Blind Guardian

The God Machine

Ecco, dopo l’orchestrale album del 2019, tornare alla ribalta i bardi che cercano di portare ancora una volta atmosfere ricche di magia. Lo fanno con un album pienamente riuscito in stile Heavy epico e solo parzialmente sinfonico, con sicuramente un afflato prog che gli si confà. I fasti sonori ci sono, e non tornano al primo passato speed se non con alcuni rifframa aggressivi, ma tanto ormai hanno probabilmente più fan acquistati dal 1998 con ‘Nightfallin Middle-Earth’ in poi, che persi. La vena compositiva è ancora artisticamente ispirata e in questo specifico caso più snella rispetto a quella di alcuni ultimi album. Non si percepisce nessuna eccessiva artificiosità, tutto scorre fluidamente. Tutto splende come deve splendere. Questi tedeschi non sanno cosa sia la banalità.Va assolutamente detto che non esiste una possibilità reale di trovare il miglior pezzo data l’altissima qualità totale. Forse la seconda traccia ‘Damnation’ è meno sorprendente, ma è comunque molto bella. Il resto risulta eccellenza. ‘DELIVER US FROM EVIL’ possiede tra le melodie più assimilabili insieme a ‘SECRETS OF AMERICAN GOD’, che allo stesso tempo sono piene di emozionante feeling.

Entrambe hanno poi una struttura portante interessante ed evocativa. La pesantezza non è mai scevra di raffinata concettualità, e lo dimostra la rutilante ‘VIOLENT SHADOWS’ che nella sua cadenza mescola Judas e Thrash, ma con i cori e alcuni passaggi amplia il quadro percettivo regalando comunque un episodio densamente ficcante. Stessa cattiveria con l’energia di ‘BLOOD OF ELVES’ in cui la chitarra tagliente e quella ritmica giocano un ruolo fondante su cui voci e controcanti si stendono efficacissimi, senza riuscire a smorzare i toni agguerriti. Il lato più evocativo viene espresso dalla cadenza non veloce di  ‘LIFE BEYOND THE SPHERES’ che si riallaccia nettamente al modo di scrivere dei dischi passati, scrittura tonica e delicata insieme, con molta enfasi e alcuni inserti spiccatamente gustosi. E’ strano, ma tale evocatività continua con un pezzo per niente morbido, con la ‘ARCHITECTS OF DOOM’ che va inserita tra le canzoni più belle della band, grazie alla sua virile furia che si sposa con parti meno dure, in una fusione perfetta tra dinamismo e attimi riflessivi. Una parola va spesa anche per la ballata ‘LET IT BE NO MORE’ che non vuole riscrivere la storia della canzoni soft, ma che ispira sentimentalismo senza però alcuna melensa ruffianeria. La nona traccia è ‘Destiny’, pezzo tipico da fine-disco per terminare con un senso più classicheggiante che passa dalla corporeità ritmica a certa evanescenza introspettiva piuttosto teatrale, senza abbassare però mai il tasso di tonicità generale.

La bellezza di questo disco inizia con una delle più belle copertine del panorama metal degli ultimi anni (in stile giapponese, alla Miyazaki), e prosegue nelle sonorità atte a dipingere trovate originali, sempre stile Blind, ma che non sono scontate, e che fanno sorridere dal piacere. Un lavoro che non sfigura rispetto a nessun altro del passato; probabilmente per alcuni appassionati potrebbe anche essere il migliore perché è una mano di carte fatta tutta di carichi, è solo questione di gusti. Gli Helloween come al solito sono riconoscibili in alcune arie, ma forte è anche la sensazione di percepire i Judas Priest in alcuni settori riffici. Gli assoli non sono mai pezzi riempitivo, valgono a collegare l’insieme strutturale e cercano sempre di donare quel qualcosa in più che non sia solo freddo tecnicismo. In tutto c’è anima e cuore anche se c’è una attenta logica costruttiva, niente infatti sembra lasciato al caso, eppure si respira naturalezza e onestà. Se La voce si fa aiutare, come spesso succede, da momenti corali, però nella sua performance riesce ad essere presentissima una abile fibra esecutiva, anche meglio che in registrazioni passate, in certi punti con tale potenza da stupire. E’ un full-lenght che testimonia quanto il metal sia ancora una musica per veri artisti, un mondo pieno di perle preziose. Per i Blind vale quasi sempre il sostantivo “opera d’arte” per descrivere l’altezza compositiva delle loro creazioni. E per me siamo alla migliore opera del 2022 fino a questo momento.

Roberto Sky Latini

Nuclear Blast
www.blind-guardian.com

Deliver Us from Evil
Damnation
Secrets of the American Gods
Violent Shadows
Life beyond the Spheres
Architects of Doom
Let it be no more
Blood of Elves
Destiny

Hansi Kursh – vocals
André Olbrich – guitars
Marcus Siepen – guitars
Johan Van Stratum – bass
Frederik Ehmke – drums