Warmhole

Almost Human

Tech slam.Questo è il termine preciso cui viene attribuito ai Warmhole,band americana del Maryland giunta a questo loro terzo album sorprendente.Il termine con cui viene descritto il loro genere musicale si riferisce alla perfezione alla loro personale concezione di death metal,ovvero,”slam” perchè qui si viaggia tra veloci blastbeats, breakdowns terremotanti e riffoni spalmati su tappeti di doppia cassa, e “tech” perchè i nostri arricchiscono la loro proposta musicale con una tecnica veramente degna di nota di chiara matrice “prog” che spiazza totalmente l’ascoltatore.

Questa band si spinge definitivamente fuori dal calderone underground piazzandosi ad un livello di originalità fuori dal comune come nessun’altro aveva ancora fatto fino ad ora,suonando un genere musicale in cui il concetto di morte e distruzione diventa anche motivo di riflessione ed alienazione; dissonanze,arrangiamenti ricercati e studiati meticolosamente, elementi prog,slam e death metal fanno dei Wormhole una band curiosissima e da inserire nei propri archivi nella sezione “extreme”,soprattuto questo “Almost human“,27 minuti di musica suddivisa in 8 pezzi,ognuno dei quali ,tranne in sole 2 occasioni,non supera mai i 3 minuti e mezzo,mai noiosi,mai scontati ,diretti e brutali.Season of mist ha fatto bene a puntare il proprio dito su questi ragazzi,perchè sti qua si sono inventati un modo di suonare che fanno drizzare le orecchie sul serio (e vi assicuro che non è facile per me,quadrato e tradizionalista come sono, quasi al limite della stupidità eheheh).

E’ inutile dire che oltre al sound brutale,i Wormhole suonano benissimo ed hanno registrato un dischetto prodotto in maniera eccelsa priva di sbavature e mixato in modo esemplare,ve ne accorgerete subito ascoltando “System erase“,primo pezzo dell’album,che inizia veloce e con una melodia dissonante creata da un’arpeggio distorto che viene interrotta ora da una ritmica midtempo,ora da un blast con le chitarre a martello,il tutto alternato in modo intelligente in cui non ci si dilunga mai in soluzioni tecniche fini a se stesse.

Con “Elysiism” già passiamo al “tech slam” in pieno: il fraseggio iniziale è di chiarissima matrice prog in cui un lavoro enorme di basso accompagna il tutto fino al minuto 1:13,momento in cui entra in ballo un breakdown distruttivo e coinvolgente che vi apre in due per circa un altro minuto per poi evolvere in una seconda metà di pezzo tecnicamente studiata per dare tutto lo spazio possibile ai chitarristi ed al loro estro.

Ripeto,bello,spiazzante,motivo per cui la mia curiosità è già ben alimentata e per cui resto concetrato per l’ascolto di “Spine shatter high-velocity impact“,pezzo molto più death slam del precedente,che inizia velocissimo e in cui le ritmiche delle chitarre sono delle vere spaccaossa; rallentamenti e cambi di dinamicità di rito la fanno da padroni per tutti i 3 minuti mantenendo sempre quella vena prog negli arrangiamenti che non snaturano minimamente la composizione del brano.

Tutta la pesantezza ed i cambi di velocità del death slam le sentirete anche in “Data fortress orbital stationary“,anche questo un pezzo in cui ascolterete anche una partitura di chitarre talentuosa e con un assolo molto bello.Con lo slam abbbbestia di “Delta labs” mi si è letteralmente slogato il collo,classicissimo slam death midtempo,distruttivo e da scapocciamento di gruppo,forse il pezzo più quadrato del disco in questione.

In tutto questo non vi ho ancora parlato del lavoro fatto dal cantante Julian Kersey perchè paradossalmente è la parte più monolica e monocorde di tutto,quasi perennemente guttural, che non si sposta minimamente dallo stile e che non si lascia andare a variazioni di tono,il che potrebbe risultare poco apprezzabile,ma che secondo me contribuisce a mantenere una certa atmosfera oppressiva coerente che nel genere brutal è quasi d’obbligo;spesso succede che certi cantanti ,ostentando,si lasciano andare a sperimentazioni che poche volte centrano l’obiettivo e addirittura calano il valore assoluto di una release,beh non è questo il caso,ed è molto meglio così.

Ed eccomi arrivato alla title track “Almost human“,il pezzo più prog e meno slam dell’album e qui mi sento di fare un paragone un pò azzardato,ma sembra di ascoltare gli Obscura di “Cosmgenesis” ma più grondanti di sangue e odio,tecnici e pesanti da saltare dalla sedia,come anche “Bleeding teeth fungus” in cui sono presenti anche certi blast distruttivi che “rinfrescano” un pò l’ascoltatore. Il pezzo di chiusura “The grand oscillation” è il perfetto capitolo di chiusura di questo gran bel lavoro;una composizione di base slam death in cui gli arrangiamenti prog e qualche controtempo rappresentano un marchio a fuoco di uno stile consolidato che caratterizza questi Wormhole,innovativi,preparati e di gran gusto.

Sono sempre stato molto critico nei riguardi di bands che si lasciano andare a sperimentazioni dettate dalla voglia di fare qualcosa di nuovo ed esclusivo,ma pochissime volte sono rimasto colpito,perchè pur riconoscendo l’ottima qualità di release ben prodotte e suonate,alla fine non mi hanno stupito più di tanto annoiandomi,ma nel caso di questi ragazzi posso dirvi che ho apprezzato tantissimo e vi consiglio di ascoltare questo disco perchè merita veramente tanto. Ottimo lavoro.

Giuseppe Musso

 

 Elysiism
Spine shatter high-velocity impact
Data fortress orbital stationary
Delta labs
Almost human
Bleeding teeth fungus
The grand oscillation

Julian Kersey – vocals
Sanil Kumar – guitar
Sanjay Kumar – guitar
Basil Chiasson – bass
Matt Tillett – drums