Mercyful Fate

Mercyful fate (EP)

Il rock duro di tipo dark, quello che faceva capo ai Black Sabbath, negli anni ottanta ebbe nei Mercyful Fate i nuovi esponenti, fulgidi e piena di rinnovata energia. Non erano però doom, genere che prenderà altre strade. I Mercyful erano dinamici, veloci, virtuosi al massimo, e suonavano come gli Iron Maiden, doppie chitarre e passaggi notevolmente raffinati. L’atmosfera scura, evocativa e ombrosa si legava ad una frizzante espressività tipica della N.W.O.B.H.M., allontanandosi notevolmente dalle pastoie dell’hard bluesato, con evoluzioni tecnicamente appunto più Murray/Smith.La partenza con la chitarra solista della medio-lunga (6’52”) prima traccia ‘A CORPSE WITHOUT A SOUL’ è già devastante, ma la voce quando s’inserisce, mette ancora più in chiaro che le cose non saranno “normali”. La voce assurdamente acuta frusta l’ascoltatore senza vergognarsi della sua timbrica. Dopo la parte iniziale un ritmo alla Iron Maiden viene accompagnato da una voce più roca e scura, anche se sempre intercalata da acuti tra il falsetto e la voce piena. Poi le chitarre soliste sono fiere e volteggiano nello stile tipicamente maideniano ed anche il rallentamento ritmico è Maideniano; l’atmosfera è appunto epica, volta verso il dark, ma la struttura moderna ha poco a vedere con la forma settantiana dei Black Sabbath, nonostante si tenti di paragonarli a loro. ‘NUNS HAVE NO FUN’ (4’ 16”) è la traccia con cui spesso verrà chiamato questo vinile. Si tratta di un pezzo che usa riff piuttosto tradizionali, ma la song vive di un’atmosfera surreale, grazie ad una serie di elementi perfettamente in equilibrio, tra il tono quasi piagnucoloso del cantante e le chitarre scintillanti che vengono accompagnate da una struttura compatta ed evocativa.

Nel secondo lato la durezza stregata di ‘DOOMED BY THE LIVING DEAD’ (5’ 06”) viene mitigata da alcune aperture meno oscure, però l’intero pezzo esala un occulto senso di soprannaturale, grazie anche alle chitarre ed al basso che colorano morbose l’aria con l’apporto di note basse. La velocità non è lineare, ma è un continuo saliscendi di accentazioni. L’incedere ossessivo di ‘DEVILS EYES’ (5’ 49’) presenta un fascino particolare, di estrema malìa, con una drumming raffinato che riprende lo stile del maideniano Clive Burr, una chitarra fluida e soprattutto una vocalità che supera di gran lunga valorialmente i tre pezzi precedenti, con l’abilità di King Diamond nell’usare l’ugola, ma anche con la ricchezza di una una linea melodica originale e intrigante. Si tratta della migliore traccia del lotto.Non è un ep che presenti scarti, tutti e quattro le tracce sono qualitativamente pregnanti, espressione nobile di quell’anno. La bravura tecnica già in questo debutto lascia tutti di stucco. Perfetti sconosciuti che si presentano subito come musicisti navigati sia nelle idee che nell’esecuzione. Non ci si poteva non stupire, come scrive Martin Popoff nel suo libro ‘Il Patto Immortale’ del 2020: “Erano dei principianti, e i principianti non avrebbero dovuto essere così bravi!” E in effetti la bravura è spaventosa. La scelta di campo sonoro non è avulso dal contesto di quel periodo, ma viene portato ad uno step evoluzionistico successivo. Il doom è presente ma poco emergente, preferendo una esacerbazione di stampo Heavy Metal classico, pur stravolgendolo con circonvoluzioni espresse dal virtuosismo. Le cavalcate dei Mercyful Fate evidenziano una maturità fortemente radicata, utilizzando elementi non originalissimi, riuscendo però ad usarli per scrivere pezzi originalissimi. C’è un altro gruppo come i Mercyful Fate? A tutt’oggi non c’è, sebbene alcuni vi si ispirino, eppure sono riveriti da tutti.

Il 25 settembre 1982, cioè quarant’anni fa, iniziava la loro storia discografica, e ricordarlo significa considerarli punto storico essenziale per raccontare l’essenza del metal e nel loro caso, dell’Heavy Metal, sì, perché il loro genere è quello, non il Doom, per quanto abbiano arie oscure. Il viso dipinto del cantante King Diamond, parzialmente simile a quello di Gene Simmons dei Kiss, è una iconica perfetta raffigurazione della musica suonata. Un personaggio che non tralascia però la musica per l’estetica. Dal punto di vista compositivo questo ep vede la presenza forte del cantante Diamond e del chitarrista Shermann, ma a ‘Nuns have no Fun’ si aggiunge l’altro chitarrista Denner. La band per ora non è il giocattolo del frontman. La copertina vede uomini incappucciati che circondano una donna seminuda appesa ad una croce, la satanica immagine fa pensare ad un gruppo demoniaco, ed infatti il gruppo lo sarà in parte ma in parte userà anche testi horror che poco hanno a che fare col male luciferino. Questo li appaierà al Black Metal dei Venom nati l’anno prima, ma in realtà i Mercyful resteranno Heavy e avranno poco a che fare col Black. King Diamond poi mise su un proprio progetto solista, ma resterà indelebile nel panorama metallico, il valore fondante dei Mercyful Fate.

Roberto Sky Latini

Lato A
A Corpse Without Soul
Nuns Have No Fun

Lato B
Doomed by the Living Dead
Devil Eyes

King Diamond – vocals
Hank Shermann – guitar
Michael Denner – guitar
Timi Grabber Hansen – bass
Kim Ruzz – drums