Destruction

Diabolical

La fumettistica copertina disegna uno zombie metallaro. Ma se i Destruction tornano con musica del passato, questa non è morta, è un thrash vitale, animoso e dinamico.

Un quindicesimo full-length che i tedeschi offrono cercando di non deludere, infatti la qualità tecnica si associa ad una qualità compositiva assolutamente non scadente.‘NO FAITH IN UMANITY’ con la sua iper-foga che diversifica passaggi e soluzioni, cattiva nei suoni e nella voce, con un assolo liquido di gran classe, è uno degli episodi maggiormente ficcanti. Ancora accelerazione si evidenzia in un pezzo fulmineo come ‘HOPE DIES LAST’ che rotola massi pesanti sull’ascoltatore, qui la chitarra ritmica è super-accentata e non accenna mai a calmarsi. Altrettanto irrequieta ‘GHOST FROM THE PAST’ ma meno variegata, però così precisa e tagliente da rendersi efficace al 100%, anche grazie ad una parte solista imbizzarrita

‘REPENT YOUR SINS’ decelera ma rimane incombente e macina rocce come fosse un caterpillar spietato, e anche qui si ripresenta una chitarra solista buonissima, anche irriverente. Avanza in modo cadenzato e fluido, cioè in modo meno spigoloso, ‘THE LONELY WOLF’ che con chitarre più rotonde e talvolta “melodiche” (tra virgolette) alza il tono epico dell’album; la pesantezza di fondo mantiene forza e carattere ma lo fa con un’anima meno thrash e più Heavy. I momenti che scuriscono le ambientazioni appaiono qua e là, per esempio con ‘Tormentor Soul’ e poi con  ‘Whorefication’, e nel caso di quest’ultima si tratta di una song meno Destruction e più Megadeth. Per festeggiare i quaranta anni d’età il disco finisce con una cover di appunto quarant’anni fa, la punky ‘City baby attacked by Rats’ tanto divertente e giocata perfettamente bene; essa non era necessaria alla riuscita dell’album, già ottimo di suo, ma ci sta così bene che dobbiamo ringraziare la band per averla voluta eseguire.

Il metallo violento e iracondo della band riesce a trovare sempre soluzioni ben costruite e realizzate con cura. L’incorruttibilità della musica che suonano è infatti ben lontana da sonorità sporche o di bassa risoluzione, ma rimane senza compromessi. Spesso la riffica è serrata erigendo muri compatti sostenuti da ritmiche che alimentano la facciata arrembante. Le sei-corde spazzano via ogni possibilità di lasciare spazio a ponti interlocutori, l’energia è massimale, eppure si riesce a immettere tante cose tra gli anfratti della struttura di ogni brano. Il livello espressivo è alto, mostrando soluzioni classiche ma iniettando anche idee frizzanti che rendono più variegato l’ascolto. E’ un lavoro che afferma una volta di più il valore del thrash vecchio stampo, sempre attuale nella sua essenza formale. Il gruppo si avventa sull’ascoltatore che viene colpito senza sosta così rispettando le aspettative dei fan più accaniti, ma anche dal metallaro che vuole la tradizione senza monotonia. Il combo festeggia il quarantennale dall’esordio e lo fa senza sedersi sugli allori, non con una raccolta o un live, ma con un disco nuovo, che si getta nella mischia dei giorni nostri come se si fosse dei giovani ancora affamati, che devono farsi conoscere col loro meglio, e invece sono degli anziani che però vogliono continuare a dire la loro. Se nella cover c’è lo zombie, nel video della title-track ‘Diabolical’ c’è il “macellaio pazzo”, personaggio che la band fa tornare alla ribalta, e anche questo è un segno della loro motivazione più che vogliosa di tornare come si deve.

Roberto Sky Latini

Under The Spell
Diabolical
No Faith In Humanity
Repent Your Sins
Hope Dies Last
The Last Of A Dying Breed
State Of Apathy
Tormented Soul
Servant Of The Beast
The Lonely Wolf
Ghost From The Past
Whorefication
City Baby Attacked By Rats (G.B.H. Cover)

Schmier – vocals, bass
Martin Furia – guitar
Damir Eskić – guitar
Randy Black – drums