Sleep
Dopesmoker
Guardare oltre la cortina di fumo, cercare la via, annusare l’aria per trovare chi vive per ciò per cui vivi tu e sperimentare insieme un cammino che porta inevitabilmente nella città dei sogni: il cammino verso la Mecca, questa volta rappresentata dalla città di Riff: un abitato costruito con amplificatori e dove la Marijuana è l’unico Messiah da adorare e glorificare e la cui vita è scandita dalle casse che emanano musica e mantra perché il viaggio non si ferma, anche se si è arrivati nella città dei sogni.
Sostanzialmente il concept che si cela dietro Dopesmoker è questo, concepito dalla mente di quel meraviglioso trio amante dei Black Sabbath e della ganja che risponde al nome di Sleep. Dopesmoker compie 20 anni, anche se in linea teorica ne avrebbe molti di più, almeno 10 in più, visto che doveva essere il seguito di quel capolavoro che risponde al nome di Holy Mountain del 1992.
La genesi di questo disco è decisamente una delle più travagliate della storia della musica, tanto che pur essendo stato partorito e registrato tra il 1993 e il 1994, l’album vede la luce solo nel 2003 grazie all’interessamento della Tee Pee Records, che riesce a fare esplodere la bomba e riesce a riaccendere i riflettori sugli Sleep, una band fantastica scioltasi troppo presto e con ancora troppe cose da dire: fu infatti il rifiuto della London, major che a quei tempi si era accaparrata i servizi degli Sleep, a far cadere la goccia che fece traboccare il vaso, così che la band decise di sciogliersi dato che la sua opera più ambiziosa, la sinfonia composta di Stoner riffing, portati avanti per più di un’ora a costituire un unico, venne letteralmente scartata in malo modo: questo fece pensare a tutti i componenti degli Sleep che non ci fosse più spazio per loro e per la loro proposta.
Il mancato coraggio di un’etichetta fece chiudere bottega ad una delle band più interessanti del panorama stoner/doom dei tempi e questo potrebbe rappresentare perfettamente il senso di totale mancanza di lungimiranza da parte delle Major, soprattutto tenendo conto che furono proprio quelli della London a volerli fortemente nel loro roster ma quando si trattò di concretizzare il progetto si tirarono indietro, lasciando così a marcire in un cassetto un capolavoro della musica contemporanea; perché è esattamente di questo che stiamo parlando, Dopesmoker è un’opera magna in cui si concentrano tutte le esperienze musicali e trascendentali che il trio portava dietro di sé, dentro di sé e che sentiva la necessità di voler regalare al mondo.
L’album è un’esplosione di riff stoner e doom e psichedelia in grado di avvolgere completamente chi si approccia all’ascolto, è un viaggio circolare in grado di rappresentare un infinito loop in cui perdersi e ritrovarsi in continuazione, sperimentando ciò che il momento lisergico riesce a farci percepire. Il riffing è dilatato e massiccio allo stesso tempo, sostenuto da volumi inumani e carico di basse frequenze in grado di caricare ulteriormente il sistema limbico per lasciarlo esplodere all’interno di quel mantra circolare che la musica viene a rappresentare sia per gli Sleep sia per chi ne usufruisce.
Non bastano le parole per descrivere l’opera che avevano in testa e che hanno realizzato, perché in questo disco, forse come mai in nessun altro disco stoner, è davvero la musica a farla da padrona andando ad aggredire, avvolgere e cullare i sensi nella loro totalità: concentrandosi nell’ascolto potrete percepire pienamente, anche con l’olfatto e il gusto gli effluvi sprigionati dalla marijuana che brucia e riempie l’aria del suo fumo denso e acre, tanto da penetrare persino nella pelle. Tutto questo non è stato affatto compreso dalla London Records che si è lasciata sfuggire una ghiotta occasione, occasione che però non è scappata alla Tee Pee Records, la quale nel 2003 si è fatta carico di stampare questo capolavoro: il successo è stato planetario, tanto che la prima tiratura andò esaurita in pochissimo tempo e ne dovettero stampare altre copie.
L’eco di Dopesmoker fu talmente tanto elevata che gli Sleep cominciarono a pensare che fosse giunto il momento di tornare insieme, nonostante sia Mike Patt sia Al Cisneros avessero le proprie carriere musicali molto ben avviate: ma l’hype verso Dopesmoker non si esaurisce velocemente, anzi, sembrerebbe esserci quasi una gara ad accaparrarsi i diritti per poterlo stampare ed è così che ne vengono rilasciate svariate versioni, la cui ultima è una delle più prestigiose ed è edita dalla Southern Lord, che ne stampa un vinile in altissima qualità, con una stampa in altissima definizione e un packaging spettacolare e ricco di particolari: inutile dire che tutte le stampe e le successive ristampe sono oggi totalmente soldi out e volendo accaparrarsene una copia, sono necessari un bel po’ di soldi e svariato tempo di ricerca, tutto questo a dimostrazione dell’importanza che quel disco ha per il mondo dello stoner doom e non solo.
In ogni caso nell’ambito stoner c’è un prima Dopesmoker e un dopo Dopesmoker, come se questo album/concept/opera avesse fatto da vero e proprio spartiacque nel modo di concepire il concetto di stoner: qui infatti non troverete accondiscendenza che non sia voluta dai compositori, non troverete quelle pause carezzevoli che caratterizzano ogni disco stoner se non sono utili al viaggio in cui i Nostri decidono di portarci e soprattutto non troverete un riff che sia banale o semplicemente messo lì a mo’ di riempitivo: questo platter è stato elaborato in ogni minimo dettaglio ed ogni singola nota è funzionale a portare avanti il cammino.
Dopesmoker, così come le altre produzioni degli Sleep, ma Dopesmoker in particolare, non è affatto un disco per tutti e per affrontarlo e sostenerlo richiede una preparazione elevata e una certa predisposizione mentale, perché se Holy Mountain è, pur prendendo tutto con le pinze, vicino alla forma canzone ed è suddiviso in tracce, qui la forma canzone è completamente destrutturata a favore della necessità che tutto suoni ciclico, che tutto riesca a ritornare ed a istillarsi ancora più in profondità, perché solo così ci sarà la possibilità di assurgere all’arrivo alle porte della Terra Promessa, una nuova Gerusalemme che vive di altri misteri e incroci di altre culture.
Venti anni non sono tanti per un disco di tale fattura e di tale portata, anzi credo che molte più persone che si approcciano allo stoner, dovrebbero entrare dentro questo concept ed esplorarlo profondamente, perché si renderebbero conto che dopo Dopesmoker poche sono le possibilità di dire realmente qualcosa di interessante, può darsi bello e anche piacevole da ascoltare, ma interessante e profondo come questo disco sicuramente no.
Buon compleanno Dopesmoker, nella speranza che possa invecchiare bene, a monito delle generazioni che verranno, perché imparino che la musica non è solo un passatempo, ma qualcosa che coinvolge i sensi e i sentimenti.
Daniele “Darklordfilthy” Valeri
Elektra Records
www.weedian.com
Dopesmoker
Holy Mountain
Al Cisneros – bass, vocals, waterpipe
Matt Pike – guitars
Jason Roeder – drums