Sick’n’ Beautiful

Startruck

L’essenza kitsch fa parte integrante dell’immaginario metal, che estremizza ogni parte di sé. I Sick&Beautiful sono al terzo album, entrati a far parte del mondo più fumettistico e pacchiano, sia dal lato del look, sia da quello delle idee compositive, e come avvenne per i Kiss o per Alice Cooper, la musica che condisce questa attitudine può essere leggera, ma anche tonica, forte e seriosa. Il kitsch di questo full-lenght diventa teatralità, ardore, pugno in faccia e alla fine “vera rilevante sostanza”, quindi una ispirazione artistica valoriale. Si mescolano energie aggressive con istanze pop, sinergia utilizzata ormai da tempo nel mondo metal, ma il risultato non è affatto scontato. Il concetto portante è di tipo Alternative, una avanguardia già da tempo codificata per cui forse non più davvero avanguardistica, ma che significa non essere poi così commerciali nonostante alcune cose pop ed elettroniche inserite.

Quello che la band vuole subito mettere in chiaro con la prima traccia ‘TONIGHT WE GO TO WAR’  è che non si scherza; è un colpo da arma da fuoco che mira con lenta cura al bersaglio, fredda determinazione e cruda immagine metallica, cattiva quanto basta. Le velleità sono di quelle di chi osa, e la title-track ‘STARTRUCK’ lo dimostra unendo durezza e melliflua suadenza.  Che ci sia consistenza eclettica lo dimostrano le giravolte elettroniche di ‘DROP IT 2 THE B’, guidate da una linea cantata Pop straniante, con dentro una miscela distorsiva chitarra-synth, che diventano un colpo divertente quanto contundente. Alla ricerca di un pezzo più classicamente fruibile incontriamo ‘DEEP END DARK’ che col suo ritornello di facile fruibilità dà un po’ di ariosità ad un lavoro a volte claustrofobico per quanto piacevolmente allucinato; ma i pezzi come questo sono pieni di carica ed intensità, a testimonianza della bravura scritturale del gruppo. I musicisti lasciano più volte intravedere la loro profonda cultura musicale, e lo fanno benissimo con la mezza New Wave anni ottanta ’SCHADENFREUDE’, mischiandoci un po’ di rap che non appare affatto fuori luogo,  ampliando la loro verve poliedrica già confermata in passato. Fra gli episodi migliori va citata la conclusiva ‘YTOPYNONAVEVANONYPOTY’, corrosiva e pesante, che arremba e opprime l’ascoltatore, aggrappandovisi addosso e portandolo giù, affondandolo in una sonorità impastata e collosa; solo che a me è venuto da sorridere perché nella ripetizione del titolo mi veniva in mente ‘I Nani’ di Richard Benson. ‘Forse l’unico filler è rappresentato dalla ballata ‘Angels be fallin’, una cosa catchy che sembra troppo banale anche per il mondo pop vero e proprio, la colpa non è tanto nell’arrangiamento quanto proprio nella linea melodica arcigià-sentita.

L’insieme sonoro di questo disco usa modalità americane di metallaggio metalcore/Industrial/gothic/hard/heavy. Importante l’apporto di tutte le sezioni strumentali. Magari mancano un po’ di assoli che in alcuni casi non ci sarebbero stati male. Per ciò che riguarda l’atteggiamento della singer, si può guardare a cantanti tipo Maria Brink degli In This Moment nei momenti più sperimentali o di Lizzy degli Halestorm (Lizzy) nelle melodie più rockettare, ma veramente la sua abilità interpretativa la porta ovunque nel panorama mondiale, finanche alla germanica Nina Hagen (per esempio in ‘Schadenfreude’). Sicuramente il fatto che questa musica si siti nel metal moderno fa sì che abbia assonanze con cantanti di ultima generazione come per esempio la finnica Netta Laurenne degli Smackbound, la cui forza aggressiva è significativa. Questi accostamenti hanno preso ad esempio le cantanti femminili, però possiamo anche vedere che a livello concettuale ci sono dentro Marylin Manson; Ministry; Rob Zomby; Rammstein ed altre realtà più contemporanee.  Ma i SnB non si cuciono addosso  un vestito troppo stretto e, al di là dei generi, hanno attuato una propria personalità fatta di canzoni così accentate da non poter essere catalogate in maniera precisa. Ciò vale sia per le strutture che per la voce che possono essere paragonate a tante stilistiche, ma senza una direzione precisa, permanendo una libertà espressiva che permette loro di scrivere tutto in modo funzionale e pregnante. Seppure vengono inserite sponde orecchiabili a cui aggrapparsi, l’immersione è anticommerciale, e se farà successo commerciale è perché è ficcante ogni passaggio elaborato. Il kitsch nell’Heavy Metal non è un elemento che sminuisce, anzi, nel suo carattere esagerato e sfacciato ne è una delle essenze fondanti. E la bellezza del metal sta nel riuscire a creare valore musicale anche sotto questa attitudine. I SnB stanno riuscendo a diventare un prossimo metro di paragone. Con questo disco si sono messi a rischio, la prossima volta, di non riuscire a fare meglio.

Roberto Sky Latini

Tonight we go to war
Starstruck
Drop it 2 the b
This is not the end
Defy the light
Deep end dark
Schadenfreude
Pull of gravity
Pray tell me
Angels be fallin’
Ytopynonavevanonypoty