Voluntary Mortification

Suffer to Rise

Death metal ferale, oscuro, pesante. I suoni crepitanti e le cadenze mortifere rendono denso l’insieme percettivo. Growling e screaming si contendono il cantato, vincendo entrambi, ed entrambi soffocando l’ascoltatore con efficaci macinature stritolanti. Questi americani con tale album d’esordio si pongono immediatamente all’estremo dell’estremo fra i gruppi più inflessibili. E’ un gruppo di Christian Metal, ma un devoto cristiano non metallaro avrebbe molta difficoltà nel riconoscervisi, perché il metal cristiano quando è estremo canta la sofferenza, il peccato e le sue punizioni, con enfatico raccapriccio. Per avere un metal che parli della dolcezza della fede bisogna andare sul metal cosiddetto “Bianco”. In effetti i V. Mortification sono più duri e violenti di certo metallo satanico, e praticano il genere evitando gli spiragli di luce. E’ un percorso nell’Inferno, e la musica è puro tormento. In realtà una finestra sul futuro della speranza c’è con la breve penultima traccia ‘In your Hands’ che rappresenta il termine del viaggio. E il tema del concept è che Cristo combatterà il male e che il bene è nelle mani di Dio, anche se queste parole vengono espresse tramite l’agguerrita ultima canzone ‘Crush the Serpent’s Head’, la quale è un feroce assalto arrembante.Il primo brano ‘DEATH TREMORS’, ossessivo ed oppressivo, rende a brandelli una struttura cadenzata, dilaniando il quadro narrativo. La greve possanza di ‘VINDICATOR’, tra velocizzazioni e rallentati tempi asfissianti, rende al meglio la caratteristica positivamente insopportabile dell’estremismo senza compromessi della band. ‘VALLEY OF SLAUGHTER’ è un DeathCore tra i pezzi più accentati del lavoro, con un rifframa corposo, perfetto per l’Headbanging dal vivo. Ritmo più fluidamente Heavy nella eccentrica ‘DEMONCRATIC SOCIETY’ in cui appare un divertente cantato scattoso nella parte più veloce, mentre la parte più oscura è piuttosto canonica, ma le due parti insieme funzionano egregiamente.

L’essenza sonora è quando pachidermica, quando graffiante, sempre nemica delle aperture, rimanendo costantemente claustrofobica. I giri riffici circolari e ripetuti ne sono una dinamica valoriale, che incrostati di tecnicismi ben presenti ma mai eccessivi, rendono ottimamente l’anima emotiva delle scure atmosfere. C’è un pathos funereo, una grammatica che racconta l’afflato letale, una descrizione da mostro divorante. I momenti più lenti che compaiono qua e là nelle tracce hanno il fascino intenso dell’annichilazione, della perdita di speranza. Il songwriting è molto intelligente, moderno e tradizionale al tempo stesso. Le variazioni sul tema all’interno delle singole tracce sono sempre interessanti, accompagnate ogni volta da un groove adeguatamente finalizzato, mai appiattito. Il cantante è sicuramente l’elemento giusto per un sound così concepito, in grado di modularsi in maniera schizzata triturando tutto con tenace cognizione di causa, in modo animalesco ed orrorifico. Non tutti i pezzi sono allo stesso livello, ma è comunque un continuo proporre qualità sia ideativa che esecutiva. Sicuramente uno dei migliori album cattivi, cattivissimi, di quest’anno.

Roberto Sky Latini

Wages of Sin
Death Tremors
Vindicator
Valley of Salughter
Demoncratic Society
The Cull
Abomination
Suffer to Rise
Into your Hands
Crush the Serpent’s Head

Conner Lutting – vocals
Matt Kunkel – guitar
Jacob Kanklerz – guitar
Eric Farnum – bass
Johnny Beriault – drums