(Tra colline boscose…….)

Mellom Skogkledde Aaser
A CURA DI FABIO BERSERK

Gandalf: “Hanno preso il ponte, e il secondo salone. Abbiamo sbarrato i cancelli, ma non possiamo resistere a lungo. La terra trema. Tamburi. Tamburi negli abissi. Non possiamo più uscire. Un’ombra si muove nel buio. Non possiamo più uscire. Arrivano” ………

Intro secondo me più che azzeccata, in quanto questa oscura serata del Traffic lIve e faccio i miei più vivi complimenti allo staff della No Sun Music di Gabbo e Martina per aver portato nella città eterna band di questo calibro del settore underground black/Viking e non ci sono frasi più adatte in quanto l’atmosfera che si respirava, era la stessa di quando a 23 anni divoravo di ascolti i primi lavori del conte Norvegese (avete capito di chi parlo) fino a Filosofem, Quel passeggero oscuro (come direbbe Dexter) che è celato in me, ed in ognuno di noi e che si nutre dell’ascolto di queste opere della nera fiamma….. ma veniamo a noi…….

-Helleruin-

I primi ad aprire  le danze e ad iniziare timidamente questo show, in quanto ancora al loro incedere ancora c’erano pochissime persone sono stati gli Helleruin, One man band Olandese del giovane musicista ventiseienne Carchost (Nielse Kuiper). Che si è affiancato per questo show di una serie di musicisti session d’indubbia bravura. Genere che già dal primo brano No elegance entrenchment pesca ciò che di buono è partito dai primi Taake di Nattesid e dal primo lavoro dei Windir Sóknardalr che tanto sà di viking e del male che portano le guerre.

La band indubbiamente parlando al plurale per l’egregio lavoro svolto dal combo è ancora acerbo ma sa tanto di freddo e quella chitarra ad eco con quei suoni ridondanti ipnotizza è un excursus di brani dal loro unico album uscito e dal loro ultimissimo split ep del 2022. Invincible è ferale tagliente come il ghiaccio che correndo sulla neve a piedi nudi trapassa le carni sensazioni che mi ha dato questo brano. No Light shine through cadenzata ma sa il fatto suo, con quel mood che ti prende il black metal non è solo velocità, all’impazzata ma anche criterio e loro lo dimostrano, anzi Carchost il biondo mastermind.

None of us tra voci sussurrate come il bisbiglio che senti fra la veglia ed il sonno che a volte sembra quasi il trapasso il suono di un reverbero e poi l’inferno esplode come i migliori emperor di Wrath of the Tyrant. Chiude Mijn Ziel Aan De Duivel fra non comprese litanie nordiche iniziali per scaturire nel Ragnarok. Lo show si chiude con l’applauso dei pochi presenti che mano a mano si aggiunge altra gente nel locale con il passare del tempo è un vero peccato ho conosciuto questo ragazzo molto pacato e disponibile purtroppo si aspettava anche lui più persone…. ma comunque è una band che ha fatto la sua ottima figura e come apripista di uno show non è poco….. promossi a pieni voti.

-Kampfar-

Si odono melodie di bucanieri vichinghi l’intro e la parte iniziale della terza traccia del loro primo leggendario album Valgalderkvad, brano che ha sapore salmastro fra i denti da il senso di trovarsi in un drakkar che solca i flutti del mare. Le dieci tracce saccheggiano tutti i loro lavori ma in minor parte ci sono quelle più ferali del loro primo lavoro concentrandosi invece sulle parti più cadenzate dei loro lavori successivi più riflessivi quasi mistici.

Come iil caprino singer che in più di un’occasione sembrava come fosse in trance mentre cantava ma più che un cantare era un raccontare un far immedesimare noi presenti verso quasi le 21:30 più numerosi che mai. Pole in the ground una discesa nell’abisso senza fine, Troll, Død Og Trolldom i suoi tamburi iniziali, il suono del didgeridoo che tanto sa di mistico come iniziazione vichinga nella foresta, dove attende il giovane per diventare uomo alla merce delle fiere lupi ed orsi dove dovrà difendersi e diventare un tutt’uno con la natura. Ophidian più vicina agli ultimi lavori dei satyricon, tratta dall’ultimo album che parla di medusa la donna maledetta dagli dei la gorgone con la chioma di serpenti. Bravo anche il chitarrista a contrapporre il suo screaming pulito al growl del singer.

Skavank veloce e incisiva con quel suo mood black’n’ roll, che a molti puristi fa storcere il naso ma che a me sa tanto di giusta evoluzione con sfuriate nere al tempo giusto. Swarm Norvegicus, Dolk il caprino cantante, spinge sempre più mistico ed accaldato, gronda di sudore mentre impreca ed evoca entità Norrene, la batteria ed il basso incidono come una marcia di un guerriero tra i ghiacci che non si ferma, il pubblico è attonito compreso me medesimo catturato da tanta bravura interpretativa. Urkraft (potere primordiale) brano anteprima del loro nuovo lavoro in uscita un potere che viene dalla natura come diceva il mago merlino in excalibur, dal drago che è in ogni cosa che ci circonda, le sue squame brillano, nella corteccia degli alberi, il suo ruggito è nel vento e la sua forcuta lingua colpisce come il fulmine.

Mylder  a Djevelmakt il connubio fra singer e chitarrista è sempre più affiatato e l’interpretazione del singer è sempre più teatrale ed evocativa e la gente è sempre più stupita. Ogni volta che termina un brano si mettono di spalle come per caricare la concentrazione, o per rendere la performance di ogni brano, facendo appello ai loro credi nordici, come la maglia che si è tolta il singer ed ha mostrato un tatuaggio con due ali nel punto dove esatto dove per tortura nelle saghe Norrene veniva usata l’aquila di sangue . Un accenno di the Hymne poi Huldreland, marcia , con quell’andare malato di strumenti un recitato prima in baritono e dopo in growl che pronuncia il canto del diavolo dal profondo quando il giorno cala e la sera sprofonda quando la luna emerge sotto l’arco delle tenebre, Sorge la patria del male.

Chiude Det Sorte che inizia con un suono sinistro e poi  degli arpeggi per poi esplodere nelle litanie Nordiche di lingue dimenticate ma che riecheggiano i demoni sopiti “Alla fine della vita Dove anguilla Il principe del mondo Uomo brutto È pronto a morire Dove anguilla Dove si vergogna Nella vergogna Il tentatore emerge Alla fine della vita Dove siamo disgustati Dove siamo infastidit”i. A metà brano anche l’uso del pianoforte con questi cupi rintocchi per poi finire e proseguire con questi echi di chitarra e queste ritmiche che seguono il singer nei suoi movimenti, litanie e nel suo racconto onirico. Chiudono lo show salutando la platea e ricevendo uno scroscio meritato di applausi per la loro grandiosa performance, una sola parola superlativi.

-Taake-

Fumi cremisi, odore di zolfo, come una creatura notturna, un demone Norrenno vestito con una palandrana appare Hoest. Nel suo show accompagnato dai suoi session musicians sfodera dieci tracce che tanto sanno di freddo e black’n roll. Non c’è aggancio ai primi lavori, quando gli chiedono di Nattesid durante una pausa sospira e tra il Norvegese e l’Inglese riesco a capire “eeeh erano altri tempi” forse quando era più giovane gli è balenato un ricordo del suo passato very true Pagan, ed ha risposto che già nel precedente show di anni or sono precisamente novembre dell 2018 lo aveva proposto per intero il suo primo lavoro. Questo show attinge più dalla recente discografia più precisamente da Noregs Vaapen all’anniversario dei suoi undici anni, un brano da Kong vinter”Huset”,uno da …Doedskvad

Hordalands Doedskvad I e due brani dall’omonimo taake del 2008 Nordbundet e Doedsjarl,  un ponte fra i due periodi del gruppo dando a tutto ciò un tocco a questo black con sferzate anche doom, più rallentato e con criterio. Senza soffermarci su tutti i brani nell’insieme sfodera una prestazione magistrale muovendo l’asta del microfono utilizzando il ristretto spazio del palco più che può muovendosi come un lupo nella steppa con il suo facepainting di un pallore mortale le sue lenti color ghiaccio da sembrare qualcosa di surreale e dell’immaginario mitologico vichingo. Un lavoro egregio da parte del suo chitarrista che attinge suoni oltre che dal black presi dal rocknroll alla ac/dc ascoltate a 4:00 minuti in su Du Ville ville vestland brano che prende veramente tanto. E’ un black che è diverso ai limiti del genere con un contaminamento easy che ci sta tutto.

Un suono che graffi prende fa fare headbanging, lui comunque come performance è qualcosa d’inumano si cala a perfezione nella parte del demone. La gente con mia sorpresa ha più che altro ascoltato ed è rimasta catturata dalla performance di questo musicista, come chi ha suonato con lui che si sente che ha esperienza da vendere. Sono sincero i Kampfar mi sono piaciuti di più perché nella scelta dei brani più variegati e meno nichilisti Di Hoest e soci comunque il suo show non mi è dispiaciuto, soprattutto i primi due brani che trovo i migliori del lotto Nordbundet e Du Ville Vlle Vestland. Chiude la serata con Myr, in un encomio di applausi per far capire che c’è qualità anche nell’underground della scena black metal.

-Setlist Helleuin-

No elegance/entrenchment
Invincible
No light shines through
None of us
Mijn Ziel Aan de Dulvel

Members:

Carchost – All instruments, vocals
Ate de Vries –  bass
D.S – Drums
Misaer – guitar
Tsel – Guitar

-Setlist Kampfar- 

Valgalderkvad
(only intro?)
(Unknown)
(probably “Pole in the Ground” or “Our Hounds, Our Legion”?)
(Unknown)
(“Troll, Død Og Trolldom”?)
Ophidian
(Unknown)
(Skavank?)
Swarm Norvegicus
Urkraft
Mylder
(Unknown)
(Hymne?)
(Unknown)
(Huldreland ?)
Det Sorte

-Members-

Dolk – vocals
Jon Bakker – bass
Ask – drum
Ole Hartvigsen – guitar

-Setlist Taake-

Nordbundet
Du ville ville Vestland
Fra Vadested til Vaandesmed
Orkan
Doedsjarl
Havet i huset
Helvetesmakt
Dei vil alltid klaga og kyta
Hordalands Doedskvad
Myr

-Members-

Hoest – vocals
V`gandr – bass
Aindiachaí – guitar
Gjermund – guitar
Rune – drums