Xentrix

Seven Words

Il thrash metal è sicuramente tra i miei generi preferiti per quel che riguarda tutto il calderone del mondo metal, niente riesce ad essere come il thrash, con la sua capacità di coniugare potenza, violenza, incazzatura, groove e melodia all’interno di un solo genere.

Tuttavia tante volte, ascoltando i dischi che escono oggigiorno, mi chiedo se abbia ancora senso continuare a sfornare dischi relativi al genere e se le band riescano, comunque, a mantenere alto l’appeal che questa branca del metal ha sempre avuto; non dico che sia necessario ripercorrere i fasti di un tempo perché quei momenti non torneranno più, però il senso di ciò che dico è correlato proprio a questo punto: visto che i fasti degli anni 80 o dei primi anni 90 non torneranno più e sembrerebbe che tutto sia già stato detto in questo campo, perché continuare a fare Thrash Metal ancora oggi? La risposta è sicuramente dentro le sensibilità di ogni musicista, però dal canto mio credo fermamente, al di là delle domande che spesso sorgono spontanee, che suonare thrash metal abbia ancora senso eccome, soprattutto alla luce di alcuni grandi nomi del passato che continuano a non abbassare affatto la guardia, anzi se possibile cercano di rinverdire il proprio sound per fare sì che comunque risulti al passo con i tempi, o anche no, restando fedeli ad un credo e mettendoci dentro tutto loro stessi.

Esempi lampanti ne abbiamo: Megadeth, Testament, Destruction, Sodom e molti altri; gruppi che hanno saputo riportare in auge un sound che sembrava caduto in disgrazia e risultava desueto alle orecchie dei più, invece anche grazie alla nuova ondata di giovani aitanti thrash-metaller, questo mondo sta tornando a sollevare la testa.Tutta questa introduzione poiché mi trovo a recensire un disco thrash metal, ma non in disco qualsiasi, bensì il ritorno sulle scene degli Xentrix, storica band inglese, che a modesto parere di chi scrive ha raccolto molto ma molto, forse troppo, meno di quel che avrebbe meritato, poiché alfieri di un thrash metal veloce, malefico, dalle forti tinte dark (non arriviamo ai livelli dei Dark Angel ma non ci siamo nemmeno troppo distanti), decisamente tecnico e carico di quel tipico groove in grado di menare innumerevoli calci sui denti, tirando fuori composizioni che scorrono via come un buon whisky scozzese, lasciando appagato il palato e l’animo.

La storia degli Xentrix non è una di quelle che finisce su tutti i rotocalchi come lo può essere quella di un gruppo decisamente mainstream che risponde al nome di Metallica (cito loro per restare in ambito di genere, avrei potuto citare anche i Maiden per esempio), ma il gruppo ha subito non solo ripetuti cambi di formazione, ma casini con i propri manager, i quali non solo li hanno derubati ma hanno creato loro grossi guai con il fisco inglese, tournèe sospese e altri svariati problemi di minore entità, ma non per questo meno importanti, soprattutto perché vanno a minare la serenità mentale e fisica utile per scrivere dischi di ottima fattura. Tutto questo ha portato la band di Preston a sciogliersi e riformarsi più volte, fino a giungere al 2019, anno in cui tornarono anche a presenziare il mercato discografico dopo ben 23 anni dall’ultima fatica in studio: Bury The Pain arriva sul mercato come un fulmine a ciel sereno e lascia decisamente a bocca aperta perché fa sembrare che il tempo non sia mai passato e che tutte le problematiche in cui sono incappati, non siano minimamente riusciti ad intaccare le capacità compositive della formazione inglese: sembra di essere tornati ai tempi di For Whose The Advantage?

Il 4 novembre esce per Listenable Records il nuovo album in studio, il quinto per essere precisi, che prende il nome di Seven Words e irrompe, senza alcun fronzolo, sugli scaffali dei negozi e su tutte le piattaforme di streaming: gli Xentrix sono tornati nuovamente a pigiare sull’acceleratore, ma soprattutto sono tornati per restare e lo fanno sicuramente in grande spolvero. Seven Words è un disco in classico stile thrash vecchia scuola, con ritmi serrati, chitarre che snocciolano riff rocciosi ma melodici allo stesso tempo e una sezione ritmica capace di offrire un supporto molto più che adeguato e soprattutto capace di offrire una certa dinamicità. Non si perdono affatto in chiacchiere i Nostri e, nonostante una certa eleganza di scrittura, i fronzoli sono ridotti al minimo, prendendo un po’ di piede in fase solistica.

Thrash metal vecchia scuola, duro e puro, che rimanda in alcuni momenti, al primo disco della band, quello Shattered Existence che li lanciò a tutta velocità nel gotha delle band ancora in grado di dare lustro a questo genere. I punti di riferimento sono sempre quelli provenienti da oltreoceano, con Testament, Exodus e Dark Angel in testa, ma i ragazzi di Preston non dimenticano la provenienza inglese e la scuola della NWOBHM, pertanto non sono pochi i rimandi a quanto detto da questa scena e gli inserti melodici in questo calderone thrash, fanno proprio riferimento a questo.Zero novità e zero innovazioni e un lavoro anche molto di mestiere che però non delude affatto, riuscendo ad essere comunque ficcante e con una produzione moderna, anche al passo con i tempi. Gli Xentrix hanno ancora parecchio da dire, a quel che sembra, e se continueranno di questo passo, mantenendo la stessa qualità compositiva, riusciranno sicuramente a tirare fuori dal cilindro altri bei dischi, divertenti e coinvolgenti, a patto che vi piaccia il thrash old school.

Decisamente promossi anche se osare un po’ di più non sarebbe sicuramente sbagliato, ma se questo dovesse portarli su una strada non consona, finché la qualità della scrittura resta questa, meglio battere un sentiero conosciuto e farlo bene, piuttosto che cercarne uno nuovo e perdersi.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Roadrunner record
www.xentrix.co.uk

Behind the Walls of Treachery
Seven Words
Spit Coin
The Alter of Nothing
Everybody Loves You When You’re Dead
Reckless with a Smile
Ghost Tape Number 10
My War
Kill and Protect
Anything but the Truth
Billion Dollar Babies” (Alice Cooper cover) CD exclusive bonus track

Jay Walsh – vocals, guitars
Dennis Gasser – drums
Chris Shires – bass
Kristian “Stan” Havard – guitar