Twisted Sister

Under the Blade

Nel 1982 il glam era già stato sdoganato da anni, e la versione metal anni ottanta era appena partita con i Motley Crue del 1981, anche se il loro album più deflagrante non era stato ancora partorito (‘Shout at the Devil’ del 1983). Gli statunitensi Twisted si truccarono con una versione altrettanto fumettistica rispetto ai Motley, ma il sound del primo album, di Street e Glam ebbe ben poco, si trattò di Heavy Metal duro e puro. Appunto esso uscì il 18 settembre 1982 con una ispirazione cattiva e potente che aveva poco a che fare con i Motley, con gli Wasp e i Cinderella successivi. La forma successivamente andò in quella direzione, ma l’esordio non lo preannunciava, inserito così tonicamente nell’attitudine più pesante del tempo. ‘WHAT YOU DON’T KNOW (SURE CAN’T HURT YOU)’ sembra un assoluto pezzo epico, con l’inizio il cui cantato ricorda quello che saranno i Manowar, e la durezza ha poco o nulla di glam. Le strofe iniziali soft di ‘RUN FOR YOUR LIFE’ sembrano provenire dagli anni sessanta ma i riff successivi introducono un feeling heavy aggressivo che viene mantenuto per tutto il pezzo con grinta Judaspriestiana. Alla stessa stregua dei britannici sta ‘SHOOT ‘EM DOWN’ la cui ritmica ricorda ‘Living After Midnight’, però il pezzo è del tutto diverso e colpisce subito epidermicamente, andando diritto al punto con un ritornello da concerto. ‘DESTROYER’ colpisce a pugno chiuso, nello stile degli Anvil già al debutto l’anno prima; è quanto di più lontano dallo Street Metal ci possa essere.  L’apice del lavoro è una doppietta perfetta.

Viene raggiunta dalla title-track ‘UNDER THE BLADE’ che si pone tra Judas e Manowar senza lasciare dubbi sul fatto che la commistione America-Inghilterra sia reale. E poi dall’arrembante ‘TEAR IT LOOSE’ che sembra la canzone di ribelli da strada, tirata e corale. Tra i minori troviamo ‘Bad Boys of Rock’n’Roll’ che guarda caso è l’unico che vira verso il glam/hair metal, segno del futuro, ma non certo il loro migliore momento espressivo. La stessa cosa succede con la leggerina ‘I’ll never grow up, now!’ davvero insignificante, che non avrebbe avuto valore nemmeno nei Ramones o nei Cheap Trick, di cui sembra fare il verso. Alla Judas si dimena ‘Sin after Sin’ che indurisce maggiormente il proprio range sonoro; solo che è così tanto Judas da finire per assomigliare a ‘Breaking the Law’, quindi rimane brano minore. Non male il pezzo bluesato, e adattissimo al contesto live, rappresentato da ‘DAY OF ROCKER’ che volteggia nella classicità più sfacciata riuscendo ad imprimere una impronta tonica al finale di un disco nel complesso valoriale.L’orecchiabilità emerge in senso classicamente Heavy, intessuta dentro un alveo tirato e ficcante. Il disco fu una mazzata fatta di grandi canzoni, per niente incline alla leggerezza che poi invece emergerà neilavori pubblicati dopo. Il look glam non esprime il genere suonato, ma diventerà ben presto iconico e sarà il genere metal ad inseguire il look, che nel secondo full-lenght diventano coerenti fra loro.

Non è un disco commerciale come invece è stata la discografia prodotta dopo il 1982. Non è metal americano, sembrano ispirati maggiormente dalla N.W.O.B.H.M. inglese, riproducendone l’atmosfera. La batteria è semplice ma dà il contributo giusto ai pezzi. Gli assoli non sono ipervirtuosi, ma sono consistenti e adeguatamente di sostanza. L’arrangiamento non è il migliore che si possa concepire e anche la registrazione tecnica non è professionalissima. Una curiosità è data dal fatto che l’album fu prodotto da Pete Way, bassista degli Ufo, che forse ha edulcorato la produzione, vista la provenienza hard–rock della sua band. Però l’anima guerriera del combo riesce a fuoriuscire lo stesso. Un’anima che il cantante ha ripreso con i suoi due più recenti dischi solisti (soprattutto l’ultimo ‘Leave a Scar’ del 2021), abbandonando il senso glam che lo ha reso famoso per riacquistare il tasso più Heavy Metal dell’esordio, pur infilandovi una modernità groove. Del resto Snider, in quel 1982, aveva firmato da solo la composizione di almeno otto delle dieci tracce in scaletta. Quello che manca in originalità ad ‘Under the Blade’, è acquisito in personalità, grazie alla voce di Snider, che ha già, per quanto un po’ acerbamente, una capacità interpretativa interessante ed un timbro riconoscibilissimo, che lo renderà cantante importante nel panorama. Sembra che molti metallari si siano scordati di questa opera, ma essa è necessaria per capire anche l’evoluzione americana del rock duro, e quanto i Twisted fossero legati agli avvenimenti musicali contemporanei d’oltreoceano. Ne ricordiamo il quarantennale, tenendo presente che esso fa parte della bellezza metal più asciutta e lineare, quella che sa esprimere lo spirito più estroverso e ribelle dei giovani metallari che per questo scelgono tale forma d’arte.

Roberto Sky Latini

 

Secret Records
Eagle Rock Entertainment (ristampa 2011)
www.twistedsister.com

What You don’t know (sure can hurt You)
Bad Boys (of Rock’n’Roll)
Run for your Life
Sin after Sin
Shoot’em
Destroyer
Under the Blade
Tear it loose (guest guitar: Eddie Fast Clarke)
I’ll never grow up, now!
Day of Rocker

Dee Snider – vocals
jay Jay French – guitar
Eddie “Finger” Ojeda – guitar
Mark “The Animal” Mendoza – bass
A.J. Pero – drums