NWOBHM (NewWaveOfBritishHeavyMetal)

L’ONDA METALLARA (1979-1983)

Hard rock, punk ed heavy metal

Nel 1976 nacque in America il punk coi Ramones, ma la scena punk imperversò di più nel biennio ’77-’78  grazie alla fiamma inglese dei Sex Pistols. Come deflagrò, alla stessa velocità scemò, e nel 1979 già nasceva un nuovo movimento britannico: la New Wave Of British Heavy Metal (qualcuno ne pone l’origine nell’anno 1978). Il collegamento col Punk è necessario, perché il rock duro passò da una forma meno aggressiva dell’Hard Rock ad una più violenta dell’Heavy Metal, ed il merito per questo incremento di durezza va dato al Punk, passaggio interlocutorio, della quale aggressività il metal si impossessò. In realtà potremmo dire che l’Hard è la stessa musica dell’Heavy, solo che viene aumentato il tasso di cattiveria diminuendone il livello blues.Tale similarità tra i due generi è ben riscontrabile analizzando la musica dei primi anni settanta, che in certi casi assomiglia tantissimo a ciò che sarà, ma i gruppi più vecchi tendevano ad usare la pesantezza solo in una o due canzoni per album, mentre dal 1979 in poi quasi l’intero disco si fa “heavy”, appunto. Come esempi heavy possiamo portare diversi brani Hard appunto; nel primo album dei Led Zeppelin del 1969, abbiamo ‘Communication Breakdown’ che nella struttura e nello spirito è un pezzo perfettamente ottantiano. Ma possiamo continuare con ‘Paranoid’ dei Black Sabbath; con ‘Highway Star’ o ‘Fireball’ dei Deep, di stampo chiaramente Power Metal; oppure nel 1976 con ‘Can You roll Her’ degli UFO. E proprio nel 1976 si collocherebbe in realtà la vera nascita dell’Heavy Metal, con l’album dei Judas Priest ‘Sad Wings of Destiny’, che mise una pietra fondante cambiando l’estetica del rock duro, cosa che poi aumenta di livello fino all’album live ‘Unleashed in the East’, dalla produzione più agguerrita, potenziando le proprie vecchie song, e così mettendo le basi della vera sonorità Heavy, la quale, guarda caso, emerge proprio nel 1979, anno di pubblicazione di quel lavoro. Ecco perché poi anche i Judas verranno considerati parte integrante della NWOBHM. Tra l’altro mentre c’era il punk, il gruppo di Lemmy pubblica nel ’77 il brano ‘Motorhead’ e i Van Halen nel ’78 il loro primo album che è pieno di feeling Heavy. Il movimento britannico quindi non creò l’Heavy Metal, ma lo rese culturalmente una essenza dignitosa in sé, esplicandosi in una realtà separata dall’Hard Rock, scattando in avanti a realizzare nuovi approcci.

Le due facce della nuova ondata musicale

Quest’anno ricordiamo che siamo a quarant’anni dalla fine della NWOBHM, periodo che convenzionalmente viene considerato un quinquennio partendo appunto dal 1979. Dal 1983 possiamo dire che finì l’egemonia inglese (qualcuno pensa dal 1982), e tanti sottogeneri presero il via in tutto il mondo. Il movimento britannico musicale va diviso in due elementi significanti: uno è il lato puramente estetico di forma e natura specifica, l’altro è quello culturale intendendo una fioritura di diverse sonorità. Dal punto di vista sonoro non ci fu una forma univoca, ma bensì tante espressività differenti. Questa visione della NWOBHM, spezzettata dal punto di vista musicale, fa sì che il movimento vada visto sotto una luce culturale, un laboratorio d’avanguardia che rende possibile la mutazione verso tante direzioni.

Alcune band non si discostarono realmente dall’Hard, sia con le venature blues e rock’n’roll, sia potenziando escrescenze Doom; altre sperimentavano ulteriori indurimenti come fecero i Venom dando vita al Black metal; altre ancora si alleggerivano vero il pop o l’AoR, ma diventando più frizzanti rispetto al passato ma non diventando davvero heavy. Tenendo presente questo lato multi-espressivo, si parla della NWOBHM come un movimento appunto culturale, non individuabile come unica essenza formale. Fu un risveglio motivazionale che spinse ogni tipo di durezza musicale a farsi avanti. In realtà esiste anche un elemento costitutivo sonoro peculiare, che nasce proprio in quei cinque anni, un modo di fare heavy che è classicamente heavy e qui emerge un sound esteticamente riconoscibile e perfettamente databile come essenza stretta di quegli anni. Un suono con caratteristiche riconducibili ad Iron Maiden; Saxon; e comunque anche Judas Priest, per dire di quelli che hanno avuto il successo mondiale, ma che invece vede in gruppi relativamente minori la vera consistenza NWOBHM, un po’ triste, un po’ introversa, ma sempre dai riff intransigenti, come Diamond Head; Angel Witch; Tygers of PanTang; Samson; Tokyo Blade; Satan; Savage; Holocaust; e persino il primo album dei Def Leppard, fra quelli che riuscirono a fare dischi in quel momento, perché poi ci furono band che ebbero influenza sul movimento senza però riuscire a stampare vinili, come i Cloven Hoof, attivissimi durante la scena, ma esordienti fuori tempo massimo.

In realtà, all’interno del sound NWOBHM, possiamo ulteriormente dividere due gruppi di concezione: una quella che vede i Judas e i Saxon a rappresentarli, e l’altra i Diamond Head, entrambi heavy, sì, ma non del tutto simili. La prima vede una sonorità proposta dai Judas che si è emancipata creando una sottocorrente che non verrà più associata al movimento di per sé, mentre i Diamond capeggiano quella direzione più vintage a cui fanno capo anche gruppi come Angel Witch e Satan. Oggi il tipo di canzoni di un certo Heavy come quelle dei più moderni Primal Fear tedeschi, o gli Wolf svedesi, non appaiono vintage, mentre il senso considerato NWOBHM appare più antiquato e passatista, pur di qualità, come è per gruppi giovani tipo gli italiani Septem o i Moonlit Cross della Germania. Oggi quindi troviamo gruppi che vengono riconosciuti collegabili a quel sound anche se lontani ormai da quel periodo e da quella zona geografica, ma che a quel tempo e a quel luogo si rifanno, perfettamente riconoscibili e perfettamente dentro quel modo di comporre e gestire gli arrangiamenti.

Classificazione dei generi metal

Quella modalità di fare heavy è allora una sonorità specifica che oggi i media riconoscono come NWOBHM. Insomma essa viene considerata una dei tanti generi esistenti. Nel mondo attuale ormai c’è un grande miscuglio, ma una corrente di pensiero vede non più la separazione tra Hard e Heavy come se l’Hard fosse il vecchio e l’Heavy il moderno, bensì viene usato il termine “Metal” per tutti, includendo l’Hard e l’heavy come due generi separati alla pari di tutti gli altri, tipo Thrash o Death. Questo perché nuovi gruppi contemporanei suonano quelle musiche ma non fanno parte di quel periodo storico. Lo stesso vale per la NWOBHM, la quale, come abbiamo detto, nelle recensioni pubblicate, quando si parla di dischi di nuovi gruppi di un certo tipo, viene nominata come espressività peculiare. In quanto genere non lo si pensa in quanto periodo storico ma solo quale tipologia di sound. E’ alla stessa stregua dell’hard, il quale cioè non può essere collegato come genere al periodo settantiano in sè, ma chiunque suona in quel modo è ‘hard’ anche se gruppo contemporaneo. E così la NWOBHM non può essere collegata al periodo oittantiano ma diventa dignitoso genere a sè stante. Insomma il metal si divide in tanti generi: Hard; Heavy; Speed Metal; Thrash; Black; Death; Metalcore; Prog-Metal; Djent; Grunge; AoR; Pop-Metal; Street Metal; Glam Metal; Depressive Metal; Noise Metal; Sludge; Symphonic Metal, Gothic Metal, Folk Metal, eccetera, in cui la NWOBHM occupa una sua posizione autonoma che non è ‘heavy metal’: l’heavy metal e la NWOBHM risulterebbero due generi differenti. Perciò in esso non rientrerebbero, dal punto di vista sonoro, né Venom in quanto Black, né Raven in quanto Speed, pur se entrambi facenti parte del lato culturale della NWOBHM. Mentre invece, i Warlord, pur non facendo parte della parte culturale del movimento, essendo statunitensi e avendo esordito discograficamente nel 1984 (in una raccolta, insieme ad altri, però nel 1983), suonano NWOBHM nello stile ormai ufficialmente codificato. Questa separazione quindi fra cultura NWOBHM e stampo sonoro di essa, fa porre tecnicamente la NWOBHM, come genere a sé. C’è stata insomma una rielaborazione concettuale per cui non sono più chiamati hard, o NWOBHM, solo i gruppi di quel periodo ma anche i successivi nel tempo, se vi assomigliano formalmente e solo se assomigliano a certi singoli gruppi di quel momento. Cioè, ricapitolando, i Judas non sarebbero NWOBHM, mentre lo sarebbero i Diamond Head.

Il metal è rock

Il successo del movimento esplose contro ogni previsione. In quegli anni fu così forte la pulsione emotiva culturalmente parlando, che il rock duro, chiamandosi Heavy Metal, diventò una entità musicale peculiare in grado di elicitare un riconoscimento tra i fan così come era avvenuto per il punk. Se negli anni settanta gli amanti dell’hard erano amanti alla pari di tutto il rock, negli anni ottanta si formano aggregazioni giovanili ben caratterizzate, con pelle e borchie, che si fanno chiamare “Metallers”, metallari, amando soprattutto il metallo e ascoltando meno gli altri input rock. Va sottolineato che l’hard era il rock ma in versione più dura, come dice l’aggettivo “pesante”, e però anche il metal è rock, il rock appunto più estremo. Non si capisce il metal se non si capisce la cultura rock proveniente dagli anni cinquanta ad oggi. A favorire questa aggregazione anche la crisi sociale britannica che, nell’era a cavallo fra i due decenni, si associò ad una disoccupazione in crescita; la cultura metal fu un appiglio per non perdere risolutezza

individuale e poter in qualche modo reagire ai tempi negativi.

L’estetica dell’heavy metal

Uscendo allora dalla visione culturale e analizzando solo quella estetica, quale è l’essenza della canzone Heavy Metal? La chitarra elettrica è il fondamento della NWOBHM molto più che in passato, diminuendo la presenza delle tastiere, e i riff arrembanti o compatti sono l’essenza principe di tale concezione. Un riff, una melodia tesa e diretta, assolo tagliente, e un ritornello epico (in senso lato) sono lo schema principe. La produzione diventa meno levigata e i brani vanno direttamente al punto senza tante circonvoluzioni che l’hard aveva immesso. L’essenza lineare e diretta è appunto una caratteristica preponderante sebbene si affacci in maniera multiedrica. Sicuramente viene diminuito il tasso blues, che comunque permane tra le righe. E’ interessante notare che importante è quasi sempre la tecnica, non ci accontenta più di suonare semplici ed imperfetti come il punk, ma non si vuole neanche ritornare alla complessità dei Led Zeppelin o dei Deep Purple. Se si copia qualcosa da questi mostri sacri, è solo l’attitudine e le cose più semplici che quei fondatori avevano prodotto. Le derivazioni da Deep/Led e Black vanno bene, ma solo quelle meno cerebrali. Gli Iron Maiden poi divennero egualmente cerebrali e articolati, ma all’inizio mischiavano la tecnica con le cadenze impattanti: ‘Prowler’; ‘Killers’ e ‘Murders in the Rue Morgue’ sono ferocemente crude. I Saxon mantengono alcune ridondanze blues, ma  ‘Motorcycle Man’ ed ‘Heavy Metal Thunder’ sono inni metallici al 100% duri. Ma se si vuole un album perfettamente esplicativo, quello è ‘Lightning to the Nation’ dei Diamond Head, un disco tutto composto di riff secchi e ripetuti; esso per ciò che riguarda i nuovi arrivati (esordio del 1980), sennò ‘British Steel’ dei Judas Priest per quel che concerne i vecchi, con una produzione minimale ma del tutto coerente col nuovo feeling metal. Va ricordato che dal punk non venne fuori solo il tocco metal, ne uscì anche la New Wave, ma la NWOBHM come sound non virava verso  il suono plasticoso di questi ultimi, gridava invece in faccia al perbenista. Come scrive Luca Signorelli sull’enciclopedia ‘Metallus’, sul fatto che la New Wave fosse musica fondamentalmente piccolo borghese mentre “il metal è sinceramente, in Inghilterra almeno, una musica che fa breccia nei quartieri popolari”. In effetti la New Wave, nata all’inizio con velleità innovative e ribelli, divenne prestissimo molto più modaiola del metal e perse ogni velleità alternativa diventando la massima espressione della superficialità del mercato. Il Metal, per quanto catchy, rimase una musica troppo estrema per la massa, anche quando orecchiabile.

Un periodo effervescente

Lo sviluppo fu un po’ caotico, se da un lato il mercato si accorse del fenomeno, dall’altro non c’era posto per tutti, proprio considerando che il metal non era mai troppo addomesticabile. Nel 1978 i Judas precedettero lo scoppio metal con due album, ‘Stained Class’ e ‘Killing Machine’ ma nel 1979 tale genere deflagrò completamente con il live ‘Unleashed in the East’ dei Judas in prima fila; poi ‘Survivors’ dei Samson; il primo dei Saxon, ecc., anche con tanti altri gruppi che ancora non avevano pubblicato nulla ma che erano già conosciuti dai fan che giravano i locali per seguire la propria band. E già nel 1980 il panorama inglese si riempì di tantissime ulteriori realtà in azione, anche discograficamente. Uscirono tanti esordi: ‘Lightning to the Nations’ (Diamond Head); ‘Wild Cat’ dei Tygers Of Pan-Tang; il primo dei Maiden; i primi di Angel Witch ed Holocaust; il primo dei Def leppard; un ep degli Hellanbach. La cosa continuò con alta virulenza anche dopo, perché ancora il 1981 e 1982 infiammarono gli animi metallici arrivando all’apice espressivo del movimento facendo sorgere altri gruppi ancora: Venom nell’81; Tank nell’82; Tokyo Blade, Savage e Satan nell’83, oltre al fatto che gli altri gruppi proseguirono a pubblicare, soprattutto Maiden e Saxon. All’inizio il mercato fu preso alla sprovvista, i media non avevano capito subito tale movimento, non più di tanto, del resto era la disco-music che imperversava nel mainstream, ma tale ondata riuscì a far pubblicare il primo lavoro anche a chi da tanto tempo stava nel giro e non era riuscito a fare un disco, come avvenne coi Praying Mantis che esistevano sin dal 1974 ma che debuttarono con un full-lenght solo nel 1981 (‘Time tells no Lies’). Una musica che si odiava o si amava, ma che proprio per questo acquistava fruitori che rimanevano fedeli per sempre, e ciò permise al genere di emergere anche economicamente, di farsi cioè redditizio. Ne approfittarono anche vecchie glorie, sia i già famosi Black Sabbath che nel 1980 e nel 1982 firmarono con Ronnie James Dio due perfetti dischi heavy, e anche l’ex dei Sabbath, Ozzy, potè esordire come solista iniziando una carriera che divenne d’oro. E poi i Motorhead con un Lemmy (cantante/bassista) che ne divenne l’icona per eccellenza, e naturalmente i Judas Priest che continuarono la loro scatenata corsa facendosi ‘re sul trono’ a tutti gli effetti (oggi il cantante Halford viene chiamato “Il Dio del Metal”). Presero parte alla corsa all’oro in molti altri, compresi i vecchi come Uriah Heep e Thin Lizzy (entrambi tre album in quattro anni) e solo i Deep Purple persero la corsa pubblicando nel 1984 ‘Perfect Strangers’ a movimento concluso. Di questo scatenato britannico fuoco ne risentirono positivamente altre nazioni come la Germania e soprattutto l’America del Nord (USA con Van Halen e Riot; e Canada con Triumph ed Anvil ), e iniziò la sua metallica corsa persino la Scandinavia, oggi regina del metallo europeo (gli Heavy Load debuttarono con un disco nel 1978 e Malmsteen arrivò nel 1984, ma ai giorni nostri è un fiorire continuo di nuove realtà).

Il metal come arte d’avanguardia

Molti giovani in quegli anni nel mondo si sentirono dire che sarebbe stato un momento passeggero della loro adolescenza, e forse continuano a sentirselo dire, ma non fu e non è così. Il metal è stata ed è ancora oggi una musica di qualità, forse una delle poche che possa vantare la profondità della musica classica insieme a certo rock non metal. Anche il metal come l’hard rock ha oggi preso strade più elaborate che non hanno più la forma immediata della NWOBHM, ma ciò è dovuto semplicemente al fatto che la capacità della gente metallara di ascoltare tanto altro si è evoluta, perché l’educazione alla musica amplia le capacità percettive, e il metal attira chi non ama la musica superficiale. Gruppi arrembanti ed inondanti come quelli di allora, ancora esistono, sia i sopravvissuti come Saxon e Judas, sia le nuove leve, più o meno giovani. E non ha perso smalto la NWOBHM, anche se è uno dei suoni più vintage del metal, anche più vintage del Doom che si rifà ai primi anni settanta (ma meno dello Stoner che appare ogni volta meno moderno della NWOBHM); in effetti la NWOBHM possiede una atrmosfera intrigante che trasporta in altri mondi. E poi la NWOBHM ha reso il metal importante, permettendole di poter evolvere, ha cioè messo le basi per una proliferazione ricca, che ha generato tanti sottogeneri diversi. Il metallo non fu una forma espressiva chiusa in se stessa, ma un colpo di genio artistico ancora oggi tra i tipi di musica più capaci di innovare, auto-rinnovamento più incisivo naturalmente uscendo dalla NWOBHM, ma il movimento fu una vera rivoluzione e se si vuole capire il metal oggi, bisogna riscoprire quelle radici ottantine tanto quanto quelle hard settantiane. Poi nell’83 arrivò il Thrash e lo Street americani, velocemente imponendosi; così l’anno dopo la Gran Bretagna perse il suo primato ed il metal dilagò senza più frontiere, né geografiche, né stilistiche, e nemmeno il Grunge lo fermò negli anni novanta, sebbene paresse in crisi, e del resto spesso il Grunge sembra hard rock, cioè di nuovo riconducibile al metal. Up with Irons.