Estrangement

Disfigurementality

Una spessa coltre di nebbia pare sollevarsi e diradarsi alla presenza di timidi raggi di sole che sembrerebbero dominare il paesaggio brumoso, ma in realtà la nebbia si addensa ancora di più, compattandosi in una coltre ancora più spessa, che attraversata dai raggi solari tendono a confondere ancora di più la visione e la fluidità dell’andare.

I punti di riferimento svaniscono, persi dentro l’opacità della luce scomposta attraverso le minuscole goccioline di acqua vaporizzata che impregnano l’aria e avvolgono ogni cosa. La coperta nebbiosa è pesante e l’umidità impregna ogni cosa donando al paesaggio un velo che lascia l’immaginazione viaggiare e cercare di raggiungere il punto più luminoso, quasi a cercare una via d’uscita che nella realtà dei fatti non esiste, perché la nebbia vortica in continuazione e cambia il riflesso della luce, confondendo ancora di più la mente e la capacità di pensiero. Questo è quanto si può percepire ascoltando gli Estrangement e il loro ultimo lavoro discografico che risponde al nome di Disfigurementality: un titolo che è già di per se un trip e che ben si adatta alla musica che è contenuta tra i solchi del platter in esame.Non è stato affatto semplice porsi all’ascolto di un disco come questo, perché nulla è come sembra e tutto è esattamente come appare: mi rendo conto che può sembrare una contraddizione in termini, però la realtà è esattamente così semplicemente perché tutto spinge a guardare oltre, tutto spinge a leggere bene tra le righe e i salti dinamici presenti in questo album che oserei dire stratosferico.

Si parte da una base di funeral doom per poi spostarsi in territori che spaziano dal neo classico, passando per il gothic rock, momenti jazzati e architetture acustiche che si portano dietro il sapore della tradizione lusitana e iberica, capaci di donare alle composizioni un valore aggiunto che, non solo le caratterizza portandole fuori dai canoni tipici del genere, rendono il tutto un viaggio capace di portare l’ascoltatore in posti magnifici e differenti allo stesso tempo; facendo in modo che, nonostante la strutturazione del tutto, il percorso risulti omogeneo e consequenziale.Disfigurementality non è affatto un disco da primo approccio e sicuramente ha bisogno di ripetuti ascolti per essere compreso e per poterci entrare dentro data l’estrema particolarità della proposta: avangarde doom metal, mi spingerei a dire, se dovessi necessariamente offrire la definizione del genere proposto da questa One man band australiana, dove le malinconiche melodie che rimandano ai My Dying Bride e alle stravaganze degli Unholy si uniscono a momenti più introspettivi ed eterei sorretti da strutture acustiche capaci di evocare armonie e atmosfere care al flamenco, così come partiture che partono dalla world music per sviluppare momenti che sfociano in eleganti partiture care al free jazz, che si imposta anche su stratificazioni che muovono da partiture neo classiche in cui violino, contrabbasso e flauto la fanno da padroni, creando momenti di quiete capaci di condurre per mano chi ascolta verso rifugi sicuri, salvo poi tornare a scaraventarli nel buio con il riarmo di strutture care al funeral doom e al gothic doom.

Un sali-scendi di emozioni e atmosfere che riescono a mantenere desta l’attenzione per tutta la lunga durata del disco, grazie alle elevate capacità compositive messe in campo da JS, questo il nome del mastermind che si cela dietro il progetto Estrangement, capace di riuscire a coniugare le sue influenze musicali in una proposta che non solo è estremamente coerente ma che, nonostante non aderisca affatto ai canoni del genere in cui è incasellata la sua creatura, riesce ad esprimere personalità, originalità e grande perizia tecnica; non crediate che sia semplice riuscire a coniugare e rendere solidali anime, melodie e armonie così lontani tra loro. Il vero peccato sta nel fatto che questa band, composta da un elemento cardine come JS e da svariati session che ruotano attorno a lui e alle sue idee, sia estremamente poco conosciuta e, se da un lato è un bene, d’altro canto è veramente un peccato perché meriterebbero molto molto di più.

Penso che anche molti miei colleghi abbiano un po’ sottovalutato la proposta e le intenzioni di JS, perché nonostante abbiano tessuto le lodi di questo Disfigurementality , si sono soffermati quasi solo sulle parti più metalliche del disco, che ad onor del vero, nonostante siano ben congegnate e strutturate, sono piuttosto canoniche se paragonate alle altre anime musicali che si fondono nel progetto, il che esalta, ovviamente, anche le parti più prettamente metal, ma questo lo si deve soprattutto alle grandi capacità di riuscire a fondere e infondere il metal con il neo classicismo, la world music e certo modo di intendere il jazz. Un disco vivamente consigliato, soprattutto per chi ha voglia di confrontarsi con una realtà capace di uscire fuori dagli schemi, una realtà che prevede impegno e fame di conoscenza.

Sicuramente un disco non per tutti ma che, nonostante tutto, mi sento di consigliare a tutti, non fosse altro per capire che si può tranquillamente guardare oltre e non lasciarsi imprigionare dagli schemi che il music business pone come condizione per emergere, ma la musica è ben altro: è la rappresentante di noi stessi e della nostra anima e non può essere ingabbiata in schematicità create appositamente solo per il vil denaro.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

Destitution Stench
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Belong Beneath
The Light Unshown
Fire Voice
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Samsaric Dreaming

JS – Plays all instruments