Ring of fire

Gravity

Questo dei Ring of fire è forse un disco più italiano che internazionale non foss’altro per la presenza di noti musicisti nazionali. Essi provengono infatti da altre band quali Temperance e Virtual Symmetry e sono Alfonso Mocerino batterista e Aldo Lo nobile chitarrista. Si può quindi affermare che ad annoverare la nascita della band in terra statunitense sia solo il cantante Mark Boals essendo Vitalij Kuprij un tastierista di origini ucraine ed anche lui artefice di altre band quali Artension e Trans-Siberian Orchestra. Il musicista ucraino ha anche una sua cospicua produzione di dischi registrati a suo nome. Per ultimo ma non ultimo il bassista Stefano Scola già con gli Eversor.I Ring of fire sono ormai da parecchi anni una band che appartiene al roster della Frontiers ed anche questo Gravity viene licenziato per questa etichetta che ormai vanta tra le sue fila le più importanti band del rock mondiale.

Parlando del disco mi risulta difficile non guardare ai suoi album che l’hanno preceduto, soprattutto i primi due che sono secondo me i due punti alti della discografia della band quali appunto The Oracle e DreamTower. A fronte di questi due capolavori ed a otto anni di distanza dal suo predecessore “Battle for Leningrad” esce questo nuovo Gravity. La prova di Mark Boals mi è sembrata buona e calcolando che ormai ha raggiunto i 63 anni d’età, riesce ancora a reggere bene la sua vocalità, e a tenere un’intonazione ed un’estensione cristalline con un timbro ancora potente e diretto che non conosce cadute di tono. (per quanto mi riguarda io ho ancora nei timpani Trilogy di Malmsteen in cui Mark ha cantato uno dei brani più iconici della storia malmsteeniana ovvero “Do you remember (I’ll never forget)). La produzione di questo lavoro è molto buona e ci restituisce una band dal suono potente, ed il suo barocchismo è riconoscibilissimo fattore che avevamo perso nei meandri sinfonici ed epici della note band nostrane, ed ecco che finalmente i Ring of fire ci stanno a ricordare che cos’è il metal neoclassico barocco.I musicisti scelti da Mark Boals sono tutti dei professionisti e reggono benissimo la prova affidata loro, e quindi Lo nobile, ad esempio, nulla ha da invidiare rispetto al pur mitico Tony Mc Alpine, come del resto anche il nostro bassista Stefano Scola, non abbia nulla da eccepire rispetto ai vari Philip Bynoe, Bjorn Englen al basso ma anche il piovresco Virgil Donati viene degnamente sostituito da Nocerino.

Evidentemente il nostro cantante ha ben istruito i suoi musicisti su come dovesse suonare questo disco i dieci brani che compongono Gravitiy,sono tutti bene strutturati ed anche se  tutti rispettano la stessa formula cioè strofa  ritornello bridge etcetc ci troviamo di fronte  ad un disco assolutamente rispettoso dei dettami che sono  stati evidenziati ovvero i dieci brani dovevano continuare la tradizione compositiva  dei Ring of fire e cosi è stato. Cito per dover di cronaca, Storm of the pawn il cui attacco che va dritto alle coronarie e mi ricorda non poco alcune cose del Vivaldi metal Project, non parliamo di plagio ma solo di assonanze che intercorrono tra le due band. E qui penso che il buon Gianluca Mastrangelo avrebbe fatto una prova da incorniciare se fosse stato coinvolto ma questa è una mia considerazione personale, ed il nostro Mark Boals in questo disco sfodera alcuni acuti dei suoi eseguiti magistralmente.

Altro attacco coronarico è la successiva Melancholia qui non posso fare ameno di ricordare una grande disco di malmsteen quale Rising Force in coppia con joe LynnTurner (unico disco a loro nome per altro) cui non so quanto volontariamente la band di Boals  fa riferimento. Di questo brano non mi piace la scelta dei suoni quando ad un certo punto le tastiere fanno una parte che avrebbe potuto fare benissimo un coro oppure Vitalij Kuprij poteva  inserire il classico effetto chorus che avrebbe reso molto di più dei suoni usati per questa fase del brano. Tanto per non andare in ordine cronologico, vi segnalo l’opener The Beginning ,pezzo straordinario la cui vocalità del cantante americano non fa presagire gli anni che sono passati dal suo esordio ma che anzi ha acquisito una maturità timbrica incredibile ed un’estensione vocale potente sia quando prende le note basse sia che quelle alte senza mai cadere di tono il tutto tenuto da un controllo equilibrato. Un disco questo Gravity di cui abbiamo atteso questi lunghi otto anni ma che mai paziente attesa sia stata poi premiata dall’ascolto di questo lavoro per me disco dell’anno , e se avete amato Yngwie Malmsteen amerete questo Gratity alla follia.

Stefano Bonelli

The Beginning
Storm Of The Pawns
Melancholia
Gravity
King Of Fools
Sky Blue
21St Century Fate Unknown
Another Night
Run For Your Life
Sideways

Mark Boals – vocals
Vitalij Kuprij – keyboardas  and piano
Aldo Lonobile – guitars
Stefano Scola – bass
Alfonso Mocerino – drums