Witherfall

Curse of Autumn

La gustosa copertina dell’autore Kristian Wahlin, nella sua gotica atmosfera autunnale, non corrisponde alla musica espressa che invece è un Heavy Metal moderno che impatta duro anche in mezzo alle raffinatezze prog.

Questi statunitensi vibrano colpi ad effetto di grande caratura artistica. Siamo al terzo album e la classe è aumentata. Quando si inizia un ascolto come questo ci si trova trasportati in altri mondi.‘THE LAST SCAR’ è veramente una roccia schiaccia-ossa e il riffing da muro oppressivo si muove sostenendo una voce ferina e una linea melodica ribelle; qui il Progressive è assente ma c’è denso groove. Invece dalla seconda traccia ‘AS I LIKE AWAKE’ lo spirito Prog, qui alla Symphony X, si evince da una scrittura più aperta, con anche acusticità, sebbene il piede corposo assesti un bel passo da orma pesante. La loro suadenza soffice non ha qualità minore della potenza sonora e nella epica ‘ANOTHER FACE’ ciò si equilibra con sapienza e lucidità mescolando con ispirazioni sentite, un pathos stilistico alla Queensryche e alla Savatage.

‘THE OTHER SIDE OF FEAR’ è un attacco violento che tocca uno dei momenti più alti del disco, con un incedere moderno debitore della scena anni novanta, usando insieme tecnica thrash e afflato Heavy più avanguardistico; forse l’episodio più bello dell’insieme. Due sono le suite. Una è ‘Tempest’, di otto minuti e mezzo circa, che s’inarca verso una ariosità emozionale e in qualche modo il lato strumentale che sviluppa attesta l’attaccamento della band alla tradizione espressiva dei decenni settanta e ottanta. L’altra è una stupenda e feconda ‘…AND THEY ALL BLEW AWAY’, lunghissima (quindici minuti e mezzo) dove invece la parte strumentale è quella più dinamicamente contemporanea dei gruppi più innovativi dell’ultimo decennio; ma essa contiene anche una melodia accattivante piuttosto fascinosa che infatti è stata utilizzata in una versione accorciata per andare in radio.

Chitarre ribassate e groove ferale, ma estetica Heavy che si lega alla tradizione così come se ne allontana, perché non si permane nella comfort zone. C’è molta personalità con sezione ritmica ossessiva e virtuosismo tagliente della chitarra. Non mancano i ritornelli orecchiabili che si contrappongono ad un arrangiamento duro. Il cantante ha una abile potenzialità che va a toccare gli estremi dalla dolcezza al growl cavernoso, e che quindi sfrutta in diversi modi l’ugola passando da modulazioni interessanti fino all’acuto. La versatilità compositiva del gruppo tocca tante soluzioni diverse senza che mai nulla dentro l’album sia la stessa cosa. Se la melodia non manca, non manca neanche la ruvidezza estrema, né l’ecletticità dei Leprous, o lo shredding alla Malmsteen. La bellezza di questo disco è la capacità di unire i puntini senza soluzione di continuità, tutto scorre bene, tutto afferra l’ascoltatore. Non ci sono stranezze particolari, ma una matura considerazione di ciò che già esiste in natura metal per poterne utilizzare ciò che serve per una forma che non sia scontata. Il risultato è una musica che abbraccia il senso del pathos come quello della tecnica. Voto altissimo.

Roberto Sky Latini

Century Media Records
www.jakedreyer.com

Delive Us into the Arms of Eternal Silence
The Last Scar
As I Lie Awake
Another Face
Tempest
Curse of Autumn
The Unyelding Grip of each passing Day
The other Side of Fear
The River
…and They All blew away

Long Time (acoustic version)

Joseph Michael – vocals / keyboards
Jake Dreyer – guitars
Anthony Crawford – bass
Marco Minnemann – drums