I/O

Peter Gabriel

Non è facile recensire un artista che ha fatto la storia del rock degli ultimi cinquant’anni, non è facile parlare a cuor leggero di un musicista che è stato un eroe prima con un gruppo che eguali non ha e poi con un’improvvida carriera solista ricca di sfumature e divagazioni musicali sempre al top, non è facile ma ci proverò!

Credo sia importante sottolineare che Peter nel 2023, anno di uscita di I/O, ha compiuto settantatré anni, grande longevità musicale soprattutto qualitativamente parlando. I grandi artisti che hanno questa età e che continuano nella loro ricerca musicale ed interiore non sono poi così tanti ed idealmente quando connetto età a talento e ricerca sonora tra i nomi che mi vengono in mente uno è sicuramente Peter Gabriel, artista che non ha mai ceduto a compromessi nel dissoluto mercato discografico e che ha fatto della sua qualità, reale o presunta, un cliché molto personale che ha sempre ribadito ed esteso alle sue produzioni e collaborazioni musicali. Non posso non citare gli anni genesiani dove poesia musica ed immagini hanno viaggiato di pari passo a livelli eccelsi, regalando a noi poveri mortali attimi sublimi fino alla dolorosa separazione…e da lì, un nuovo viaggio da solo, fatto di pochi bassi e moltissimi alti, i dischi capolavoro partendo dall’oscuro e drammaticamente gotico PG (Security) del 1982 e SO del 1986, disco che ha unito molti stili e li ha resi universali con un successo mondiale senza precedenti per un prodotto cosi altamente qualitativo. Il successivo straordinario US del 1992 altro successo mondiale che fa accompagnato da un tour trionfale in ogni angolo del pianeta. Senza dimenticare il 1989 anno di uscita della colonna sonora Passion per l’omonimo film, un’epopea sonora con rimandi e suggestioni storiche epiche e religiose, un disco da ascoltare almeno una volta nella vita.  Poi, il nostro Peter comincia a rarefarsi, il successivo disco di inediti Up e del 2002, successivamente un paio di album di cover e diverse partecipazioni con altri artisti ma nulla di più…abbiamo atteso ventun anni per il nuovo lavoro di Peter e mai attesa fu più premiata. Prima di passare alle mie impressioni, ancora un piccolo cappello tecnico nel dire che il disco che nel corso del 2023 è uscito in modo graduale nelle piattaforme musicali, ovvero ciascuno brano è stato editato con cadenza mensile ad ogni sorgere di luna piena. Ma la particolarità risiede nel fatto che ogni brano ha avuto tre diversi missaggi a testimoniare i diversi stili e le diverse personalità che hanno rivestito le canzoni. Nel formato in vendita base, i dischi presenti sono due e cioè il Bright Side Mix curato da Mark “Spike” Stent, il secondo è Dark Side Mix prodotto da Tchad Blake. Nella versione super deluxe è presente il terzo mix In Side elaborato da Hans-Martin Buff. Personalmente le differenze tra i primi due sono abbastanza impercettibili ed io do la mia preferenza al Bright perché lo trovo più brillante e vivo rispetto al Dark che mi sembra un po’ più spento e cupo ma ripeto è un’impressione molto personale. Altro discorso invece per In Side che soprattutto in cuffia ha un suono spaziale e coinvolgente a trecentosessanta gradi.

Veniamo finalmente al disco, come vedete grande attenzione a livello tecnologico, ed i brani? il livello della composizione come sarà? Il disco è articolato e non ha un unico orientamento di genere, ad un primo ascolto parrebbe un bellissimo di disco di pop/rock. Non è il classico disco prog e non è un concept. Per fare paragoni con il passato di Peter è un disco più affine a So e Us piuttosto che a Up, anche se poi da quello che risulta sono tutti pezzi che hanno avuto una lunghissima gestazione risalendo a moltissimi anni prima addirittura anche ad embrioni musicali degli anni ottanta e novanta. Per cui è un disco sicuramente eterogeno che però trasuda storia…L’opener Panopticom rompe gli indugi e con la sua imponente linea di batteria e basso parte senza pietà, la voce di Peter è presente ed è sempre sulle righe in un pezzo che ci riporta al periodo Us. Con The Court ritorna il Peter che piu’ mi piace, ritmi africani e un fretless bass pazzesco, Playing for Time è un passaggio riflessivo e piu’ intimo, una bellissima traccia che avrei immaginato eseguita insieme a Kate Bush, davvero bella…

La bellissima title track raccoglie tutto quello che abbiamo detto su questo disco, è un pezzo potente pop e rock nello stesso tempo con tutte le caratteristiche care a Peter, grande armonia e un immenso spazio dove cantare e suonare in libertà. Il livello si alza incredibilmente con la successiva Four Kinds of Horses, una canzone mistica e misteriosa con arrangiamenti epici ed oscuri che rimandano al PG/Security del 1982. Siamo su livelli musicalmente celestiali…Road to Joy ci riporta al periodo So con le sue sonorità blues disco gospel, una canzone da ballare e cantare e squarciagola che non perde mai di vista comunque la grande qualità che accompagna questo lavoro. La scarna ed essenziale voce e pianoforte di So Much dona un momento di grande pathos quasi a separare ed a mettere una barriera con quanto ascoltato fino ad ora.Con Olive Tree si ritorna invece al grande pop/rock di So, un pezzo con un andamento particolarmente orecchiabile ed un ritornello che condito da un largo uso di fiati, ci riporta al Peter degli anni ottanta/novanta. Love Can Heal è un altro gioiello…traccia oscura ed eterea, quasi evanescente ma perfettamente viva e pulsante, straordinariamente ed impalpabilmente bella…This is Home e And Still sono due canzoni profonde e colme d’amore e fanno da prologo all’ultima traccia Live and let Live, ottima dimostrazione di unicità e liasion tra il Peter Gabriel del passato del presente e del futuro…

I/O oltre a rappresentare un punto di ritorno di un appartenente fondante e vivente della grande enciclopedia del rock, costituisce anche un ribadire e rafforzare il sacro fondamento basato sulla qualità e sul talento che devono essere sempre presenti in qualsiasi tipo di lavoro artistico. Peter Gabriel incarna ancora perfettamente tutto questo, non aggiunge e non toglie nulla alla sua grande produzione ma rimane li a ribadire che quando alla genialità ed alla bravura si uniscono contenuti di livello il risultato non può che essere eccellente.

Massimo Cassibba

Real World, EMI, Republic
www.petergabriel.com

Panopticom
The Court
Playing for Time
I/O
Four Kinds of Horses
Road to Joy
So Much
Olive Tree
Love Can Heal
This Is Home
And Still
Live and Let Live

Peter Gabriel – voce, tastiere e programmazione, charango,percussioni, glasspiel
David Rhodes – chitarre, chitarra acustica, chitarra a dodici corde (in “So Much” and “Olive Tree”), cori
Tony Levin – basso
Manu Katché – batteria,
Ged Lynch – percussioni (in “Olive Tree” e “Love Can Heal”)
Tom Cawley – pianoforte (in “Playing for Time”)
Evan Smith – sassofono (in “Olive Tree”)
Josh Shpak – tromba (in “Road to Joy” e “Olive Tree”)
Melanie Gabriel – cori (in “The Court”, “Four Kinds of Horses”, “So Much”, “Love Can Heal” e “Live and Let Live)
Jennie Abrahamson – cori (in “Love Can Heal”)
Linnea Olsson – violoncello (in “Love Can Heal”), cori (in “Love Can Heal”)
Angie Pollock – sintetizzatore (in “Love Can Heal”)
Brian Eno – sintetizzatore (in “Panopticom”, “The Court”, “This Is Home” e “Live and Let Live”), campana (in “Panopticom”), percussioni (in “The Court”), programmazione e progressione del ritmo (in “Four Kinds of Horses” e “Road to Joy”), sintetizzatori aggiuntivi (in “Four Kinds of Horses”), chitarra manipolata e ukulele (in “Road to Joy”), programmazione del ritmo (in “Live and Let Live”)
Don-E – basso sintetizzatore (in “Road to Joy”)
Paolo Fresu – tromba (in “Live and Let Live”)