Tygers Of Pan-Tang

Bloodlines

Quanti anni sono passati dalla NWOBHM? Ufficialmente, per convenzione, il movimento sarebbe durato fino al 1983, e quindi sono trascorsi quarant’anni.

E’ chiaro che chi ancora oggi suona, tra i gruppi di allora, le influenze delle correnti musicali successive le sente, per quanto piccole possano essere. Potremmo prendere i Raven come esempio; è chiaro che essi suonano come non avrebbero potuto all’esordio, visto che uniscono il loro Speed delle origini al Thrash che è sorto dopo; ma la cosa appare logica  anche per altre band, come appunto i Tygers di cui oggi scriviamo.

Non sempre è evidente, ma ascoltando il nuovo album ‘Bloodlines’ si percepisce come talvolta il suono non sia pura NWOBHM, bensì abbia quella maturità di chi ha conosciuto tutto ciò che è venuto dopo. Ma in realtà non hanno utilizzato mood moderni, preferendo allargarsi verso il Class Metal, e anche verso l’AoR spruzzandolo tra i tessuti più tonici della loro musica. Ad ogni modo questi musicisti posseggono una conoscenza precisa di cosa funzioni e cosa no. In verità la base rimane legata al classico Heavy Metal melodico che sin dal secondo album ‘Spellbound’ del 1981, col cambio di cantante rispetto al primo Jess Cox più cattivo, ottenne con John Deverill un incrementato feeling con la melodia. La stessa cosa con il fluido Meille, e  grazie alla melodia, ai riff rotondi e alla voce cristallina, questo album scorre che è una meraviglia. Il leader del gruppo, Weir, è da considerare uno dei geni del movimento britannico di cui i suoi Tygers sono state una delle realtà centrali e fondamentali per la storia dell’Heavy Metal.

Qui non ci godiamo novità stilistiche vere e proprie, pur essendo i Tygers leggermente diversi nell’estetica rispetto al passato lontano, ma davvero possiamo goderci una bella musica.La prima traccia ‘EDGE OF THE WORLD’ è un’ottima partenza tonica, di classicissimo Heavy che fa subito intrigante l’ascolto. La limpida ‘LIGHT OF HOPE’, canzone sentita e piena di feeling, vive di un ritmo cadenzato che tiene la tensione, e la chitarra ritmica è avvolgente.

L’Heavy Metal di inizio anni ottanta talvolta respirava ancora le arie hard rock del decennio precedente, e qui sentiamo questa cosa nella rockeggiante ‘BACK FOR GOOD’ che però sconfina stupendamente nello Street Metal dei Motley Crue, dando una sterzata suadente e giovanile. Quando il combo decide per una ballata, riesce ad essere efficace creandone una perfettamente riuscita come ‘TASTE OF LOVE’, una delle più belle degli ultimi tempi in questo stile, soprattutto per merito di un ritornello dal grande gusto estetico ed emozionale, qui si sente l’abilità di un puro cantante qual è il nostro. ‘A NEW HEARTBEAT’ sembra cantata da Tempest degli Europe, ma anche la song ricalca lo stilema degli Europe, quelli migliori però; ritmo dinamico e piede che viene portato a tenere il tempo, mentre calda riffica, e attraente melodia, irretiscono con ardore.

Non troviamo filler, il succo melodico è sempre terribilmente invogliante. I Tygers nel brano ‘In My BLood’ sembrano i Bon Jovi meglio di Bon Jovi. Dentro ‘Fire on the Horizon’ si scatena il potente lato Power, per quanto non originalissimo; ma chi non verrebbe conquistato dal suo assolo veloce? Sin dall’inizio, con la prima traccia, si capisce come le sezioni strumentali e la voce abbiano la capacità di muoversi in perfetta sintonia. Nessuna stranezza le destruttura, siamo di fronte a qualcosa di standard nella concezione, cioè nella ideazione classica di riff-strofe-ritornello-assolo.

Talvolta si aggiungono inserti particolari, ma sono sempre brevissimi lazzi, che impreziosiscono ma non cambiano l’essenza centrale. Alcuni riff forse sono familiari, così come alcuni passaggi ormai codificati dalla storia metal, ma vengono contenuti in una forma che ammalia. E’ un disco che non cerca virtuosismo e che invece vuole ottenere belle canzoni immediate ed anche fresche e saltellanti. Ma di certo la chitarra non manca di classe e tecnica. E dal punto di vista vocale la bravura del cantante italiano è tale da risultare in se stessa virtuosa, particolarmente curata. E’ uno di quei dischi hard & heavy melodici che non stufano mai, ruscellanti per la freschezza. Insomma una serie di pezzi che entrano subito in testa e che vorresti riascoltare immediatamente. Al tempo dei vinili sarebbe stato un disco da classifica senza essere di basso livello.

Roberto Sky Latini

Edge of the World
In My Blood
Fire On The Horizon
Light Of Hope
Back For Good
Taste Of Love
Kiss The Sky
Believe
A New Heartbeat
Making All The Rules

Jack Meille – vocals
Robb Weir –  guitar
Francesco Marras – guitar
Huw Holding –  bass
Craig Ellis – drums