Seven Spires

Gods of Debauchery

Oggi al terzo album dal 2017, questi americani hanno afferrato sin da subito il toro per le corna con una musica che è diventata presto matura e pregnante. Nessun senso di inferiorità e nessuna debolezza stilistica.

Pur sviluppandosi in mezzo a tanti esempi del genere, essi hanno trovato un modo fresco e ispirato per esserci. Non sono melensi, non sono freddi, non sono copie di nessuno. Al di là del fatto che è la conclusione del concept, atto finale, musicalmente si percepisce un tasso sinfonico maggiore.Già il primo pezzo, ‘WANDERERS PRAYERS’, quasi un intro anche se cantato, fornisce una interessante impostazione, poi arrivano la seconda e la terza traccia che si buttano a capofitto nel Death melodico, molto duro e molto sinfonico. La prima è la title-track “GODS OF DEBAUCHERY” che epicamente combatte una battaglia sonora molto dinamica e non usa mai il cantato pulito. Più articolata ‘THE CURSED MUSE’, ci ricorda le vesti musicali dei Cradle Of Filth, con la stessa furia metallica e lo stesso sinfonismo di base, con l’aggiunta di una voce pulita che ha la sua parte importante nel pezzo. L’orecchiabilità spinta si sposa all’energia in ‘GHOST OF YESTERDAY’ dove l’acuto vocale è incredibile. Molto divertente ‘LIGHTBRINGER’ che dimostra a tutti come si possa giocare con una certa espressività pop-disco conservando la bellezza e la verve rockettara; non sono originali in questo ma hanno imparato la lezione, e con questa song lo fanno notare. ‘In sickness, in Healt’ forse è una ballata troppo pop, ma ha una certo fascino, sebbene sia l’arrangiamento gotico, e non la melodia, a renderla intensa nel modo giusto.

La voce della singer è in grado di spaziare in tutte le modalità, tra pulito e screaming/growl con abile qualità da virtuosa. Anzi, il suo canto violento è superiore a molte altre voci del genere. La sua ugola è una tempesta infuocata. Già ce lo aveva preannunciato sul disco precedente, ma qui si appropria di maggior spazio ed incisività. La voce pulita è suadente come sempre, e mantiene il suo valore espressivo come avveniva nei dischi passati. Forse ci sarebbe stata bene più chitarra solista. L’album non delude le aspettative anche guardando il buon album precedente ‘Emerald Sea’. La differenza tra i due sta nella maggiore compattezza compositiva qui, mentre l’altro del 2020 aveva punte in basso non esaltanti ma anche punte in alto più elevante che in quest’ultimo lavoro (ben quattro pezzi dal netto maggior grado artistico rispetto alle migliori di questo); ma nella media siamo allo stesso livello valoriale. Qui le flessioni sono meno accentuate, come anche le impennate. L’appeal rimane forte. C’è un feeling dal gusto accattivante e l’abilità è di tirarla fuori anche se i brani non sono lineari. La raffinatezza sinfonica di questo combo è diversa da quella di Epica, RhapsodyOfFire e Nightwish, talvolta rendendola forse più catchy, ma senza esagerare; sembra un quarta via che anche altri hanno tentato ma con minori risultati estetici rispetto ai Seven Spires che hanno forte personalità. In ogni caso i passi più vicini al mainstream non sono mai scadenti. Ci si chiede quanto pubblico possano attirare, mescolare entità sonore diverse non sempre può essere vincente sugli appassionati di un genere piuttosto che un altro, pur mischiandoli. In molti però ormai lo fanno, con risultati alterni, e pare che abbia successo come se oggi le menti aperte fossero aumentate. Ma qui non si tratta solo di unire influenze diverse, bensì di essere riusciti a trovare un altro tra i modi migliori per esprimerne ancora la sua essenza. Non si è riusciti a scrivere l’opera della vita come sono riusciti i tre nomi citati prima, però la sostanza c’è, ed è bella densa.

Roberto Sky Latini

Frontiers Music
www.sevenspiresband.com

Wanderer’s Prayer
Gods Of Debauchery
The Cursed Muse
Ghost Of Yesterday
Lightbringer
Echoes Of Eternity
Shadow On An Endless Sea
Dare To Live
In Sickness, In Health
This God Is Dead
Oceans Of Time
The Unforgotten Name
Gods Amongst Men
Dreamchaser
Through Lifetimes
Fall With Me

Adrienne Cowan – vocals / keyboards
Jack Kosto – guitar
Peter de Reyna – bass
Chris Dovas – drums