Powerwolf

Call of the Wild

Metti su il cd e ti ritrovi subito nelle atmosfere bombastiche dei ritornelli super-orecchiabili che non cambiano di una virgola lo stilema di questo gruppo oggi all’ottavo capitolo.

Sono passati sedici anni dall’esordio, ma questa band germanica non accenna a diventare più seriosa, anzi, se vogliamo è diventata ancor più semplificata.‘Faster the Flame’ è un Power tonico che immediatamente tira dinamicamente dentro l’ascoltatore, ma ogni brano riesce in questo intento con molta facilità dato che ogni cosa è limata per riuscirci senza tanto girarci attorno. E’tutto comunque molto metal. Diciamo che provando a trovare qualcosa di diverso, possiamo citare il ritmo più discotecaro di ‘Beast of Gévaudan’, o la calma più evocativa di ‘Alive or Undead’ che viene permeata di un minimo pathos.  Quali sono i pezzi migliori? Non esistono, nel senso che tutti fra loro si equivalgono, essendo basati su un cantato fluido e accattivantissimo, una riffing attorniato da un arrangiamento elegante, chitarrismi non troppo elaborati che toccano l’ascoltatore ma lo lasciano preso nelle spire della melodia.

Farsi piacere questa o quella song è strettissimamente un fatto di gusti, poi se trovate un plagio o una somiglianza, allora potreste porre quel brano tra i minori. A me piacciono gli ultimi cinque pezzi perché mi tirano di più e mi sembrano anche leggermente meno scontati, gli altri mi divertono. Fa effetto la lingua tedesca di ‘GLAUBENSKRAFT’ ma non ne è male il songwriting. La title-track ‘CALL OF THE WILD’ potrebbe essere vista come la ‘Footloose’ del metal, saltellante e aperta. Si abbassa la velocità con la cadenzata ‘UNDRESS TO CONFESS’ che cerca un maggior tasso di seriosità, senza però farsi seria davvero, rimanendo facile eppure esprimendo meno leggerezza. Un po’ Nightwish risulta ‘REVERENT OF RATS’, con la visione ariosa del cantato e un arrangiamento che suona luminoso. La migliore traccia potrebbe essere individuata in ‘SERMON OF SWORDS’ grazie all’incalzare molto funzionale del ritornello ripetuto con frenesia a cui si arriva tramite una interpretazione vocale sentita.

Un po’ di sinfonismo, una forte epicità, sprazzi di folk, stringente forma canzone, e melodie davvero tanto facilone. Questo tipo di Heavy Metal ha ormai una sua precisa connotazione e la formula non viene assolutamente modificata, nemmeno con un accenno di una pur possibile divagazione. Non mancano alcuni riffoni pesanti, ma in genere l’arrangiamento preferisce non calcare troppo la mano verso l’oscurità, alzandosi invece verso una luce corale. Il lavoro non merita un voto basso, ma nemmeno si innalza in vette significative; non è nemmeno il miglior disco dei Powerwolf, o del genere suonato, ma non sfigura data l’energia e la buona forma espressa. Io avrei preferito condire questi respiri enfatici di un maggior spessore chitarristico e ampliamento in qualche struttura che sostanzialmente lo permette. Invece la scelta, del resto ben costruita, è stata quella di avere pezzi diretti e semplici, incrementando, se possibile, la ricchezza dell’arrangiamento, evitando con bravura di farsi troppo semplicistici. Non c’è nemmeno un grammo di introspezione, è tutto un battere il piede e alzare la testa per cantare in modo estroverso le linee melodiche. Non un male per una band che non punta alle vie intellettuali del metallo ma solo al funny-time, con la collaborazione dei fan ai concerti; e se quest’ultimi sono tanto ricettivi quanto complici, tutti possono godersela, anche i musicisti.

Roberto sky Latini

Napalm Records
www.powerwolf.net

Faster than the Flame
Beast of Gévaudan
Dancing with the Dead
Varcolac
Alive or Undead
Blood for Blood (Faoladh)
Glaubenskraft
Call of the Wild
Sermon of Swords
Undress to confess
Reverent of Rats

Attila Dorn – vocals
Matthew Greywolf – guitars
Falk Maria Schlegel – keyboards
Charles Greywolf – bass
Roel Van Helden – drums