Fleshgore

Carnival of Flesh

Brutal Death massiccio, senza alcuna remora a ricalcare standard già esistenti. La band ucraina ha esordito nel 2003 con ‘Killing Absorption’ e ha fatto nel tempo varie esperienze internazionali. Dopo il 2008 sono seguiti vari cambi di formazione senza smettere di suonare dal vivo.
Oggi il capitolo sesto ci offre un album feroce nella più ferrea tradizione estrema. Ossessività incalzante, sovrastante possanza, dura violenza, senza alcuna apertura che faccia anche solo accennare ad ammorbidimenti. Ma pure alcune soluzioni originali, poche ma presenti.‘BURIED TRUTH’ ha un tempo rallentato rispetto ai vari altri brani, ma in questa cadenza appare tra i migliori momenti, con riff molto tecnici e però non mancano le accelerazioni, ma di base c’è meno irruenza rispetto alle altre tracce; anche il cantato è meno soverchiante preferendo un groove dal rifframa più raffinato. Interessante anche il succedersi dei riff di ‘MODERN ARTS OF SLAVERY’ che sono puliti ma irresistibilmente scatenati, anche se i cambi di ritmo non sono solo ad alta velocità, bensì momenti pensati e piuttosto descrittivi. Sono i momenti meno rappresentativi dell’album che ha generalmente un maggior impeto rispetto a queste due tracce, ma appaiono i più caratteristici e particolari.

Uno scurissimo growl, in alcuni casi intercalato da simil-grugniti, essi non in forte evidenza ma utili alle modulazioni. Non è una vocalità che riesce sempre a valorizzare le sezioni strutturali, essendo esso troppo monolitico e in alcuni casi noioso. Nella maggior parte dei casi il vero interesse è in riferimento alle evoluzioni del groove, ed è quello che salva sempre la song, permettendone una certa qualità. E’ infatti la chitarra ha trovare le dinamiche caratterizzazioni, non certo l’ugola sempre uguale a se stessa canzone dopo canzone. Il blasting è uno dei modi di suonare del drumming, il quale è comunque incessante anche quando non sferraglia col blast beat, segue ciò che i riff generano per una batteria che passa in secondo piano rispetto ai giri di note espresse. Assoli di chitarra quasi inesistenti e non è un fatto positivo visto che avrebbero sicuramente offerto un valore aggiunto dato che la musica sembra pretenderli, soprattutto in quei pezzi che presentano minore inventiva nel songwriting. Elevato il tasso tecnico senza divenire troppo cerebrale o artificioso, curando invece la guerresca anima intransigente. Pezzi mai scomposti nonostante la virulenza esercitata, anche la frenesia è guidata perché non ci siano sbavature. La veemenza è un solido muro compatto che non ha soste, perché i rallentamenti non sono certo respiri di sollievo ma continuano a scavare nelle orecchie per imporsi e sfinire l’ascoltatore. Non un album geniale, ma supporta bene il genere imperversando con le giuste dosi di creatività. Gruppo minore che dà certezze ma che non elabora nulla di innovativo, e del resto anche questo atteggiamento può convivere con buoni dischi. Si può parlare di una band che ha la sua posizione di nicchia ben ferma e inespugnabile dato che non ambisce a raggiungere i migliori ma si diverte ad andare sul sicuro con la propria spinta focosa.

Roberto Sky Latini

Distorted Lights
Carnival of Flesh
Inhuman Existence
Buried Truth
Modern Arts of Slavery
Hive of Insanity
Invisible Reality
Frail Utopia
War is an Amusement
Ad Astra

Michele – vocals
Igor – guitars
Sad – guitars
Ruslan – bass
Ed – drums