Raven

All Hell’s breaking Loose

Dopo tre anni arriva un nuovo album del Corvo inglese, il quindicesimo, e la recensione non può che ricalcare positivamente quella di tre anni fa riguardante ‘Metal City’.

Avevamo detto che quello era un album-mazzata; che il cantante, nonostante l’età, avesse un voce flessibilissima, e oggi non ne ha 62 ma 65 di anni; avevamo detto che si trattava di uno degli lavori più belli del gruppo, ebbene, tutto ciò va confermato e ribadito anche con l’ultima uscita.Album arrembante, cantato benissimo e con virtuosismo, lavoro eccellente, di livello alto. Esso batte anche quelli di tanti giovinastri moderni, pieni di energia ma non così bravi nel comporre. Insomma un disco da situazionare nei posti in alto, nelle classifiche di ogni metallaro sfegatato. La continuità valoriale della band è stupefacente.

I pezzi più eclettici e perfettamente sovrapponibili come pazzia, ai primi due full-lenght della loro discografia, sono l’apripista ‘MEDIEVAL’ e la title-track ‘ALL HELL’S BREAKING LOOSE’, due pezzi al fulmicotone scatenati e irriverenti, pieni di fughe dal centro compositivo che irretiscono e affascinano. Ma è soprattutto la seconda, iperdinamica, a valere un dieci e lode, e giustamente è stata scelta come video. Ma non è che gli altri brani siano tanto meno imbizzarriti e funambolici.

Dobbiamo dire che l’essenza ormai è ben modernizzata; oggi i Raven non sono più solo Speed perché la storia thrash è ormai così tanto evoluta che anche loro vi si immergono, ma non è difficile per loro, essendone in effetti dei precursori diretti. Si tratta di un bel pastone che in ogni singola canzone integra speed e thrash difficilmente separabili. La voce, ripetiamo, è qualcosa di sconvolgente, ancora in preda ad una schizofrenia che deborda, con una ugola in tiro, esecutivamente scintillante.

La sei-corde è uno sferragliare continuo, tra riffing esuberanti e assoli eruttivi di acida intensità. Anche il basso talvolta s’interpone sfacciato. Sono brani che si divincolano, si torcono su se stessi come serpenti sguscianti. E ancora una volta il batterista, alla sua seconda presenza con il combo, tonifica con grande talento la massa sonora d’attacco. Quando uscirono i primi due album, nel 1981 e poi nel 1982, all’interno della corrente della New wave Of British Heavy Metal, essi si rivelarono diversi dagli altri gruppi. La loro sonorità non era simile a quella di Diamond Head; Angel Witch o Iron Maiden che coniarono un suono peculiare oggi riconosciuto anche come approccio stilistico similare; no, i Raven seguirono una strada diversa oggi detta Speed, precorritrice del genere Thrash.

Quando la band cercò di smussarla per inseguire il mainstream, perse feeling, non ebbe il successo sperato. Attualmente possiamo dire che il gruppo rende onore al proprio spirito naturale, facendo rivivere la loro purezza originale in dischi altrettanto potenti, sebbene siano più forsennati per avere sconfinato anche nel thrash che però nacque nel 1983, ben due anni dopo il loro esordio. I Gallagher però hanno attraversato i decenni evolutivi del metal assorbendone intelligentemente certe escrescenze formali, e si sente nei loro ultimi dischi come le idee siano rese strutturalmente equilibrate e funzionanti.

Le ingenuità sono evitate, ma non fortunatamente le schegge adolescenziali, rendendo matura la musica senza eliminare l’attitudine giovanile. In questo sono disarmanti, riescono a stupire per quanto bene riescano a coniugare esperienza ed impeto. Tornando alla vecchia recensione, sempre scritta da me, va ri-sottolineato che non è musica per anziani, nemmeno per i metallari troppo seriosi, qui vince il divertimento e quindi ancora una volta vi esorto, come già feci, a mettere lo stereo “a tutto volume!”.

Roberto Sky Latini

Silver Lining
www.ravenlunatics.com

Medieval
Surf The Tsunami
Turn Of The Screw
All Hell’s Breaking Loose
The Far Side
Desperate Measures
Victory’s Call
Edge Of A Nightmare
Invasion
Go For The Gold

John Gallagher – vocals / bass
Mark Gallagher – guitars
Mike Heller – drums