29 luglio 2022 Terni – Anfiteatro Romano

Steve Hackett Seconds Out – Genesis Rivisited

Steve Hackett
Seconds Out – Genesis Rivisited

29 luglio 2022
Terni – Anfiteatro Romano

Con sette date in Italia Steve Hackett e la sua band sono arrivati. Tra le date una è a Terni presso la suggestiva location dell’antico anfiteatro romano, già sede del Burning Ruins Metal Fest di pochi anni fa, e dove sempre quest’anno ci aveva suonato Noa. Con appena due song del suo repertorio solista, il musicista ha donato l’esecuzione dei grandi pezzi dei Genesis degli anni settanta, famosi per essere stati suonati nello storico live ‘Seconds Out’ del 1977, stesso anno della dipartita di Hackett dal gruppo. Il chitarrista va considerato pezzo importante della band dei Genesis, perché espresse il periodo anni settanta più pregnante dal punto di vista compositivo, mentre successivamente con Phil Collins come leader il gruppo virò in maniera non sempre qualitativa verso il pop. A ragione quindi egli rappresenta col suo show l’anima più vicina a quella degli anni d’oro che furono, quando i Genesis fecero parte del tris progressive maggiormente influente insieme a Pink Floyd e Yes. Che Peter Gabriel fosse allora la figura iconica che qui manca lo sappiamo e non ne facciamo un cruccio che sarà la musica a dire la sua. Il concerto è iniziato con puntuale precisione alle ventuno, già segno di una organizzazione attenta e precisa.

E così ecco una dopo l’altra snocciolate le famose canzoni eseguite con scioltezza, gentilezza e possanza tonica. Dando il via con ‘Every Day’, sua e non dei Genesis, si inizia con una certa leggerezza, per un brano orecchiabilissimo che viene voglia di cantare, con un ritmo ballabile alla Police che però è Police pure nel cantato, ma che possiede un bell’assolo fluido che Steve gestisce con precisione e suggestione. E’ siamo già dentro l’atmosfera giusta per continuare il viaggio. Poi ogni brano è stato suonato con precisione e preparazione, il tutto mantenuto molto simile agli originali.

I musicisti che lo accompagnano sono dei mostri di bravura e tecnica, del resto per una musica così non si può chiamare gente qualsiasi. Sono cambiati bassista e sassofonista, per il resto si tratta di vecchie conoscenze già presenti nel combo. Il batterista è un grande esecutore, con anche anima, che verso la fine ha effettuato una performance raffinata ma pesantissima dal punto di vista dei suoni e dell’attitudine, realizzando un assolo massicciamente metal con le sue pelli. Pure nel corso del concerto ha sorretto con lavori fantastici tutte le song, esprimendosi anche in voli jazzati, e imprimendo una dinamica irresistibile. Il tastierista è una certezza, composto nella postura ma perfetto nell’emanare i suoi suoni. A muoversi di più sul palco il sassofonista, che passando da quello strumento al flauto e alle percussioni, ha accennato anche delle mosse verso il pubblico per sottolineare i vari passaggi compositivi. E infine il cantante, storico nella formazione, che entrava e usciva come un fantasma fra i fumi di spettacolo quando toccava a lui, ma in grado con la sua figura di farsi carismatico nel cantare i Genesis con ammiccamenti leggeri a sottolineare i testi. L’ex-Genesis è sembrato quasi un comprimario, con il suo mettersi da parte fisicamente quando la parte sonora più importante non toccava a lui, pur posizionato al centro del palco, con movimenti minimi, e con una attenzione tutta allo strumento. In realtà non sembrava il concerto di un chitarrista, la chitarra è sempre stata al servizio della canzone, mai una performance che aggiungesse in senso solista, del suo in modo autoreferenziale. Ma quando toccava eseguire tutti i trucchi della sua professionalità artistica, le sue mani sono risultate magiche come sempre, efficaci, espressive, e se la rigidità del corpo ha denunciato la sua età, le dita sono invece volate, in forma smagliante.  Inoltre ha varie volte sottolineato i passaggi e gli attacchi con espressioni del viso ora sorridendo, ora alzando le sopracciglia, ora muovendo le labbra, in modo non esuberante ma a suo modo reattivo, per quanto posatamente contenuto.

Due ore e dieci di concerto, senza una sosta vera e propria, che ha dato il senso del significato della musica. Oggi dove a vincere è spesso l’immagine, tornare a sentire musica solo per la musica è commovente. Il concerto non ha offerto che qualche luce, evitando ridondanze spettacolari, e non ha avuto altro che le mani dei musicisti a fare da spettacolo vero e proprio, con la loro bravura. Non ci sono state pose particolari o mezzi teatrali, rimanendo piuttosto statici nella loro presenza, compreso Steve che data l’età (72 anni) si è molte volte seduto, perché al centro di tutto c’erano le note, l’interpretazione, il senso del suono. E’ stato guardare come suonavano, e come ne usciva la musica emozionale, a dare spettacolo, a dare felicità al pubblico. Non è musica vecchia, è musica senza tempo come quella di Rossini e di Bach. Non è musica vintage, definibile per età, è arte che ci fa godere del bello come guardando un Caravaggio o assistendo ad un Pirandello. Musica universale per chi non è superficiale. E’ musica preziosa, oro colato per il benessere di chi ascolta. E se abbiamo potuto vivere questa serata dobbiamo essere riconoscenti, capire di aver avuto un regalo, nonostante l’aver pagato il biglietto.

Roberto Sky Latini

Every day                                (Amanda Lehmann – guitar)
Shadow of the Hierophant  (Amanda Lehmann – guitar / vocals)
Squonk
The Carpet Crawlers
Robbery, Assault and Battery
Afterglow
Firth of Fifth
I know what I like (in your Wardrobe)
The Lamb lies down on Broadway
The Musical Box
Supper’s ready
The Cinema Show
Aisle of Plenty
Dance on a Volcano
Drum solo
Los Endos                                   (Amanda Lehmann – guitar)

Steve Hackett – guitar
Nad Sylvan – vocals
Roger King – keyboards
Jona Reingold – bass / guitar
Rob Townsend – sax / flute / percussions
Craig Blundell – drums

STEVE HACKETT