Lionsoul

A Pladge to Darkness

Il metal della tradizione diventa moderno passando per questo tipo di band. La loro modernità consiste nell’avere uno sguardo ampio, aperto a tutte le influenze che si possono mettere in campo. E ciò ne fa derivare una musica piena, cosciente di se stessa, in grado di non perdere mai pregnanza.

Esordienti nel 2013 con un album autoprodotto e poi un ep nel 2015 ed un altro album del 2017, questi italici guerrieri sono al terzo full-lenght, perfettamente inseriti nell’attualità 2022. Tematiche ispirate alle atmosfere di Guerre Stellari ma anche alle insidie da virus.

‘EXILE TO ARISE’ parte subito in quarta con afflato alla Blind Guiardian anche per il modo di usare i cori; è un pezzo duro, potente ed epico, con irruenza trascinante. Il pezzo meno focoso, ma dal ritmo e dalla melodia più orecchiabile è nella bella linerità di ‘AMBER OF ILLUSION’, aperta, solare ma anche a portanza quadrata alla modalità teutonica; in questo episodio si può fare l’esempio che riguarda la ricchezza espressiva che il combo esplicita lungo tutto l’arco dell’album: vi sono dei cori maschi nella canzone ma in realtà essa funzionerebbe anche senza, però così acquista ancora più volume e intensità. ‘WAILING IN RED’ è meno impattante, anche se la sezione ritmica è tirata, e grazie a cori ariosi veleggia libera e dinamica. ‘NO BEGINNING (Nor an End)’ pur usando anche accorgimenti elettronici, si fa più scura e incombente; il suo cantato intreccia linee melodiche articolate e il pathos emerge tonico alla Crimson Glory.

I riff thrasheggianti di ‘SOLDIER THROUGH TIME’ sono solo uno spunto, perché poi invece il pezzo, tra rallentamenti e velocizzazioni ficcanti, è un possente Power-attack. La cadenzata ‘SKIN 2’ fluisce verso un senso speed rockeggiante più compatto nella struttura principale, ma sia il ritornello che la parte centrale con l’assolo spezzano l’irruenza  irradiando un accattivante senso di orecchiabilità. La title-track del middle-time di ‘A PLEDGE TO DARKNESS’ possiede un leggerissimo afflato orientaleggiante che avvolge; la bravura qui è classica, legata a tanta tradizione metallica, ma la lezione è imparata con abile sensibilità fruttuosa. ‘RED FLAME’ testimonia che non si vuole solo ma anche avere atteggiamenti più introspettivi al modo dei Savatage, senza chiudersi in gabbie precostituite, e qui in questa song il cantante, sorretto da un arrangiamento suadente, si diverte a farsi istrione. ‘THE STRANGER’ è lineare e si avvicina meglio ai lavori più classicamente Heavy con però l’assolo chitarristico migliore del disco, e in questo offrendo sensazioni di antica memoria. Ho nominato tutti i brani perché sono tutti eccezionalmente qualitativi. Forse solo ‘Mean Machine, almost Rhyme’, brano alla Queensryche, risulta meno significativo in quanto più canonico, ma non diventa certo un filler.

Si tratta di un combo ispiratissimo. Il loro è quel tipo di heavy metal che incrocia la strada con il Thrash, sebbene qui lo si faccia con una dose mai troppo pesante. Ma l’energia c’è ed è tosta. Gli arrangiamenti sono ipertrofici e talvolta così pieni da non riuscire a mettere tecnicamente a fuoco tutti i suoni, però i brani funzionano alla grande, continuamente in piedi, continuamente ficcanti. Questa tendenza a riempire con tante cose in loro è un valore aggiunto e mai una trovata artificiosa. Sanno sempre cosa serva e come debbano proseguire nella corsa compositiva. La voce è felicemente versatile, non si accontenta di farsi il compitino strofa-ritornello, ma diventa esuberante ed eclettico.

Non sempre il singer ha padronanza tecnica massimale, e talvolta si fa leggermente sgraziata, però cerca tonalità e cadenze diverse, come fosse felice di espandersi in tutte le direzioni. E’ un cantante estroverso che dà il massimo in foga e passione, è il mattatore che guida una musica esuberante. Naturalmente nella valenza costruttiva degli arrangiamenti vince la loro inclinazione a stratificare le voci, e lo fanno con precisa capacità creativa. L’uso raro delle vocalizzazioni estreme non cambia lo spirito delle canzoni, solo ne aggiunge carattere; in ogni caso sono esecuzioni dell’ex dei Methedras (gruppo Thrash). La concentrazione del gruppo va verso la forma delle idee e non nella direzione di un virtuosismo strumentale, così gli assoli sono meno di quanto ci si potrebbe aspettare da questo genere musicale; ci sono, ma ben circoscritti e mai ridondanti, fatti bene e presenti solo per essere al servizio del tutto. Questa realtà è raffinata, e sfaccettata è la sua congruenza scritturale, merita quindi la visibilità come tra le migliori.

Roberto Sky Latini

Continuum
Exile to Arise
Amber of Illusion
Wailing in Red
No Beginning (Nor An End)
Soldier through time
Skin 2
A pledge to Darkness
Red Flame
Man, Machine, Almost Rhyme
The Stranger

Ivan Castelli – vocals
Aurelio Parise – guitar
Francesco Pedrini – guitar
Giuseppe Lombardo – bass
Luca Mazzucconi – drums

Additional members:
Claudio Facheris – scream and growl vocals
Hester Digilio – piano on ‘Red Flame’