Yes

Yessongs

Negli anni settanta il fermento musicale toccava apici artistici immensi. Nonostante al giorno d’oggi la massa di musica prodotta sia ogni anno enorme, la vera sperimentazione e lo sviluppo espressivo si sono ridotti al minimo.

Oggi c’è tanta buona musica, ma quella dei settanta fu la più innovativa e originale di tutte, sia nel rock che negli altri generi, quelli commerciali compresi. Ancora gli anni ottanta furono fortemente evolutivi, scia che si prolungò in maniera minore nei novanta, ma non quanto i settanta che stamparono l’impronta più nettamente profonda nella cultura di allora, per poter permettere altri cambiamenti nel decennio successivo. Gli anni sessanta furono l’embrione, i settanta furono invece l’adolescenza e la maturità. Nel 1973 già erano state dette le cose principali, anche se quella spinta non si esaurì lì. I Deep Purple e i Led Zeppelin stavano anche loro dando il meglio; tanti dischi di tipo diverso erano altamente significativi. E a conclusione momentanea di quel culmine artistico sta il triplo live in vinile ‘Yessongs’, un mastodontico volume quasi enciclopedico della massima espressione di rock progressivo. Poi la band proseguì con altri capolavori, camminando al fianco di Pink Floyd e Genesis, in un ulteriore processo che durerà ancora qualche anno. Ma il 1973 è comunque un momento epico per la musica rock, con album scintillanti: ‘Selling England by the Pound-Genesis; ‘The Dark Side of the Moon’-Pink Floyd; ‘Quadrophenia’-Who; Houses of the Holy’-Led Zeppelin; ‘Tubular Bells’-Oldfield; ‘Band on the Run’-Wings; solo per citarne alcuni. E tra questi svetta ‘Yessongs’ che non è un semplice disco dal vivo, ma il compendio concettuale di un creativo momento storico. Un ‘Davide’ di Michelangelo, un’ ‘Ultima Cena’ di Leonardo, una ‘Nascita di Venere’ di Botticelli. Ma questo evento discografico proveniva da tre dischi da studio appena pubblicati fra il 1971 e 1973 (‘The Yes Album’; Fragile’; ‘Close to the Edge’) ognuno dei quali vale quanto un ‘Guglielmo Tell’ di Rossini ; la ‘Sinfonia n. 40’ di Mozart, oppure la ‘n. 9’ di Malher, o qualsiasi altra opera di musica classica si voglia prendere ad esempio. Essi sono una impennata verso il sublime del rock, che come un crescendo Rossiniano trova la punta di diamante appunto in ‘Yessongs’. Non siamo di fronte ad un prodotto meramente commerciale, siamo di fronte alla pura e pregnante emozionalità dell’arte. Gli Yes non sono semplicemente una band rock, sono una realtà quasi trascendentale, stabilendo essi stessi lo stilema della loro opera, unico ed inimitabile. La loro capacità tecnica è la più alta mai espressa dal pop-rock, ma questa estrema abilità virtuosa apre loro un mondo di ispirazione che gli permette di andare oltre la normale concezione rock. La loro bravura decide anche la loro capacità di leggere il mondo sonoro e metterlo in pratica creando magia dal forte pathos, ampliando le potenzialità compositive, mondo che senza tecnica non avrebbe potuto esistere. Questo loro primo live è il simbolo di come il virtuosismo possa diventare essenza spirituale. Del resto qui i virtuosismi non sono mai fini a se stessi, riescono invece a plasmare ogni singolo brano come perfettamente equilibrato ed esaustivo, pieno d’anima. Arrivare a suonare al massimo delle possibilità come in questo trittico è una cosa difficile, e loro, tutti e sei, ne sono stati oggettivamente capaci, dimostrandolo con i fatti; ‘Yessongs’ è insomma “Il Fatto”, la testimonianza di una bravura indiscutibile.

Le canzoni che compongono i tre vinili derivano a loro volta dai tre vinili da studio sopracitati, eccetto Excerpts from the Six Wives of Henry VIIIche è un elaborato di un lavoro da studio della carriera solista di Wakeman, ma qui realizzato con grande cura ed intelligente integrazione delle parti, realizzando un maestoso momento di destrezza strumentale dove le sue tastiere sembrano quasi fumare. In realtà anche l’intro iniziale non è nei dischi, in quanto è  il nastro registrato dell’Uccello di Fuoco’ di Stravinsky La formazione è quella considerata classica e la più osannata dal pubblico, anche se due pezzi sono tratti dal periodo in cui ancora è presente lo spettacolare Bruford, cioè dalla registrazione del ’72 del tour ‘Fragile’. Ben più elegante di White, Bruford partecipa nell’armoniosa ‘Perpetual Change’ a variare la traccia rispetto a quella da studio con ben 5 minuti in più, inserendo una sezione solista del drumming, la quale però non perde il contatto con la struttura del brano, sembrando perfettamente integrata con la sostanza ritmica pre e post assolo, allacciandovisi con naturalezza. Ancora Bruford nella frizzante ma anche sognante ‘Long Distance Runaround/The Fish’ una traccia che aggiunge ben sette minuti ai sei della versione su ‘Fragile’, e stavolta non per la batteria. White non aveva suonato in nessuna delle tre opere da studio, ma nel tour per ‘Close to the Edge’ del ’72, Bruford aveva già lasciato, e quindi appare White a suonare le cose appena precedenti.Un album che tiene accesa una tensione emotiva da brividi, passaggio dopo passaggio, in un unicum fatato e surreale. Non esistono momenti negativi, dal punto di vista strettamente compositivo le tracce non lasciano mai il fianco scoperto a possibili critiche. L’unico difetto è la non perfetta equalizzazione delle registrazioni che appaiono non di altissimo livello tecnico, e fu una critica espressa quando uscì, proprio da tutti gli addetti ai lavori, stampa compresa. Eppure ciò alla fine non appare come vera mancanza, in quanto esalta il fatto che sia un disco dal vivo e non da studio. In realtà la musica risulta tranquillamente godibile. Io lo ascoltai sei anni dopo la pubblicazione e ne rimasi estasiato senza curarmi minimamente del lato tecnologico.

C’è solo un album dal vivo che può essere considerato migliore di ‘Yessongs’, ed è ‘Made In Japan’ dei Deep, uscito l’anno prima, e considerabile l’album live “perfetto”. Ma ciò dipende da un solo fattore extramusicale: la qualità di registrazione, nettamente superiore in ‘Made in Japan’. Invece sia dal punto di vista della scelta dei pezzi, sia per l’ampliamento del minutaggio fatto in più brani rispetto  alle versioni da studio non c’è subalternità degli Yes ai Deep Purple. Inoltre i brani sono eseguiti con una ritmica più incalzante, e questo, oltre alla variabilità, decide dell’atmosfera caratterizzante una performance dal vivo che deve avere, e ha, un mood differente rispetto a quella da studio. In realtà anche le registrazioni da studio dei tre album da cui sono tratti i brani, non erano all’altezza di quella che si può realizzare nei tempi odierni, anzi a volte sembrano meno fluidi di quanto appaia invece in questo live, dove si sente un certo positivo amalgama.‘Yessongs’ è un album rock a tutti gli effetti, e presenta l’elettricità degli strumenti con un tono che tanti gruppi progressive di allora non avevano. Nonostante quindi le atmosfere sognanti che la band realizza, rimane sempre presente la verve rockettara che emerge a volte con anche accenni hard, scatti in avanti e punteggiature ficcanti. Il tutto grazie ad una chitarra molto poliedrica, un basso corposo e roccioso, tastiere che svisano e scivolano, una batteria che non vuole solo fare da accompagnamento e una voce in grado di diventare punteggiatura decisa ma anche aria celestiale.Si tratta di celebrare un disco che ebbe un amplissimo successo di vendite subito quando uscì (4 maggio 1973), in un periodo in cui fortunatamente le persone giovani avevano voglia di ascoltare grande musica, e non
erano superficiali nella fruizione. Quello fu un momento storico in cui ciò che oggi non sembra più commerciale, allora lo era, testimoniando il livello culturale superiore della gente comune. Si distribuiva arte e non prodotti meramente commerciali.
Gli Yes furono l’espressione più alta di tale Arte.

Roberto Sky Latini

Vynil 1
Side A
Opening (excerpt from “Firebird Suite”)
Siberian Khatru
Heart of the Sunrise
Side B
Perpetual Change
And You and I
-Cord Of Life
-Eclipse
-The Preacher the Teacher
-Apocalypse

Vynil 2
Side A
Mood For a Day
Excerpts from the Six Wives of Henry VIII
Roundabout
Side B
I’ve Seen All Good People
-Your Move
-All Good People
Long Distance Runaround/The Fish (Schindleria Praematurus)

Vynil 3
Side A
Close to the Edge
-The Solid Time of Change
-Total Mass Retain
-I Get Up I Get Down
-Seasons of Man
Side B
Yours Is No Disgrace
Starship Trooper
-Life Seeker
-Disillusion
-Würm

Jon Anderson – vocals
Steve Howe – guitar
Rick wakeman – keyboards
Chris Squire – bass / secondary vocals
Alan White – drums
Bill Bruford – drums (‘Perpetual Change’; ‘Long Distance…’)