Spirits Of Fire

Embrace the Unknown

Dischi di spessore esistono ancora, basta cercarli, e quando si trovano tornano sia i brividi che l’enorme piacere di succhiarne ogni passaggio ed ogni suono.

E se poi canta Fabio Lione la qualità è di sicura presenza, e qui lui testimonia la sempre maggiore bravura. Davvero Lione ha la capacità di farsi puro mattatore, afferrando sia le cadenze di Ronnie Dio che quelle di Bruce Dickinson e incastrando tali ispirazioni dentro la sua peculiare e personale essenza canora. Epicità, cattiveria, raffinatezza, sono declinate dentro una capacità narrativa di elevata voluttà espressiva. Non esiste neanche una traccia minore, composizione ed esecuzione sono magistrali, potenti, esaustive. Il chitarrista e leader Christopher Caffery ha scritto un’opera che colpisce e affonda, abile nelle atmosfere e nell’assemblare varie parti. Dopo il disco del 2019 uscito con alla voce Tim Ripper che dava una impronta Judaspriestiana, il cambio al microfono non penalizza assolutamente l’opera in questione.

La prima traccia ‘A SECOND CHANCE’ rende bene la sua scontrosità da impatto duro, tra Iron Maiden, Metal Church e Vicious Rumors, imbrattando il quadro sonoro di asprezza e assaltando l’ascoltatore in modo ruvido; si esalta l’elemento aggressivo. ‘INTO THE MIRROR’ è un cadenzato middle-time che rientra in cose tradizionali dell’Heavy Metal ottantiano ma il suo respiro è pieno di ariosità e le vocalizzazioni sono immerse in una chitarra rovente. L’eleganza più tipicamente alla Lione emerge nella bellezza della title-track ‘EMBRACE THE UNKNOWN’ che è costruita per essere  scintillante e delicata nella sua linea melodica. Anche ‘SHAPES Of A FRAGILE MIND’ tira fuori la grande duttilità di Lione, ma è l’originale incrocio fra Judas ed Helloween a risultare ottima soluzione d’intersezione. E ancora Lione s’impegna con successo in ‘HEARTS IN THE SAND’, stavolta teatralmente, ed il pezzo diventa meno diretto e più introspettivo, ma con una grande fluidità percettiva. Nonostante la chitarra soffice un po’ già sentita, il brano ‘SEA OF CHANGE’ è un signor-episodio, enfatico dove la suadenza vocale e strumentale s’intrecciano con ampia verve evocativa. I momenti più coralmente cantabili, e quindi più orecchiabili, non diventano mai spade spuntate, ma conservano tonicità e nei momenti soft inebriano di una bella sensazione emozionale. Infatti ‘Wildest Dreams’ ha un ritornello canticchiabile  ma il suo ponte solistico è altamente originale e corposo. E le due ballate ‘Remember my name’ e ‘Out in the Rain’ hanno appeal fascinoso, di profondo feeling dove la voce di Lione è ancora una volta fondamentale; la seconda soprattutto è intrigante coniugando alla maniera di Halford, classe e tensione emotiva.

Il risultato di questo lavoro è galvanizzante, riempie il fruitore di chitarre taglienti e di vocalizzi ipertrofici. Gli arrangiamenti sono ricchi, si espandono con cura ma senza mai raffreddarsi, mantenendo una esalazione da calor lavico. La ritmica è sicuramente una sezione che sorregge alla perfezione le strutture, anzi, sono essenziali per la tenuta dell’anima arrembante. Lione ancora una volta dimostra che nessuno riesce a batterlo nelle sue capacità interpretative, anche stavolta riuscendo ad ampliare il suo raggio formale d’azione, variando con le timbriche in modo straordinario. Ma le parti delle asce non  sono da meno sfornando idee che posseggono giravolte e suoni molto interessanti, mai banali. Supergruppo americano, con membri di altre realtà ben conosciute, in cui il famosissimo italiano si trova a suo agio nelle escursioni espressive, e anche se in qualche momento sembra al massimo del suo potenziale, oltre il quale non potrebbe andare, gestisce così bene quei limiti da non perdere mai il filo del discorso. Oltre ai gruppi già nominati potremmo aggiungere i Savatage come riferimenti stilistici. L’insieme è molto debitore del decennio anni ottanta, però dall’attualissima energia, in forma strepitosa e voracità virulenta. Vi si trova una netta dinamicità che non si accontenta di riff-strofa-ritornello. Se uno vuole sapere come va suonato il classico Heavy Metal oggi, basta entrare in questa opera d’arte che non cede mai un momento, in grado di  evitare qualsiasi momento morto, e che spiega bene come mettere il proprio genio a disposizione della musica.

Roberto Sky Latini

A Second Chance
Resurrection
Wildest Dreams
Into the Mirror
Embrace the Unknown
My Confession
Sea of Change
Shapes of a Fragile Mind
Hearts in The Sand
House of Pain
Remember My Name
Out in the Rain

Fabio Lione – vocals
Christopher Caffery – guitar
Steve Di Giorgio – bass
Mark Zonder – drums