THE RETURN OF THE GODS FESTIVAL @ Arena Parco Nord – Bologna – 02-07-2023
A cura di Giacomo Cerutti

SADIST, VEKTOR, FLESHGOD APOCALYPSE, CORONER, ELEGANT WEAPONS, KREATOR, PANTERA

Metallari e metallare ben ritrovati dopo tanti anni all’Arena Parco Nord di Bologna, teatro dell’attuale KNOTFEST e di alcune gloriose edizioni del GODS OF METAL e SONYSPHERE, ma a proposito degli “Dei del metal” è proprio il caso di dire che “A volte ritornano!”, infatti oggi si svolgerà la prima giornata del THE RETURN OF THE GODS FESTIVAL, nuovo evento targato Vertigo Hard Sounds che ha chiamato sul palco i mitici PANTERA, in seguito alla decisione di Philip Anselmo e Rex Brown di riunirsi dopo oltre vent’anni, ingaggiando come sostituti dei compianti fratelli Dimebag Darrel e Vinnie Paul, lo straordinario chitarrista Zakk Wylde (Black Label Society e Ozzy Osbourne), nonché grande amico di Dimebag, mentre come batterista è stato scelto l’eccezionale Charlie Benante (Anthrax). Questa operazione con lo scopo di celebrare il loro glorioso passato, ha sollevato tra i fans un gran polverone, ma senza dubbio ne ha richiamati altrettanti ai pochi e selezionati concerti che stanno tenendo da headliner. Oggi le band che avranno l’onore di condividere il palco con i PANTERA saranno: i SADIST, VEKTOR, FLESHGOD APOCALYPSE, CORONER, ELEGANT WEAPONS e KREATOR, come risaputo dovevano suonare anche i BEHEMOTH, ma purtroppo a causa della cancellazione del volo sono rimasti bloccati ad Anversa, rimane comunque un bill di tutto rispetto che man mano sazierà la fame di metallo dei partecipanti, rendendo la giornata sempre più rovente.

Questa prima domenica di luglio è già di per sé molto calda, ma i fans più irriducibili giungono all’arena già dal mattino presto e una volta aperti i cancelli, come da tradizione scatta la folle corsa alla tanto sudata transenna, ovviamente per chi ha comprato il gold pit.

Complice il lungo viaggio e rallentamenti lungo il percorso, purtroppo entro nell’area concerto che i genovesi SADIST hanno già finito, ma chiedendo l’opinione a qualche spettatore è unanime che i nostri Trevor e soci hanno ben assolto il compito di opening act. Sulla breccia dal 1991, con all’attivo il nono disco Firescorched uscito nel 2022 e il singolo Breathin’ Cancer sfornato quest’anno, hanno dato una scossa iniziale a suon di progressive death metal, riscuotendo buon successo dal pubblico al momento poco numeroso.

Setlist:

Breathin’ CancerSeason in Silence
One Thousand Memories
Tribe
Tearing Away
Accabadora

SADIST line-up:

Trevor – voce
Tommy Talamanca – chitarra-tastiera
Romain Goulon – batteria

VEKTOR

Bene ora il festival inizia anche per il sottoscritto, pronto assieme agli altri metalhead ad accogliere i potenti VEKTOR, band progressive-thrash metal nata nel 2004, la loro entrata in scena suscita già gran clamore e senza indugi partono diretti con Charging the Void, nonostante la calura il pit si anima di moshpit, immerso nella polvere che si alza dal terreno sterrato e pieno di ghiaia. Gli statunitensi riempiono il set con solo quattro canzoni ovvero Black Future e Tetrastructural Minds tratte rispettivamente dal primo e secondo disco, mentre dal terzo e ultimo lavoro Terminal Redux risalente al 2016, oltre al pezzo d’apertura eseguono quello di chiusura Recharging the Void, entrambi di lunga durata ma scorrevoli e carichi d’energia.

Il pubblico li supporta con grande entusiasmo, alimentato da rimiche taglienti sfregiate da assoli, rese compatte da dure linee di basso e sostenute da una martellante batteria, il tutto ben costruito grazie alla loro notevole tecnica e talento, infine il sound è graffiato dalla ruvida voce del frontman David Disanto. La potenza delle canzoni e la loro dinamica presenza scenica, rendono l’esibizione davvero intensa riscuotendo gran successo, raccogliendo meritati applausi e cori dal pubblico già aumentato possono lasciare il palco alla band successiva.

 

VEKTOR line-up:

David Disanto – voce-chitarra
Eric Nelson – chitarra
Stephen Coon – basso
Mike Ohlson – batteria

Setlist:

Charging the Void
Black Future
Tetrastructural Minds
Recharging the Void

Ora sventola nuovamente la bandiera italiana, con l’arrivo di una band che dalla nascita nel 2007 ha incrementato sempre di più la sua fama, questo è evidenziato dalla numerosa schiera di fans che li acclamano rumorosi, loro sono i grandiosi FLESHGOD APOCALYPSE che vestiti e truccati di tutto punto, prendono posizione attaccando con Fury. Una pioggia di decibel si abbatte sulla folla in preda ad una tempesta death metal, dalla chitarra Fabio Bertoletti escono tuoni e fulmini cementati dal basso suonato dal frontman Francesco Paoli, in sostituzione del bassista Paolo Rossi purtroppo anche stavolta assente, come nell’esibizione di supporto ai Testament del primo giugno.

Alla violenza del death metal abbinano sapientemente la componente symphonic, generata da Francesco Ferrini addetto alle orchestrazioni e al piano, ovviamente sempre degna di nota la prestazione di Veronica Bordacchini alla voce soprano, la sua dolcezza ed estensione crea un interessante connubio con il growl cavernoso di Francesco.

Infine Eugene Ryabchenko dà una marcia in più a ogni canzone, in una tempesta di piatti e pelli che completa la fusione symphonic-technical death, creata dai nostri con grande maestria e oltre al loro talento, dimostrano un’ottima tenuta di palco e interazione con i fans i quali apprezzano ogni canzone alzando i pugni al cielo. Inoltre Francesco coglie l’occasione per ringraziare l’ospedale di Bologna, dove secondo le sue parole l’hanno ricostruito per metà, a causa delle fratture multiple riportate dopo una brutta caduta in montagna.

Il repertorio è basato soprattutto sui dischi Veleno e King, che esaltano l’intero audience sino alla conclusiva The Forsaking, dove a gentile richiesta della band nel pit avviene la famigerata wall of death. Per l’ennesima volta i FLESHGOD APOCALYPSE, hanno dimostrato il proprio valore con grinta e passione ma soprattutto divertendosi, chiudendo degnamente la parentesi italiana e spianando la strada alla prossima band.

  

Setlist:

Fury
Healing Through War
Sugar
Minotaur (The Wrath of Poseidon)
No
The Violation
The Fool
The Egoism
The Forsaking

FLESHGOD APOCALYPSE line-up:

Francesco Paoli – voce-chitarra
Fabio Bartoletti – chitarra
Paolo Rossi – basso
Francesco Ferrini – piano-orchestrazioni
Veronica Bordacchini – voce soprano
Eugene Ryabchenko – batteria

Dopo le esibizioni dei VEKTOR e FLESHGOD APOCALYPSE, rimaniamo sulla via della tecnica e diamo il benvenuto ai maestri CORONER, grandi esponenti del technical thrash metal dal 1983 la cui storia comprende uno scioglimento durato dal 1996 al 2010. Inutile dire che il pubblico sempre più numeroso acclama gli svizzeri a gran voce, i quali ricambiano esordendo con Golden Cashmere Sleeper, Part 1, seguita da altre canzoni tratte dalla breve discografia in quanto la loro ultima produzione Grin risale al 1993.

Il trio genera una perfetta miscela tra tecnica, pesantezza e melodia, alternando riff serrati e assoli sfreccianti a parti più leggere e oscure, concatenati dalle solide linee di basso e un preciso lavoro di batteria perseguito con tenacia, il tutto enfatizzato dalla voce sporca e aggressiva del frontman Ron Royce.

Durante l’esibizione l’entusiasmo non accenna a diminuire, applausi e cori non mancano mai sino alla conclusiva Reborn Through Hate, diverse volte li ho visti suonare al ROCK HARD FESTIVAL e METALITALIA.COM FESTIVAL, anche stavolta hanno tenuto uno show di alta qualità senza sbavature.

Dopo vari saluti e ringraziamenti lasciano il palco a testa alta accompagnati dagli elogi del pubblico, attualmente stanno lavorando a nuovo materiale rimaniamo in attesa di scoprire, cosa tireranno fuori dopo tanti anni questi mostri sacri.

Setlist:

Golden Cashmere Sleeper, Part 1
Serpent Moves
Divine Step (Conspectu Mortis)
Semtex Revolution
Status: Still Thinking
Masked Jackal
Grin (Nails Hurt)
Reborn Through Hate 

CORONER line-up:

Ron Royce – voce-basso
Tommy T. Baron – chitarra
Diego Rapacchietti – batteria

Finora tutto è filato liscio ma durante il cambio palco, purtroppo veniamo a sapere che i BEHEMOTH non potranno suonare, in quanto il loro volo da Varsavia ha subìto diversi ritardi fino ad essere cancellato, una notizia davvero pessima per i loro fans e il festival in generale, accompagnata dalla proiezione sul megaschermo del video messaggio della band, direttamente dall’aeroporto dove esprimono il loro dispiacere e sperano di recuperare la data in futuro.
Nel frattempo il sole continua a picchiare sulle nostre teste, fortunatamente per davanti al palco la sicurezza spesso passa con la canna dell’acqua, annaffiandoci come piante regalandoci attimi di godurioso refrigerio, inoltre distribuiscono bottigliette d’acqua ai temerari nelle prime file.

Ma tornando al festival ora è il momento dell’esibizione dell’unica band heavy classica del bill, loro sono gli ELEGANT WEAPONS supergruppo formato dal chitarrista Richie Faulkner (Judas Priest), il cantante Ronnie Romero (Rainbow, Lords Of Black, ecc), il bassista Dave Rimmer (Uriah Heep) e il batterista Christopher Williams (Accept).

L’unione di questi artisti dal solido background avvenuta nel 2022, ha rapidamente dato origine al debut album Horns for A Halo pubblicato quest’anno, preceduti dall’intro di Terminator II eccoli prendere posizione acclamati dalla numerosa folla, irrompendo con Do or Die fanno subito salire l’adrenalina. In mezzo a tutta questa musica estrema i nostri fanno splendere la spada del classic metal, con la quale battezzano il pubblico che viene risucchiato da un vortice di riff e assoli incendiari, dove non manca mai la melodia ed è tenuto saldamente dal massicce linee di basso, ulteriormente rinforzato da una batteria picchiata con potenza. Inutile dire che ogni componente è un ingranaggio ben oliato di una macchina da live, guidata dal carismatico Ronnie che con voce graffiante ed estesa cattura l’intero audience, che apprezza ogni canzone proposta riassaporando il sound degli anni ‘80 con un tocco di modernità.

A proposito di classicità dato che Ronnie ha militato con Michael Schenker Group/Fest, eseguono alla perfezione la celebre cover degli UFO Lights Out ma non è finita! Per concludere al meglio una performance già eccezionale omaggiano i leggendari Black Sabbath con War Pigs, cantata all’unisono da tutta l’arena. Gli ELEGANT WEAPONS li avevo già visti da lontano al GRASPOP METAL MEETING, oggi me li sono veramente goduti appieno e spero dato i loro impegni con le rispettive band, che proseguano con questo progetto con il quale sicuramente ci darebbero tante soddisfazioni.

Setlist:

Intro Terminator 2
Do or Die
Blind Leading the Blind
Horns for a Halo
Dirty Pig
Dead Man Walking
Lights Out (UFO cover)
Downfall Rising
Bitter Pill
White Horse
War Pigs (Black Sabbath cover)

ELEGANT WEAPONS line-up:

Ronnie Romero – voce
Richie Faulkner – chitarra
Dave Rimmer – basso
Christopher Williams – batteria

L’arena si è riempita e dopo l’heavy classico data la mancanza dei BEHEMOTH, si passa al thrash old school dei teutonici KREATOR, durante il cambio palco viene issato il loro telone ma grazie alle folate di vento, s’intravedono cadaveri impalati e impiccati ulteriore segno che evidenzia la pericolosità della band. Il pubblico è già in fermento e quando parte l’intro Sergio Corbucci Is Dead si sollevano urla, partono le note di Hate Über Alles il telone cade, ed ecco i maligni KREATOR circondati da una spaventosa coreografia sormontata da un gigantesco demone centrale, un inizio da infarto che è solo il preludio di ciò che avverrà.

Mille Petrozza e compagni dettano legge dal 1984 e da un’arsenale di ben quindici dischi, traggono munizioni che scaraventano sulla folla dalle primissime bombe a mano Terrible Certainty e Betrayer, a seguire cannonate come Enemy of God, Phantom Antichrist e Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite), sino alle più recenti ma non meno devastanti Satan Is Real e 666 – World Divided.

Ovviamente queste sono solo alcune tratte dal vasto repertorio, e, dal nuovo Hate Über Alles eseguono anche Strongest Of The Strong, che dedicano ai loro amici BEHEMOTH e in seguito a tutto il pubblico, che trasforma il pit in un campo di battaglia provocando una tempesta di sabbia, era scontato che si sarebbe scatenato l’inferno! Le chitarre assetate di sangue sprigionano riff violentissimi e cruenti assoli, Frédéric Leclercq (ex Dragonforce) ormai è perfettamente integrato e i suoi giri di basso rimbombano nello stomaco, mentre Ventor macina piatti e pelli procedendo come un carro armato.

La gola dell’inossidabile Mille Petrozza è come un lanciafiamme, e, il suo potere di coinvolgimento è totale grazie ai suoi incitamenti nel fare wall of death e circle pit, inoltre crea una sinergia sul palco affiancando costantemente i suoi compagni.

Concedendosi pochissime pause bruciano rapidamente il set, tenendo in serbo una micidiale tripletta composta dalle esplosive Violent Revolution, Flag Of Hate e Pleasure To Kill, per un finale mozzafiato di un live che come sempre si rivela una garanzia senza fare prigionieri, mentre in platea si contano le prime vittime i superstiti ricoprono i KREATOR di urla e applausi, mentre trionfalmente lasciano il palco ai tanto attesi headliner.

Setlist:

Intro – Sergio Corbucci Is Dead
Hate Über Alles
People of the Lie
Awekening Of The Gods (intro)
Enemy of God
Betrayer
Phobia Satan Is Real
Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
Hail to the Hordes
666 – World Divided
Phantom Antichrist
Strongest Of The Strong
Extreme AggressionTerri
ble Certainty
Violent Revolution
Flag Of Hate
Pleasure To Kill 

KREATOR Line-up

Mille Petrozza – voce-chitarra
Sami Yli-Sirniö – chitarra
Frédéric Leclercq – basso
Ventor – batteria

Metallari e metallare siamo giunti al culmine del festival, abbiamo sopportato il caldo torrido e mangiato la polvere ma abbiamo resistito, eccoci qua in contemplazione del palco coperto dal telone con il logo dei PANTERA, una band che ha fatto la storia del metal e che in molti come il sottoscritto, non hanno mai avuto la fortuna di vedere negli anni ’90, quindi anche se con solo due membri originali è un sogno che si realizza. Il sole è calato e ad un tratto sugli schermi laterali, parte una sequenza di spezzoni di filmati di repertorio dell’epoca d’oro, questo è sufficiente a far salire la tensione alle stelle, poi compaiono il logo CFH e le sagome bianco su nero dei fratelli Dimebag e Vinnie, l’emozione è incontenibile l’attesa è finita! Il palco s’illumina e si sente un plettro sfregare sulle corde, è l’inizio di New Level nonché segnale per far cadere il telone, eccoci di fronte ai PANTERA che fanno esplodere l’arena con un boato, mandando in delirio i fans che si lanciano in un moshpit generale.

Momenti in cui quando sei sul palco ti senti il padrone del mondo, e il buon Philip Anselmo tiene in pugno ogni singolo spettatore con carisma e tenacia, basta che solleva il pugno per ottenere l’approvazione globale e rivolgere il microfono per far cantare all’unisono, anche se ovviamente i fans cantano spontaneamente le pietre miliari come Mouth for War, Becoming e 5 Minutes Alone che sono rimaste scolpite nel DNA. Il loro sound è un concentrato di rabbia e violenza bestiale, che schizza fuori dagli strumenti e dalla voce abbattendosi sulla folla come un palazzo che crolla ad ogni canzone, il pilastro Rex Brown dopo tanti anni tiene ancora bene il palco affiancando Philip e Zakk, le sue possenti linee di basso sono dei cingolati che ti ribaltano le budella. L’indomabile Zakk Wylde considerando l’importanza del ruolo che ricopre sia a livello tecnico sia emotivo, data la profonda amicizia che lo legava a Dimebag è concentratissimo, scuote la sua chioma facendo urlare e stridere la chitarra in un susseguirsi di riff di cemento armato e assoli fulminanti, solo un asso della chitarra come lui era in grado di suonare le sue canzoni mettendoci tutta l’anima. Lo stesso per Charlie Benante sedersi al posto di Vinnie è un’immensa responsabilità, ma i quanto militante negli Anthrax si rivela un’ottima scelta, con la forza di uno schiacciasassi e la precisione di un metronomo, si accanisce su piatti e pelli facendo esplodere le nostre casse toraciche. Infine la seconda colonna portante non può essere che Philip in perfetta forma, sfoggia una voce pazzesca dagli acuti laceranti mantenendo alto l’entusiasmo mentre in platea succede il pandemonio.

Canzone dopo canzone il moshpit è sempre più violento, nelle prime file la pressione è disumana e le ossa scricchiolano sulla transenna, la situazione si calma solo con le dolci note di This Love prima che riprenda il tiro aggressivo, giusto il tempo di riprendere fiato prima della bastonata sui denti dal titolo Fucking Hostile. Dopodiché la quiete dopo la tempesta, la band lascia il palco e con di sottofondo Cemetary Gates  sugli schermi laterali appaiono i nomi dei fratelli Abbot, mentre sullo schermo centrale viene proiettato un video che li ritrae in scene di vita quotidiana, dei backstage e dei live, un omaggio davvero commovente che sostituisce il moshpit alle lacrime, dando spazio ai sentimenti quelli veri e sinceri, i fans guardano con occhi lucidi e devozione come gli stessi di Philip e Rex, i quali sicuramente versano lacrime in ricordo dei tanti bei momenti passati assieme, di quanto hanno condiviso e soprattutto cosa hanno creato.

Una volta finito il video la band li omaggia ulteriormente suonando Planet Caravan dei Black Sabbath, celebre cover presente sul disco Far Beyond Driven, questo è un altro momento magico che rimarrà impresso nel cuore, subito dopo si apre una parentesi allegra in quanto il 30 giugno era il compleanno di Philip, la crew porta sul palco la torta e assieme al pubblico cantano “happy birthday… to Filippo”. Il frontman ringrazia commosso affermando di essere felice che l’ultima data del tour sia in Italia, ne approfitta per chiedere quanti li hanno visti suonare negli anni ’90 e quanti per la prima volta, incredibilmente la maggior parte li ha visti stasera e questo lo riempie di orgoglio. È il momento ideale per far intendere ai fans quale sarà la prossima canzone, precisando che tutti l’avranno ascoltata centinaia di volte non c’è ombra di dubbio, dalla chitarra di Zakk parte inesorabile il riff di Walk, che ci colpisce proprio come il pugno in faccia della copertina di Vulgar Display Of Power, cantata a squarciagola tanto da sovrastare la voce di Philip, che con sorpresa viene raggiunto sul palco dai KREATOR che si aggiungono ai cori, ennesimo esempio di fratellanza che rende questo concerto ancora più speciale.

Sul finale viene concatenata con un mashup di Domination e Hollow, riprese nelle solo parti finali dove Zakk dà il meglio di sé negli assoli, comunque penso di parlare a nome di tutti dicendo che due hit di tale calibro, le avremmo volute sentire per intero invece di avvertire quella sensazione amara di “voglio ma non posso”. Il colpo di grazia di questo massacrante live non poteva essere che l’immancabile Cowboys From Hell, urla disumane riecheggiano nel sentire il riff iniziale, un’onda d’urto si propaga facendo tremare non solo l’arena ma tutta Bologna! Nonostante la pesante giornata sotto il sole e la dilagante violenza i fans sono ancora assetati di metallo, hanno ancora voce per reclamare l’ultima canzone e quindi la band si consulta e Philip annuncia come pezzo finale Yesterday Don’t Mean Shit, onestamente ho sperato sino all’ultimo che suonavano Revolution Is My Name, con la quale li ho conosciuti e quindi ne sono particolarmente affezionato.

Come ulteriore finale dopo i saluti da parte della band, Philip invita il pubblico a cantare con lui il ritornello di Starway To heaven, brividi lungo la schiena per uno show che purtroppo è giunto davvero alla fine, dopo prolungati saluti, ringraziamenti, urla, cori, lanci di plettri e bacchette e il photofinish sul palco con tutta la crew, i PANTERA si ritirano vittoriosi per la granitica e straordinaria performance, che ogni singolo fan porterà con sé in eterno.

Cos’altro posso dire del THE RETURN OF THE GODS FESTIVAL? È stato un evento sicuramente oltre le aspettative, tutte le band hanno dato anima e corpo per dare ai fans la miglior performance, raggiungendo appieno l’obbiettivo contribuendo a rendere sempre più grandioso quest’evento, la cui apoteosi è giunta grazie ai PANTERA che con il loro inconfondibile ruggito, hanno riportato in vita il loro glorioso passato, mentre a tutti coloro che erano contrari sulla loro reunion, voglio semplicemente dire… dovevate esserci! Ringraziamo la Vertigo Hard Sounds per il grande impegno dimostrato nell’organizzare questo fantastico evento, riuscendo nell’impresa di riportare in Italia una leggenda del metal mondiale. Alla prossima!

Setlist:

A New Level
Mouth for War
Strength Beyond Strength
Becoming
I’m Broken
Suicide Note Pt. II
5 Minutes Alone
This Love
Fucking Hostile
Cemetery Gates (solo la prima parte)
Planet Caravan (Black Sabbath cover)

Walk
Domination / Hollow (solo le parti finali)
Cowboys From Hell

Encore:

Yesterday Don’t Mean Shit

PANTERA Line-up

Philip Anselmo – voce
Rex Brown – basso
Zakk Wylde – chitarra (live)
Charlie Benante – batteria (live)