Gianluca Petrella
Cosmic Reinassance
Esce il 14 ottobre Universal Language, il nuovo disco di Cosmic Renaissance, il progetto artistico di Gianluca Petrella in cui si può sentire il jazz, l’ispirazione afro-futurista e space-jazz e la sperimentazione elettronica. Oltre al nucleo stabile di Cosmic Renaissance, il disco ha numerosi ospiti: il sassofonista e rapper Soweto Kinch, tra i nomi di punta della nuova scena britannica, la cantante italo-nigeriana Anna Bassy, il beatmaker Dj Gruff, il sassofonista e clarinettista Beppe Scardino, il sassofonista Pasquale Calò di Mediterraneo Radicale e l’arpista Vanja Contu.Unknown Dimension, Universal Language, Connection, Comes from the Ground, Wonder, Nomads, Vision, Education, Ancient Jazz e Natsu sono i titoli delle dieci tracce che compongono il disco.L’ album di Petrella si sviluppa secondo un’architettura sonora che trova i suoi pilastri nella perlustrazione dell’ignoto e nel senso di connessione con gli elementi della natura perché Universal Language è un lavoro che ha il suono dello spazio ma parla della Terra e dell’Uomo.Ispirato dalla leggenda giapponese delle sirene che vivono nella baia di Toba e si inabissano per pescare le perle, Petrella, come loro, è andato parecchio giù, in profondità. Un continuo botta e risposta tra generazioni.
”La composizione per me è un disegno, che normalmente condivido con i miei colleghi. Tutti i musicisti hanno la possibilità di poter partecipare a questa idea portando le proprie esperienze musicali che sono colme di tanti generi e di tanti suoni, andando ad arricchire con i loro strumenti e i loro colori quella che in partenza era la mia idea.”
Con questa sua nuova opera Gianluca si è immerso e ricercato nei ricordi più remoti. Ha collegato ghetti neri, slum, township, “il bronx” di tutto il mondo e li ha esplorati con i suoni curiosi della contemporaneità.Se si pensa di ascoltare solo jazz, purtroppo ci si sbaglia. Ci sono fantasmi esotici, promesse di evasione. C’è una celebrazione della condizione umana. Un tuffo nel cuore della musica e delle sue molteplici lingue.Un disco sul confronto sulle parole, sulla memoria, sull’essere fedeli a se stessi. Ma è anche un lavoro su quanto sia complicato fare i conti con quella che chiamiamo identità, e Gianluca riscrive questa identità a modo suo. Un’opera fatta di sussurri, mormorii, in cui musica e linguaggio cercano di inventare un nuovo incontro. Che ci porta giù negli abissi del mare e in alto nel cielo.IL viaggio incomincia con Unknown Dimension, dove c’è quiete, tranquillità apparente. Un semplice tema di fiati caratterizzato da un accompagnamento molto radioso e armonico. Una dimensione differente dal resto del disco, ovvero l’inizio. Poi è la volta di Universal Language che è l’omonima traccia. In questa canzone si racconta come un mondo chiuso fatto di confini non potrebbe mai esistere per un musicista. Si passa poi a Connection, ovvero alla connessione tra l’acqua e l’essere umano. La voce di Anna Bassy sussurra, racconta mentre l’arpa scorre come se fossimo in un paese lontano. Si susseguono mondi onirici, caratterizzati da acid jazz e momenti ambient come nelle bellissime Comes from the Ground, Wonder, Nomads.
I racconti si fanno interessanti, così come la sperimentazione: gli strumenti si intersecano in un flusso di coscienza musicale. Questo soprattutto nelle bellissime Vision, Education. Il viaggio si conclude con Ancient Jazz e Natsu. Una destinazione inaspettata, un’esplorazione davvero interessante che porta ad una riflessione interiore di un certo tipo. Un disco meraviglioso, al di sopra delle aspettative.
D.Tosello