Red
Oil On Canvas
La cosa che mi incuriosisce più di tutto di questo nuovo disco è che per vederlo realizzato ci sono voluti ben nove anni in pratica una vita. Infine, però tale attesa è stata premiata con un disco veramente molto bello e gli Oil on Canvas ci consegnano una manciata di canzoni nove appena che si ascoltano con grande piacere, merito di un produzione professionale mirata elegante e raffinata. Non so se la cosa sia voluta o si tratti di una semplice coincidenza perchè in pratica le nove canzoni sono le stesse degli anni che ci sono voluti per realizzare il cd.
Gli Oil on canvas (che hanno preso il monicker della band da un album dei Japan ) sono un duo di origine trentina che provengono da varie esperienze musicali e arrivano dopo lunghi anni a darci nuove emozioni in un disco che sembra una sorta di galleria in cui alle pareti sono appesi nove quadri a rappresentare le canzoni di Red. Red è un disco che si ascolta con piacere ed il cantato di Valerio Bazzanella espressivo ma pacato che si aggiunge ad una musica mai fracassona ma tranquilla ma non noiosa con la giusta tensione interpretativa ti permette di ascoltare le canzoni veramente rilassati ,intendiamoci è sempre rock su questo non ci piove ma è un rock venato da influenze new wave britanniche dove in primis troneggiano i Japan di David Sylvian con reminiscenze Gabrieliane per poi intrufolarsi in certo pop italiano vorrei dire con richiami ad Aldo Tagliapietra delle Orme e Ivano fossati solista.
Marco Carner invece che si occupa del lato musicale valorizza la voce del suo collega e amico accompagnandolo con la chitarra elettrica e il pianoforte strumento principale del duo ed è anche quello che crea le atmosfere giuste per le canzoni. Parlando delle canzoni, Al Centro canzone di chiusura di Red, è suggestiva e sognante questo dovuto ad un immaginifico violino che accompagna il pianoforte che assecondano parole importanti essendo evidentemente una canzone importante che racchiude una dedica speciale.Che ci troviamo di fronte ad un disco diverso lo capiamo subito dalla prima canzone L’amore non impone che darà il la a tutto il disco in quanto sarà un argomento che ricorrerà spesso.
Sembra quasi una citazione biblica che descrive come sia il vero amore cit (prima Corinzi 13:4). Quello che si respira ascoltando nel disco è una pacatezza che mano a mano ti pervade e a tratti è molto intenso sia musicalmente che vocalmente merito della voce di Valerio che possiede un timbro caldo che gli permette d’interpretare al meglio le sue composizioni. Orfeo è un altro bel pezzo mosso da un 4/4 di stampo britannico marcatamente progressive molto bella la parte finale dove batteria e bass pedal concludono il brano. Amore a una sola direzione per il basso e la chitarra elettrica che arpeggia mi ricordano tantissimo i Rush di hold You’re fire, che stranamente ha lo stesso colore rosso in copertina.
Un cenno grafico mi pare doveroso, nella copertina campeggia un bel colore rosso da cui il duo ha tratto il titolo quello che mi ha colpito è il centro della copertina dove dentro un cerchio circondato da una striscia bianca,ce una luce rossa che non so se si stia spegnendo o accendendo , ma mi ha fatto venire in mente il computer Hal 9000 di Odissea nello spazio, e forse dico forse gli Oil on Canvas intendono l’amore come una sorta di viaggio odìsseo un viaggio che non finirà e andrà oltre l’uomo.
Stefano Bonelli