui a sfornare album di livello divertendosi e divertendo.

Grande inizio di annata e un album che mi segno sicuramente per quando faremo i resoconti per i miglior dischi del 2022.

Pino Magliani

Dissonance Productions
www.tokyoblade.com

Man In A Box
Blood Red Night
I Am Unbroken
Disposable Me
Eyes Wired Shut
Cold Light of Day
We Fall Down
Heart of Darkness
Kill Me ‘Till I’m Dead
Life Leaves A Scar
Message on the Wall
Nailbomb
Rhythm of The Gun
Static
When The Bullets Fly

Alan Marsh – vocals
Andy Boulton – lead guitar
John Wiggins – rhythm guitar
Andy Wrighton – bass
Steve Piece – drums