There’s only black

Per una di quelle rare congiunture astrali che capitano di rado nella vita, ebbi, anni fa, l’onore di conoscere Tony Dolan. Una sera come tante in sala prove con gli Helligators sentimmo bussare alla porta e quando aprii mi trovai davanti ” Demolition Man” che voleva farci i complimenti. Abbiamo passato un bel po’ di tempo a chiacchierare di questo e quello e rimasi sorpreso nel constatare che bella persona fosse e come la condivisione di una passione comune lo rendesse un fantastico ragazzone che si emozionava ascoltando altri esprimere concetti in musica. E lo ritrovo appieno, dopo tanti anni, in questo album che rasenta la perfezione. 12 brani, quasi 54 minuti in cui lui, Mantas e “War Machine” sanno coniugare con maestria il vero spirito metal con riff mai banali e una sezione ritmica impeccabile. La voce,quella del figlio demoniaco nato da Lemmy e Araya, mai scontata, ti accompagna intutte le sue declinazioni in questo viaggio devastante. Si parte con “How many can die” fino alla title track senza respiro, una sequenza tritaossa inesorabile.

“There’s only black” e’, per inciso, una di quelle canzoni che avrei voluto aver scritto. “…non  ci sono conversazioni con Dio o con il diavolo…non c’e’ l’ autostrada per l’inferno o una scala per il paradiso, c’e’ solo il nero .” Lapidario e senza fronzoli. Breve respiro con “Tyrant” dove si da prova della pesantezza sui mid tempos e gia’ dalla seguente “Don’t feed me your lies” e “Man as God” si riassaporano le velocita’ da infarto. “Burn liar burn” ti prende letteralmente per il culo fino a meta’ dove sei convinto sia una strumentale per poi folgorarti senza pieta’. E poi con “Nine” e “Rampant” senza sosta, dritti fino a “The dance” altro brano maestoso e avvolgente. “Inferno” chiude la storia. Questo disco dimostra quanto quel “ragazzone” che conobbi, e soci, amino questa musica e continuino a produrne di altissima qualita’ e siano davvero da esempio. Ascoltatelo piu’ e piu’ volte. E poi ancora e ancora…

MrHellvis