Tony Martin

Thorns

La potenza non è quasi mai velocità, ma corposità di riff, ritmiche compatte e voce lirica che ha punti in comune con quella di Ronnie James Dio che lui sostituì, ma anche sue proprie peculiarità.

Le atmosfere non sono mai troppo leggere, nemmeno quando cercano di ostentare caratteri meno seriosi; qui non si è mai di fronte a canzoncine commerciali. Il britannico Martin, in questo quarto album della discografia solista, sembra vivere in un mondo dove ancora si possono elicitare sensazioni magiche e fascinose, e lui riesce ad essere all’altezza delle proprie carte da giocare. Melodie in grado di sostenere una scrittura che ambisce all’elevazione.

Un pezzo fantastico dopo l’altro, come nemmeno Ronnie riusciva più a fare nell’ultima parte di carriera solista. ‘AS THE WORLD BURNS’ fa cominciare l’album proprio col pezzo più virile e tonico. Da subito, pur avendo una similarità con la musica di Dio, si capisce che lo stile di Martin non ne è una copia, ed anzi l’essenza ha diverse sfaccettature moderne. ‘BLACK WIDOW ANGEL’ si fa scura, e nel suo middle-time è però dinamica così come frizzante, in particolare il ponte centrale trova una ritmica non heavy divertendosi quasi in modo funky, eppure sempre in maniera pesante e rock. Un vero capolavoro è ‘BOOK OF SHADOW scandito non dal riffing ma dalle tastiere che costruiscono un effetto canoro di tipo corale che si sostituisce come elemento principale ai giri di chitarra per contornare la linea melodica; una ottima idea di brano sinfonico, probabilmente il pezzo più geniale dell’album, la cui linea cantata è ulteriore valore di bellezza.

Anche l’acustica ‘CRIYNG WOLF’, a ritmo ballabile, afferra e ammalia; essa, con grande classe, si dipana tra orecchiabilità morbida e leggera maestosità. ‘Nowhere to fly’ ci ricorda il Martin del periodo Black Sabbath ‘87/’89, con quel senso evocativo che la band tirò fuori in maniera elegante quando Dio fu abbandonato. La più veloce è ‘Run like the Devil’ dove la canzone mette in mostra anche l’estensione vocale del singer, il quale non perde neanche nella forma arrembante il feeling interpretativo. I filler sono lontani anni luce da un disco di questo tipo, ogni cosa è stata pensata in modo da fare di ogni traccia qualcosa di gustoso e denso. Brani minori che però farebbero fare comunque bella figura in altre discografie ci sono, per esempio ‘Damned by You’  che vira verso un lato alla Coverdale dei Deep Purple o dei Whitesnake. Oppure ‘No Shame at all’, della quale ogni momento è però ficcante, con una fluidità accattivante data anche dal ritornello. Appunto, come si fa a non apprezzare anche questi episodi?

L’attenzione dei compositori di questo disco non si limita alla struttura del songwriting, ma vengono costruiti passaggi particolarmente originali e divertenti. L’arrangiamento è molto ricco e riesce a donare quel senso di epicità che appare mai domo. Non è un disco di chi vive sugli allori, esso viene spinto cercando di inserirvi parti che possano rendere ogni brano riconoscibile e forte in sé stesso. Il fatto che si usi una stilistica collaudata dalla storia metal non ne riduce il tasso artistico di invenzione dei segmenti. In alcuni casi sono scelte costitutive geniali. Se Martin sia scemato come capacità esecutive non lo sappiamo, in questo lavoro da studio l’ugola è perfetta e abilissimamente virtuosa. Gli assoli fanno parte dello schema e non vengono mai messi a soverchiare la song, ma sono concepiti con elegante pregnanza, in cui si sente anche l’ariosità degli anni settanta. Ascolto irresistibile che rimarrà sicuramente tra i migliori del 2022: un grande artista per una grande opera. 

Roberto Sky Latini

Battlegod Productions
www.facebook.com/T0nyMart1n

As the World burnes
Black Widow Angel
Book of Shadows
Crying Wolf
Damned by You
No Shame at All
No where to fly
Passion Killer
Run like the Devil
This is your Damnation
Thorns

Tony Martin – vocals
Scott McClellan – guitar
Magnus Rosen – bass
Greg Smith – bass
Danny Needham – drums