Sirrush

Molon Labe

L’oscurità infesta l’atmosfera dell’ascolto. Questa italica band estrema cerca l’epicità infiammata e rutilante; scura sì, ma dinamica e convulsa, e non confusionaria. L’esordio con un ep nel 2011 sembrava destinato a rimanere un episodio mai più ripetuto, ed invece dopo undici anni ecco finalmente il vagito del primo full-lenght. In realtà è un grido bello pieno, un grido di guerra! Infatti il tema lirico è  guerresco, ispirato agli spartani che affrontano i Persiani. Un voluto parallelismo con l’attuale contesto bellico russo-ucraino? Dopo l’opprimente intro ‘The Path of Heroes’, la traccia suonata è una ‘DEIMOS’ indiavolata e compatta, con un bel groove fluido e una chitarra dall’assolo tagliente. Ottimo groove anche per l’incedere di ‘WITH YOUR SHIELD…OR ON IT’, dove si evidenziano riff più raffinati ed evocativi, ma anche più scattosi, imprimendo maggiore o minore durezza in una variabilità utile a rendere il pezzo  interessante, uno dei migliori nel di comunicare il senso di un inevitabile destino.

Un riffing Heavy-Thrash misto ad uno più classicamente estremo, incombe con ‘THE VISION OF MEGISTIAS’; anch’esso come il precedente possiede un che di atmosferico, ma senza subire cali nel proprio calore ferale. Le idee sono sempre messe a fuoco, evitando diminuzione di tensione o ingenuità, ma non sempre ciò si traduce in specificità, l’esempio può essere dato da una buona ‘The Last glorious Echo’ che ha spunti interessanti senza però decollare mai davvero, mantenendoli dentro una certa canonicità e non ampliandoli nel loro potenziale. Lo strumentale ‘REMEMBER WHO WE ARE’, che termina il lavoro, è un bellissimo afflato morbido, tra i brani acustici di cui si accennava, ma anche tra i migliori pezzi con la sua fascinosa orientaleggiante verve.Il growling, davvero gutturale, è di entità cavernosa, per niente aperta a soluzioni men che animalesche; ad esso a volte si associa uno Screaming più leggero, che serve però a rendere l’ugola meno monolitica, non certo a ridurne la cattiveria.

Blasting dinamitardo, arie soffocanti, che unite alla vocalità sono essenze che addensano l’insieme. Ci sono alcuni passaggi del rifframa che esprimono una certa malinconica ansietà, e ciò fa sì che non sia tutto terribilmente cruento, ma sono momenti non maggioritari, né diventano mai centrali, preferendo ai margini dare solo un minimo respiro. A questo ci pensano anche i brevi episodi di chitarra acustica. Il drumming è pesante, fatto di rocciosi colpi di mazza, e quando si velocizza è un selvaggio scatenamento che a volte sembra una mitragliatrice. Un disco da ascoltare per un gruppo che appare in forma, dove i brani superiori esistono, accanto a quelli minori pur di buona fattura, senza indugiare appunto con filler. Un evento sonoro battagliero, ma anche introspettivo nei singulti flessuosi come la traccia finale.  Contiene parti che avrebbero potuto aprirsi allungando il minutaggio; in effetti i pezzi migliori sono quelli più differenziati nel loro songwriting interno. C’è una impostazione che potrebbe farli diventare prog, ma forse questa loro caratteristica è stata tenuta a freno proprio per non mutare l’essenza della loro musica che sembra voler essere abbastanza diretta e immediata anche quando elaborata. In ogni caso non lasciatevelisfuggire.

Roberto Sky Latini

 

The Path of the Heroes
Deimos
A Son set his Father free
With your Shield…or on It
Molon Labe
When Muses speak to Us
The Vision of Megistias
The last glorious Echo
Remember who we are

Otragon – vocals / guitar
Tiyris – guitar
Adranor – bass
Sculptor Of Flesh – drums