Sheogorath

Winterhold

Ecco il 2023 e questo combo austriaco di Melodic Death Metal sforna un ep a due anni dall’ultimo full-lenght ‘Lunacy gone Astray’.
Parlare qui di Death melodico sembra una forzatura, considerando che la struttura e lo spirito derivano chiaramente  dalla  N.W.O.B.H.M. degli anni ottanta, e non riesce certo l’ugola rasposa a declinare il tutto verso il Death, se non in minima parte. Alcune sonorità poi virano più verso il Black che il Death. Inoltre l’aggiunta dei pochi inserti vocali puliti  aumenta la distanza dal Death. La qualità però c’è e si evidenzia la maturità di una realtà che è attiva discograficamente sin dal 2014.Ascoltando la prima traccia si può rimanere indifferenti ad un pezzo non particolarmente ficcante per una espressività piuttosto scontata e niente affatto ammaliante, con quindi una ‘Dremora Lord’ che funziona meglio nella parte cadenzata piuttosto che in quella scatenata, dove il growling appare piatto e noioso; un pezzo che non colpisce, e a nulla serve la breve citazione del ‘Cigno’ di Tchaikovski per tirarla su.

Fortunatamente già tutto cambia con la seconda traccia, dove ‘DEEMED TO BE’ entra in un ambito più atmosferico permettendo quindi anche alla voce di sistemarsi adeguatamente nella struttura per un incedere cadenzato al cui centro si pone una parte più evocativa ed introspettiva che pare stare perfettamente nelle corde di questi musicisti. Amplia l’ambito atmosferico la suite ‘EMBERS’, di otto minuti e mezzo,  in cui una chitarra soave si abbina ad una solista per una magico incedere di sofficità, contrapponendola alle sezioni incalzanti dal ritmo danzabile su cui nasce un rarefatto cantato pulito ed uno gutturale ben piazzato. La title-track  ‘WINTERHOLD’ appare meno ottantiana per un riff iniziale di stampo grunge, ma in realtà fa presto a tornare nell’alveo proprio esalando una selvaggia escursione epica dove linea melodica, cori rockeggianti e drumming fumoso determinano produzione adrenalinica che afferra brutalmente. A chiudere una strana performance elettronica intitolata ‘Sheogorath’ come il moniker della band, poco meritevole di menzione che vale quale gioco per un ep che può accettare un simile svago, di certo non ha valore compositivo di sostanza.

Se per un ep si accettano i filler, per un album la valutazione con riempitivi avrebbe avuto un peso diverso.
A parte la partenza ed il finale, le tre tracce centrali meritano voto alto, e il feeling vibra in modo romantico, costituito di sfumature e dipinto con cura. Abbiamo avuto la prova che se il duo non sta attento, rischia di fare passi falsi, ma di base sa quello che fa e riesce a costruire impalcature di spessore. Il cantante, con la sua nota ferale, a volte non ha il giusto approccio, ma se si inserisce bene nella ritmica, funziona molto adeguatamente e offre quel qualcosa in più. Il coro e poi la voce pulita sono però apparsi dannatamente necessari, da sfruttare ogni volta che si può, in grado di arricchire la trama e dargli maggior tono. La chitarra è invece sempre al top, il suo rifframa antico è altamente godibile e gli assoli, pur limitati, si posizionano al punto giusto. Il blasting della batteria a volte sembra non necessaria, ma se il pezzo è valido è comunque efficace; a ben vedere lavora meglio sui ritmi meno frenetici. Questo prodotto vale la pena di ascoltarlo anche solo per le tre tracce che risultano ben più di un buon lavoro.

Roberto Sky Latini

Dremora Lord
Deemed to be
Winterhold
Embers
Sheogorath

Patrick Pazour – vocals
Matei Kollar – guitar