Abba

Ring Ring

Quattro elementi iniziano nel 1973, 26 marzo, un’avventura che li farà diventare una delle realtà pop più famose al mondo. Le loro iniziali diventano il moniker di questa banda svedese. Due coppie unite nella carriera come unite nella vita sentimentale, e quest’ultima terminerà provocando contemporaneamente anche il sodalizio musicale. L’ultimo album, dal titolo ‘The Visitors’, è del 1981. Nel 2021, dopo tanti anni, regalano al pubblico il  loro nono e probabilmente ultimo lavoro, ‘Voyage’ che non ha la bellezza dei vecchi, ma comunque serve a dare un saluto che i fan desideravano calorosamente. Oggi parliamo del vagito iniziale che va celebrato, per l’iconicità che la band ha rappresentato e rappresenta, a cinquant’anni dal suo esordio.

La title track ‘RING RING’ è un docile rock’n’roll che però già brilla della voce solare delle cantanti. ‘Another Train, another Thing’ è un country che risente di un americaneggiante feeling degli anni sessanta, e nella sua morbidezza contiene un arrangiamento però frizzante che emana allegria con gli strumenti ed il ritornello. Easy listening per ‘Disillusion’, che è sicuramente un brano molto minore, per una linea cantata che ancora appare poco personale rispetto a ciò che sarà il futuro, anche se viene mostrato un approccio stilisticamente decente dello stile. ‘People need Love’ è una canzoncina scanzonata piuttosto sbarazzina che in maniera kitsch utilizza nel finale pure lo  Yodel della montagna. La stessa cosa può dirsi di ‘Nina, pretty Ballerina’ che è soltanto un lazzo infantile davvero poco interessante; afflato leggerissimo troppo edulcorato che non raggiunge alcun valore anche rispetto alle musica commerciale già al tempo esistente. Lo pseudo blues di ‘I saw it  in the Mirror’ è sicuramente un filler senza spessore, cantata da un’ugola maschile mancante di sufficiente capacità interpretativa, ma le vocalizzazioni sono arricchite fortunatamente da rimandi di voci femminili che negli Abba hanno sempre funzionato meglio grazie all’abilità espressiva delle due singer ben più artisticamente meritevoli. Il boogie levigato di ‘LOVE ISN’T EASY’, cantato in una intrinseca trama di voce maschile/femminile che pur ammansendo l’energia, è un piacevole  passo in avanti verso una migliore impostazione musicale, forse una delle cose che più stilisticamente assomiglia al loro periodo d’oro. ‘ME AND BOBBY AND BOBBY’S BROTHERS’ ricorda palesemente i Beatles più luminosi e giocosi, ma proprio per questo risulta una delle cose meglio riuscite, ma tale bontà legata a qualcosa di già esistente è segno che ancora il quartetto non  riesce a tirare fuori la propria personalità. ‘He is your Brother’ è un docile rock, che però ha delle punte interessanti, pur se alla fine sembra una delle canzoni per bambini delle sigle tv; la sua chitarretta possiede una buona verve, però non sviluppata. ‘She’s my kind of Girl’, a voce maschile, senza alcun rimando a quelle femminili, sembra una canzone proveniente da quelle scartate dai gruppi beat degli anni sessanta.

La sofficità di ‘I am just a Girl’ sembra ancora più insulsa, povera di qualsiasi tipo di attrattiva, si riduce ad un semplice esercizio di stile. A voce totalmente maschile, ‘Rock’n’Roll band’ ha un buon feeling, ma viene rallentato nel cantato perdendo carica, mentre il suo lato più duro è la facciata dal miglior appeal; non può essere considerato riuscito appieno ma è l’esempio di come i musicisti abbiano una certa educazione al rock, che viene comunque gestito con eleganza. La versione del debutto finiva qui, ma la ristampa contiene due bonus. Una è ‘Merry go – round’ che ha una buona densità ritmica e melodica che porta verso una rassicurante positività, ma dal punto di vista artistico non ha alcun merito.  C’è poi ‘Santa Rosa’ che fa a metà tra Simon&Garfunkel e ancora Beatles, ma del fatto che si ispirassero ai Beatles essi non ne facevano un mistero ed è comunque un momento che si salva.  Importante sapere che le composizioni sono scritte tutte dai due musicisti interni al quartetto (con rare partecipazioni altrui). Purtroppo l’ispirazione è sottotono però gli arrangiamenti hanno gusto e qualità. Il basso è piuttosto emergente, ben trattato; il drumming non è soffuso, e tutti gli strumenti hanno il loro peso specifico sotto le melodie, riuscendo a valorizzare anche l’orecchiabilità meno pregnante. La sonorità è sicuramente quella classica meno impegnata degli anni settanta. In effetti siamo di fronte ad un full-lenght mediocre che non sembra avere alcun potenziale se non fosse che si sentono già echi del prossimo futuro che verrà, sia nella scintillante vocalità femminile che nel gusto efficace degli arrangiamenti, sostegno sostanzioso come segno dell’importanza che avrà nel gruppo. Ma chi avesse ascoltato quel primo capitolo, invero scarsamente pregnante, non avrebbe potuto immaginare in nessun modo l’imminente folgorante scalata al successo.

Le tre uniche buone song individuabili in ‘Ring Ring’, ‘Love ain’t easy’ e ‘Me and Bobby…’ non raggiungono nemmeno la metà della qualità delle grandi canzoni che verranno. Ciò a maggior ragione considerando pure il periodo storico che era già pregno di tanto fascino nel rock maturo esistente, anzi, il rock di spessore, nel ’73 era al culmine della sua importanza espressiva (Led Zeppelin; Yes; Black Sabbath; etc). Gli Abba sono considerati un combo che dentro di sé porta tante ispirazioni diverse, ma che viene anche considerato molto fortemente vicino alla Disco Music; eppure in questo primo vagito la disco non è presente, anzi si trova prevalentemente una vena rock nettamente riconoscibile, anche se addomesticata. In verità la caratteristica di questi personaggi è anche quella di riuscire a scrivere canzoni non rock con una forma che però in qualche modo è pensata rock, futuri brani come ‘Waterloo’;Lay all your Love on Me’;Does your Mother know’; ‘Mamma Mia’ ed ‘SOS’, di grande successo, sono facilmente tramutabili in rock o metal, perché la loro struttura e cadenza li pone vicino ad essi. In questo disco, sebbene di poco significato artistico, l’anima rock si sente in maniera netta, altrimenti possiamo trovarvi eco easy-listening alla stessa stregua del duo Carpenters o di Olivia Newton John, entrambi già ben attivi discograficamente, i primi dei quali nel 1973 pubblicarono il loro quinto album e la seconda il suo terzo. La partenza non fece successo ma lo fece il secondo album grazie alla canzone ‘Waterloo’ che vincerà l’Eurovison Song Contest, una vera perla di brano. Gli Abba hanno già festeggiato questi cinquanta anni l’anno scorso con un cofanetto deluxe (10 cd), e noi continuiamo a  volerli ricordare, visto che sono amati da tanti, anche fra i rockettari.

Roberto Sky Latini

Ring Ring
Another Town, Another Train
Disillusion
People Need Love
I Saw It In The Mirror
Nina, Pretty Ballerina
Love Isn’t Easy (But Is Sure Is Hard Enough)
Me And Bobby And Bobby’s Brother
He Is Your Brother
She’s My Kind Of Girl
I Am Just A Girl
Rock And Roll Band
Merry-Go-Round
Santa Rosa

Agnetha Fältskog – vocals
Anni-Frid Lyngstad – vocals
Benny Andersson – vocals / piano / keyboards / moog / mellotron  / accordion
Björn Ulvaeus – vocals / guitar / banjo