Metal Church

Congregation of Annihilation

La serie delle band di vecchia data, che sfornano ottimi lavori, continua. In questo 2023 ci sono già stati Uriah Heep; Overkill; Raven; Metallica; Jag Panzer; Tygers Of PanTang; ed ora tocca agli statunitensi  Metal Church.

Anzi, questo diventa forse uno dei migliori lavori di quest’anno 2023. Il gruppo non cerca trovate sperimentali, ma la sonorità che esprime non è senza intuito artistico. L’ugola non si butta in canoniche modalità melodiche, né la chitarra evita passaggi particolari. E il suono della sei-corde è anche molto interessante.
L’aggressione cavalcante di ‘ANOTHER JUDGEMENT DAY’ è in linea con l’oscurità classica della band; è un pezzo dinamico da tipico apripista di disco metal, con una bella aria sinistra, dura e graffiante.

CHILDREN OF THE LIE’ è ritmicamente incombente, ma contiene anche un finale raffinato che viene guidato dal basso per un assolo morbido ed atmosferico, davvero suggestivo. La gustosa ‘SAY A PRAYER WITH 7 BULLETS’ stempera un po’ la pesantezza oscura per farsi leggermente divertente, ma non lo fa più di tanto, che il cantato resta comunque acido, il lato funny è più dalla parte del giro chitarristico e dalla struttura sonora, ma la voce non vuole starci e mantiene il tono positivamente sprezzante. I tre episodi migliori sono da riconoscere nella title-track ‘CONGREGATION OF ANNIHILATOR’ che si dipana energetica e cattiva, e con un bel lavoro delle sovrapposizioni vocali fatto per aumentare l’impatto caratteriale quasi in stile punk, ma in modo più elaborato.

Il secondo è la dark ‘ME AND NOTHING’ con un inizio fluido piuttosto affascinante, che poi diventa un vero pezzo alla Metal Church, con quell’aria soffocante ed epica che tanto ha caratterizzato in passato questo gruppo; è il gioiello di questo disco, un momento davvero pieno di pathos. Ma l’altra è la ficcante ‘PICK GOD AND PRAY’,  la cui potenza sta nel rifframa thrash e nel lato infuocato dell’interpretazione melodica, la quale diventa rovente per le corde vocali che non si risparmiano, con l’aggiunta di acuti selvaggi, ma dove anche il lato strumentale centrale continua integerrimo a sputare fuoco tra basso e drumming per un bellissimo ponte. Le composizioni minori ci sono, ma sempre di grande impatto, funzionanti e piene di grinta, quindi nessun filler, ma solo un disco perfettamente pensato. In due dei brani minori ‘These violent Thrills’ e ‘All that We destroy’ si sente, sotto, la riffica classica dei Metallica, ma la band gioca sempre a stravolgere qualsiasi idea prenda anche da altri.

La band è dentro la tradizione di se stessa, sebbene si sentano certe differenze, anche portate dal nuovo cantante. I Metal Church sono considerati dei musicisti che nel loro Heavy metal classico sono riusciti a mettere in equilibrio Thrash e Speed. Nascono discograficamente nel 1984, dopo le uscite di Metallica e Slayer, e delle escrescenze di questi due miti, hanno preso le durezze necessarie a far divenire più rutilante il loro heavy sound. Ma in questo lavoro, la cosa che emerge subito al primo ascolto è il gioco dei riff che si susseguono incessanti, cambiando e allacciandosi fra loro nella diversità, all’interno di una stessa canzone.

Del resto la chitarra sembra proprio godere nell’inventare riff e pad che amplino la dinamicità. E’ proprio il tipo di uso della chitarra che un metallaro ama ascoltare. I Metal Church rimangono fortemente personali, in grado di proseguire la loro storia senza troppo diventare altro, anche se naturalmente varie trovate possono ricordare parzialmente band storiche. Tra le band nate molto successivamente, possiamo vedere che le soluzioni riffiche ed il respiro globale dei Metal Church, l’hanno assunto gli svedesi Wolf, che si trastullano in modo credibile coi riff e con un certo mood heavy prediligendo una venatura sporca e ombrosa, evitando quasi sempre il lato Power, sebbene neanche i Wolf ormai siano una band nuova visto che ha ormai 23 anni di pubblicazioni alle spalle. Per essere più chiari, i M.Church non suonando alla Accept o alla Saxon, in quanto rispetto a questi ultimi hanno un afflato meno diretto e più elaborato. L’album è senza sbavature, anche nei brani minori è presente un guizzo da artista ispirato.

Insomma, l’Arte degli anziani ancora si dimostra spiritualmente giovane.

Roberto Sky Latini

Another Judgement Day
Congregation of Annihilation
Pick a God and Prey
Children of the Lie
Me the Nothing
Making Monsters
Say a Prayer with 7 Bullets
These Violent Thrills
All That We Destroy
My Favorite Sin (bonus track)
Salvation (bonus track)

Marc Lopes – vocals
Kurdt Vanderhoof – guitar
Rick Van Zandt – guitar
Steve Unger – bass / vocals
Stet Howland – drums