Induction

Born from Fire

Non è tutt’oro quello che luccica in questo disco teutonico. Sì, luccica perchè la produzione tecnica e l’arrangiamento sono scintillanti e ficcanti. Ma in alcuni casi tutta la cura va per la forma e non per la sostanza che appare talvolta un po’ troppo ruffiana o poco personale.

Pezzi validi ci sono, ma accanto ad alcuni scontati, che se non fosse per la cura iperpompata non avrebbero rilievo significativo. Alla chitarra il pargolo di Kai Hansen guida la creatura musicale, e non segue del tutto le orme del genitore, il quale non viene superato né raggiunto in qualità. E’ Power metal con inflessioni sinfoniche, poche elaborazioni e molta accessibilità diretta, anche se risvolti interlocutori si trovano qua e là.La title-track ‘BORN FROM FIRE’ che apre l’ascolto è sicuramente efficace e potente, dalla facile orecchiabilità eppure valoriale; un bel power limpido ed energetico. Nella sua iniziale verve folk, ‘SCORCHED’ vira verso una maggiore durezza caratteriale, per un cantato più aggressivo e rockeggiante, pur utilizzando ancora input orecchiabili nel ritornello, con un momento di scura malìa al centro del pezzo che funziona molto bene.

La iperattiva ‘EMBERS’ supera tutte le altre tracce apparendo come la canzone più smagliante e dinamica, con anche una migliore creatività scritturale. ‘ORDER & CHAOS’ è il momento più sinfonico e maestoso del lotto; l’intera song è un’ottima bordata di puro metallo. ‘THE BEAUTY OF MOSTRANCE’ è invece un momento maggiormente introspettivo, con una certa aria atmosferica, ma non certo un brano depresso, forse meno immediato con anche un interessante gioco di basso e voce come ponte.  La bonus-track ‘SACRIFICE’, singolo precedentemente pubblicato, è fra le migliori canzoni con una media-cattiveria che fa capire come sia meglio per loro utilizzare questa attitudine più sfacciatamente metallara piuttosto che quella commerciale. Tutta una serie di episodi appaiono fortemente già sentiti e troppo laccati, soprattutto ruffiani, come ‘Fallen Angel’ e ‘Go to Hell’. In tal senso la peggiore è ‘Queen of Light’ e non bisogna farsi confondere dalle bordate che spara; sembra di averla ascoltata mille volte. Anche ‘I’am alive’, per quanto power melodico accattivante, rimane nella fossa del riciclato e non immette nulla di pregnante. E se la cavalcata di ‘Ghost of Silence’ ha buonissimi spunti, poi lascia che si affaccino le parti un po’ troppo poco originali. La ballata ‘Eternal Silence’ si fa piacevolmente ascoltare, ma non è certo una gemma da porre nella teca di cristallo, dandosi l’aria di una canzone da film Walt Disney, e di simili ne abbiamo sentite tante con ben maggiore emozionalità.

Nelle sue interviste il figlio di Hansen ha rivelato di essere stato colpito dal metal quando ebbe tra le mani il live del 1979 dei Judas Priest ‘Unleashed in the East’, e certo dopo un ascolto del genere non si può rimanere impassibili. E pare che ciò ebbe in lui più peso che l’ascolto dei pezzi del padre coi Gamma Ray, ma poi ascolti questo album e rimani un po’ deluso perché di Judas non si trova proprio nulla. Il sinfonismo di Rhapsody Of Fire; alcune allegrie alla Gamma Ray; la pop-metallaggine di Beast in Black o di Battle Beast; le mescolanze ibride di Avantasia; la melodia del Power Metal italiano o degli Stratovarius; ma in nessuno di questi casi si raggiunge il livello compositivo dei nomi citati. Tante, tantissime volte si ha la sensazione di percepire linee melodiche o passaggi riffici già sentiti. Il cantato non sembra essersi impegnato a cercare soluzioni particolari, ricalcando le cose più standard dei generi seguiti. Non se ne discute l’abilità esecutiva davvero notevole, con anche qualche acuto e qualche inserzione in growling.  Si nota che  voce e cori sono estremamente curati di modo che diano una tonica carica al tutto, e divertono, ma manca lo spunto interessante.

Alcuni buoni assoli chitarristici anche se non è la sei-corde solista ad essere il centro delle impostazioni sonore; sezione ritmica che cerca molto spesso la velocità pur con rallentamenti e pause. Tutti i settori sono ineccepibili, non si accontentano di pochi riff o note, eppure non siamo allo stadio di band “sorpresa”.  Si sente nettamente lo spirito adolescenziale nonostante  la grande abilità del lavoro svolto in studio, e tale spirito sembra averli spinti a suonare ciò che hanno ascoltato con piacere, seguendo pedissequamente i propri gusti senza l’esperienza di capire cosa sia nuovo o riciclato. neanche i pezzi migliori si allontanano da questa difficoltà ideativa, sebbene riescano a farsi un po’ più specifici. Un album derivativo che riesce a nascondersi dentro una fulgida essenza eruttiva, con modalità estetiche ad effetto, seguendo strade già ipertracciate, senza ricercare una propria espressività. Secondo full-lenght sicuramente migliore del primo del 2019, però per ora non si trova un indizio che possa far pensare ad un gruppo che possa passare dallo stadio di band minore a quello di maggiore. L’arte non compare semplicemente per aver registrato con una ottima produzione tecnica. La materia luccica quindi, ma appunto non è gioielleria in oro, più che altro è bigiotteria.

Roberto Sky Latini

Atomic Fire Records
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Born From Fire
Scorched
Fallen Angel
Go To Hell
Embers
Order & Chaos
The Beauty Of Monstrance
Queen Of Light
I Am Alive
Ghost Of Silence
Eternal Silence
Sacrifice (Bonus Track)

Craig Cairns – vocals
Tim Hansen – guitar
Marcos Rodriguez – guitar
Dominik Gusch – bass
Dominik Zester – drums