INTERVISTA AI REBEL HEART

Dalla provincia di Macerata arrivano i Rebe lHeart freschi di stampa del loro album “Day of clouds and darkness” noi di tempi duri nella figura di Dalyla abbiamo voluto vederci  più chiaro sia riguardo la band e sia riguardo il disco.    

-DALYLA: Ciao Ivan, come va? tu sei il chitarrista, nonché uno dei membri fondatori della band Rebel heart, ci racconti la vostra storia .., come vi formate?

-IVAN:   Tutto bene, al momento, non ci possiamo minimamente lamentare. Con Germano ci conosciamo da sempre. Abbiamo cominciato anche a rockeggiare insieme quando il gruppo in cui inizialmente suonavo la tastiera decise di buttarsi su un terreno più hard rock, piuttosto che proseguire sui classici della musica italiana. A quel punto iniziai a cantare e suonare la chitarra elettrica e Germano si inserì come batterista. Era il 1990 o ’91. Poi la vita ci ha separati e siamo ritornati a suonare insieme per la comune passione per Ozzy e gli AcDc formando dapprima una cover band dedicata al madman e poi agli australiani. Sei anni fa ci siamo trovati io e lui in sala prove e con batteria e microfono lui, chitarra io, abbiamo immediatamente tirato fuori i prodromi di quello che è stato “Natural Born Rockers”, auto prodotto nel 2017. A seguire sono arrivati “1918”, concept album sul giusto e mai empio tributo a migliaia di giovani virgulti caduti nel fango e nella solitudine, per la stupidità di pochi, e “Dies Irae” nel 2021.

-DALYLA: La copertina dell’album, mi piace molto è semplice e bella, è un luogo a voi conosciuto o immaginario? che significato particolare ha?

-IVAN: Si tratta di una delle creste del gruppo dei monti Sibillini geograficamente più vicino a noi, Punta Ragnolo, estremità di un bell’altopiano. Siamo fortunati perché abbiamo il mare Adriatico a dieci minuti, la famosa spiaggia delle Due Sorelle del Conero è a venti minuti, e ad un’ora di macchina i Sibillini, Monte Vettore, impianti di sciistici di Frontignano e Sassotetto. Visto il titolo, ho contattato due miei amici fotografi chiedendo loro se avessero delle foto dei Sibillini che lo descrivessero ed abbiamo scelto questa che vedi in copertina, scattata da Marco Raponi. Alessandro Fermani ha scattato la foto del retro copertina.

– DALYLA: Come mai vi chiamate Rebel heart, un cuore ribelle?

– IVAN: oggi costituisce un atteggiamento ribelle anche semplicemente porsi una domanda e non accettare una cosa solo perché è servita, pronta. In virtù delle nostre esperienze personali, cerchiamo di segnare la nostra strada senza farci influenzare necessariamente dalla comunicazione mainstream; non si tratta di un atteggiamento oppositivo tout court ma semplicemente critico, che presuppone comunque l’ascolto. Musicalmente abbiamo il nostro linguaggio costruito primariamente sull’hard rock classico, arricchito dalla musica ascoltabile ovunque dalla classica, alla dance, alla lirica, al pop, al K-pop, attraverso il quale ci esprimiamo: molto difficile che ci si uniformi a questa o quella moda del momento.

– DALYLA: Voi provenite da un piccolo paese in provincia di Macerata, come ha influito questo contesto per così dire di periferia sul vostro agire musicale?

– IVAN: Sicuramente ci ha spinto a prendere l’iniziativa personale per realizzare quello che serve, ma non c’è. Parlo soprattutto di mezzi per portare a conoscenza di quanta più gente possibile la propria produzione musicale. Oppure lo scambiarsi esperienze personali tra appassionati, auto costruirsi piccoli e funzionali studi di registrazione per raggiungere un livello qualitativo accettabile. Diverse sono le belle realtà che ne sono scaturite. Non voglio fare nomi per non penalizzare eventualmente chi non viene citato, ma con l’andare degli anni ho visto ragazzi che hanno realizzato davvero molto, professionalmente, e stanno continuando benissimo su questa strada.

– DALYLA: Il vostro stile è un hard rock robusto e crudo, a quali band vi ispirate di più?

– IVAN: più che ispirazione direi che la nostra sensibilità personale ci ha fatto assorbire un linguaggio e attraverso quello ci esprimiamo musicalmente. Parlo dei suoni di AcDc, Black Sabbath, Judas Priest, Accept, Led Zeppelin, e tutto il classic hard rock. Questi sicuramente i primi che ci hanno spinto a fare musica.

-DALYLA: Parliamo ora del vostro ultimo album, “Day of clouds and darkness”, come nasce? che riferimento ha il titolo?

-IVAN: Avevamo intenzione, dopo tre album auto prodotti in cui avevano collaborato il bassista  Francesco Caporaletti, i batteristi Giacomo Zepponi e Giampiero Santini, in produttore del Castaway Studio Paolo Ojetti, il chitarrista e grafico Jan Mozzorecchia, di cercare una etichetta che credesse nel nostro progetto. Per questione di prossimità, visto che l’altro gruppo in cui canto e suono Project Czar ha come etichetta la Udu Ululati Records, abbiamo appunto inviato loro il materiale, che è piaciuto. Dall’ascolto che hanno fatto dei dischi, dalle contingenze del momento, dai testi dei brani, è nato il titolo. Le tempeste e le nuvole sono nel tessuto del quotidiano della nostra vita; dobbiamo sempre trovare il modo di accettarle ed usarle per assaporare meglio le belle giornate, chi non ci abbandona nei momenti difficili e coloro con cui anche solo uno sguardo è sufficiente a comunicare. Quando c’è il rispetto reciproco, c’è l’energia per combattere tutte le battaglie e sopportare anche le sconfitte.

– DALYLA: C’è un principale autore dei testi o collaborate tutti e quattro?

-IVAN: io mi occupo in genere dei riff principali delle canzoni, mentre Germano è quello che crea i testi, struttura le melodie e quindi da lì poi, insieme al bassista Sergio Villarreal e Fabio Bruscantini, costruiamo e sistemiamo insieme i brani, finché non ci riteniamo soddisfatti.

-DALYLA: Qual è la tua canzone preferita dell’album, perché?

– IVAN: personalmente sottolineo Iron Rose, Crucified Soldier, Facing my soul con il bellissimo solo di Jan Mozzorecchia, perché romantiche, cadenzate, potenti, melodiche. Personalmente, credo ci rappresentino al meglio.

-DALYLA: La mia canzone preferita è ” Fallen angel“, di cosa parla?

– IVAN: Parla di un angelo caduto a terra, sfinito, per aver fatto di tutto per combattere gli incubi che ci assalgono; esausto per lo sforzo di averci dato la speranza nell’affrontare il domani che cerchiamo, , di immaginare, contenere, esorcizzare, addomesticare e tuttavia siamo consapevoli di non poterlo controllare.

-DALYLA: Per quanto riguarda i live, cosa mi puoi dire?

-IVAN: novità per il mese di giugno, locale di Porto Potenza, al momento non posso sbilanciarmi ulteriormente. Pubblicizzeremo tutto attraverso le nostre pagine sul web.

– DALYLA: Vuoi salutare o ringraziare qualcuno?

-IVAN: Ringrazio innanzitutto la Udu Ululati Records, nella persona di Giancarlo Passarella, perché è sempre un attento ed umano ascoltatore degli ululati, degli umori underground. Poi ringrazio chi ha collaborato per la realizzazione di questo disco: Sergio Villarreal, Fabio Bruscantini, per aver ripreso un discorso di trent’anni fa, Francesco Caporaletti per essersi reso disponibile a registrare alcune parti di basso del disco 1918 finite in questo album, Jan Mozzorecchia che tra grafica, consigli, soli di chitarra, trova sempre il modo di dare il suo prezioso apporto, Giampiero Santini e Giacomo Zepponi per rendersi sempre generosamente disponibili dietro le pelli, Marco Raponi ed Alessandro Fermani per la paziente amicizia e l’apporto fotografico.

DALYLA: Grazie della chiacchierata, a presto

-IVAN: Grazie a voi di Tempiduri.eu per il tempo concessomi