Anvil
Metal on Metal
Faremmo un errore se pensassimo che l’Heavy Metal, siccome ebbe la rinascita europea soprattutto in U.K., non avesse parallelamente una spinta anche americana.
Oltreoceano negli USA c’erano invece i Riot, i Van Halen, con escursioni chiaramente precursive, e in Canada gli Anvil, che già nel nel 1981 avevano esordito, e sfornarono ogni anno fino al 1983, considerato come l’ultimo della NWOBHM, ottimi dischi, tra cui appunto il terzo ‘Forced in Fire’ che ormai fa parte dei dischi di culto da considerare non solo l’apice della band ma uno dei migliori del metal, in quanto oltre che bello, è anche innovativo. Ma nel 1982 uscì il secondo ‘Metal on Metal’, che è da considerare importante perché quello che li fece conoscere al mondo più del primo ancora acerbo. E’ un album con già brani molto pregnanti che suonavano moderni e alternativi come sound, ed inoltre gli assoli di chitarra dimostravano che tali musicisti sapevano anche essere raffinati.
Il pezzo più esaltante e serioso è una fiammata epica, che vive di una atmosfera potentemente efficace; si tratta della magniloquente ‘MOTHRA’ che anticipa l’atmosfera cupa del lavoro successivo. Ma nella lista del disco ci sono altre perle preziose, come la title-track ‘METAL ON METAL’, roccioso inno da metallaro. E stupisce la strumentale ‘MARCH OF THE CRABS’ che è una delle migliori che mai il metallo abbia realizzato, alla pari dei brani strumentali degli Iron Maiden; si tratta di una scheggia che in due minuti e mezzo colpisce e affonda esaustivamente con un riffing serrato ed intransigente. Fulminante e scatenata ‘JACKHAMMER’ che ricorda il sudore dei Raven; un pezzo di puro Heavy Metal che non concede pause alla sua dimenata esecuzione. Nello stesso ambito di ‘Jackhammer’ sta l’altra metallica smaniosa accentatura che è ‘HEATSINK’, precisa, perfetta, incontenibile. Ed ecco infine la Furia malevola di ‘666’, che sembra fare da contrasto ai pezzi più orecchiabili del gruppo; la sua essenza è speed dei più oscuri, e vuole essere cattiva riuscendovi bene; va tenuto presente che ‘The Number of the Beast’ dei Maiden fu pubblicato appena 24 giorni prima, difficile che questo canadese “numero della bestia” sia stato pensato perché era uscito quello degli inglesi.
I brani minori non stonano con gli altri, perché comunque sono piccole piacevoli escursioni sonore. Sono minori perché sono quelli che non rinnovano, ma utilizzano canoni già ipersfruttati dell’Hard Rock. La leggera ‘Stop Me’, con una similarità all’hard dei Blue Oyster Cult, si stacca leggermente con l’impavida attitudine arrembante del gruppo, ma fa capire che la band non è chiusa in se stessa. ‘Tag Team’, cadenzata e pesante, ha un bel ritornello cantabile dal buon appeal; l’assolo ancora una volta valorizza la song, è suonato alla Deep Purple e funziona. Sarà pure minore, ma ‘Tease Me, Please Me’ schitarra alla Ted Nugent che è un amore e anche rockeggia alla Ted negli altri comparti, sia per rifframa che per cantato e coretti, ricordando persino lui del 1975; è quello che si dice sia il Rock’n’Roll ipervitaminizzato americano più classico. ‘Scenery’ è forse il pezzo meno riuscito, sia perché gli accordi iniziali copiano Ozzy Osbourne ma anche perché si tratta di un songwriting debole che rispetto al resto perde energia ed incisività, ma è l’unico filler.
E’ musica che vibra americana al 100%, con alcune sfumature britanniche ma originali di per sé. La compattezza delle chitarre erge un muro di rigida follia che si abbatte sull’ascoltatore con abile intelligenza quasi in tutto l’album, solo in alcuni casi diminuisce la sua possanza. La voce è spavalda ed eclettica. Il drumming pesta con ardore. La vena compositiva è ispirata ed è già stato fatto il notevole salto di qualità anche se la perfezione si avrà con il full-lenght dell’anno dopo. La vena metal e rock sono embricate strettamente in uno spirito ricco ed elettricamente votato all’euforia. Il disco uscì il 15 aprile del 1982 e il thrash non era ancora nato, c’era lo Speed che dopo i Motorhead aveva in band come questa le espressioni più fulgide, insieme a Raven e pochi altri, nemmeno gli Exciter avevano ancora esordito (lo faranno nel 1983 insieme ai Metallica e agli Slayer). E’ da esempi come questi che il metal aumenterà la propria virulenza verso le estremizzazioni, ma gli Anvil fecero bene il loro meritevole compito di traghettatori, però riuscendo ad essere personali e dignitosamente occupando un posto tutto proprio, di un genere a sé stante. Festeggiare il quarantennale di questo disco di spessore, al tempo all’avanguardia, è obbligatorio.
Roberto Sky Latini
Attic Records
www.my.tbaytel.net/tgallo/anvil
Side A
Metal on Metal
Mothra
Stop Me
March of the Crabs
Jackhammer
Side B
Heat Sink
Tag Team
Scenery
Tease Me, Please Me
666
Steve “Lips” Kudlow – vocals / guitar
Dave Allison – guitar / vocals in ‘Stop Me’
Ian Dickson – bass
Robb Reiner – drums