Comando Praetorio

Sovvertire la Tirannia della Luce

Il buio oppressivo e claustrofobico non è una semplice tematica, ma una essenza concreta di suoni e percezioni. Esordienti nel 2015 con un minicd (‘Divinità terrifiche’),

poi un album nel 2019, ecco nel 2022, questi italici, tornare con un EP. Un Black Metal che loro definiscono facente parte del Movimento d’Avanguardia Ermetico. In realtà non appaiono così fortemente ermetici, né alcuni momenti più simili al genere Ambient li fanno divenire tali. Tutto scorre fluidamente, senza scossoni veri e propri, ciò nondimeno non esistono cadute di tensione espositiva. L’intelligenza ideativa è nettamente visibile (anzi udibile). Si tratta di un prodotto che esce solo come vinile, una scelta che vuole dirci la loro volontà di differenziazione comportamentale.

Solo due tracce. Il primo pezzo, ‘DELL’OBLIO L’ONDA SIDEREA’, forse il migliore per un più alto livello di introspezione,  si dipana con variazioni che riescono a non far mai cadere nella noia la traccia. Per i suoi quasi tredici minuti si hanno diverse esplicitazioni che vanno da un doom sulfureo, fatto di cenere, ad un blasting rovente di schizzi, passando per ritmi cadenzati e incombenti, con anche inserti dalle atmosfere rarefatte. E’ una stilistica che ricorda un po’ gli altri italiani Void Of Silence’ col loro algido incedere annientato. L’altra suite, ‘Ritorna il Buio dell’Origine uranica’ è più breve ma ha comunque quasi dodici minuti per esprimere altrettanta pesantezza umorale. In realtà è meno chiusa, con una morbida sintassi musicale sotto il ritmo continuativo e il growling ferale. Brano più fruibile, con un  tasso di maggiore accessibilità, forse perdendo parte dell’effetto straniante del primo episodio, il quale dava un forte senso di apocalisse. Il finale di questa song apre ad una leggera luce epico-sinfonica come un passaggio verso un qualche altrove.

Nulla di innovativo ma una abile capacità di percorrere sentieri descrittivi esaustivi e soddisfacenti. L’insieme compositivo non è un viaggio onirico, bensì è densamente lucido, chiaro nella sua soffocante impresa di raccontare fuoco e oscurità, ed è un viaggio in cui è facile immergersi, lasciarsi andare. C’è molta crudezza pur con ispirata elucubrazione. E’ un viaggio che porta in un’altra dimensione, corporea e concreta, e funestata da arie asfissianti, ma reali. Ottima performance che rende bene ciò che racconta. E cosa racconta? Racconta di un nascondimento al monoteismo, dove il Sole unico imperversa, per un rifugio verso divinità meno monolitiche. Ma al di là del significato lirico, i suoni mettono in campo adeguatamente la fuga dalla relazione di massa, un isolamento e una distorsione emotiva che rinnega quanto è considerato positivo nella società. La musica rende bene tale stato d’animo. Il cambio di cantante ha dato un input decisamente positivo, ma sono le parti tra loro relazionate che funzionano egregiamente. E’ una attitudine verace, legata alla tradizione ma senza abbandonarsi all’inutilità espressiva, cercando con cognizione di causa di offrire una ricchezza che porti da qualche parte. Non è puro nichilismo. Un metallo nero che dà qualcosa in più al panorama non solo nazionale.

Roberto Sky Latini

 

Side A: Dell’Oblio l’Onda Siderea
Side B: Ritorna il Buio dell’Origine Uranica

Damien – vocals
Ans – guitar
F.A.K. – bass
L. Opfergeist – drums