Mystic Circle

Mystic Circle

La violenza del Blackened Death tedesco dilaga in questo album feroce e intransigente, ma c’è anche la pulizia di un arrangiamento realizzato con una tecnica qualitativa ed ispirazione sensibile.

Siamo all’ottavo full-lenght e si sente che esiste un passato esperienziale, infatti sono pochi i giri a vuoto, che comunque purtroppo a volte si presentano.

Il riffing di ‘BELIAL IS MY NAME’ funziona fluido e scorrevole, e il cantato esprime una corposa rabbia ben incasellata nel songwriting; a questo brano manca un assolo che vi avrebbe fatto bella figura. Altro pezzo forte è ‘HELL DEMONS RISING’ che si affaccia esternando il lato malinconico e più melodico del duo, ma sempre in modo sulfureo e claustrofobico. Nell’ambientazione scura ma non depressiva di questa realtà musicale, c’è anche posto per l’epicità, e una funesta ‘DARKNESS IN FLAME’ è in grado di combattere la battaglia rovente di questa sensazione più enfatica con l’aggiunta di due begli assoli taglienti che ampliano tale caratterizzazione. Un netto sinfonismo emerge da ‘The Arrival of Bathomet’ che però non diventa elemento irresistibile perdendosi in un episodio poco efficace il cui lato folk non ha gran presa. Alcuni momenti rimangono quindi leggermente scontati come ancor di più avviene in ‘Seven Headed Dragon’ che pur possedendo passaggi  interessanti torna però ad un certo appiattimento formale nel suo dipanarsi, e addirittura  la conclusiva ‘Satanic Mistress’ sa di filler. Commento positivo va a favore dell’arrembante ‘Death metal’ coverizzando i Possessed, che in realtà è il momento più irrefrenabile del disco e davvero gustoso.

La modalità di costruzione dei pezzi crea un album piuttosto omogeneo dove in ogni caso non si viene a creare un impasto indistinto, anzi, ogni song ha la sua peculiare essenza. La forma canzone non prevede che le chitarre soliste prendano mai la guida, ed è un peccato, perché le canzoni sembrano strutturate per farle scintillare di più. Si predilige il senso costitutivo e le evoluzioni virtuose vengono ridotte al minimo, non permettendo di alzare l’asticella in un potenziale così non sfruttato al massimo. E il potenziale lo si nota in vari momenti, ma anche in ‘Letters from the Devil’, dove la sei corde intavola una breve eruzione di ventuno secondi che fa capire come l’abilità ideativa, non solo tecnica ma anche concettuale degli assoli, è possibile per questi musicisti.

Sono trascorsi sedici anni dal disco precedente, ma questo silenzio non ha fatto loro perdere la spinta energica che si dimostra all’altezza delle aspettative. In loro non si trovava il sinfonismo già da tempo e anche qui è ridotto all’osso, allontanandosi da somiglianze con, per esempio, Dimmu Borgir e Cradle Of Filth. Rimane un Melodic Death, non troppo “melodic”, che rende più profondo il loro estrinsecarsi artisticamente, per un valore generale, sì d’impatto, ma comunque concettualmente raffinato. Questa esplicitazione elegante però non diventa mai eccessivamente cerebrale, mantenendo una semplicità di fondo. Non si può parlare di lavoro fondamentale, però ci troviamo di fronte ad un bell’ascolto che va categorizzato come album di “belle canzoni”, sempre che l’aggettivo “bello” possa essere utilizzato per questo tipo di sound. E’ quel tipo di prodotti che si apprezza non perché innovativo ma perché fatto bene, adatto a chi vuole vivere atmosfere e costruzioni come si deve, pur se già in una stilistica conosciuta. Dopo tanto tempo è chiaro che intitolare questo nuovo album con il loro moniker vuole significare però un nuovo inizio; un inizio non perfetto ma già ben impostato per durare.

Roberto Sky Latini

Belial Is My Name
Seven Headed Dragon
Hell Demons Rising
Letters From The Devil
Darkness In Flames
The Arrival Of Baphomet
Curse Of The Wolf Demon
Satanic Mistress
Death Metal (POSSESSED Cover – Bonus Track solo CD/digipak)

Beelzebub –  vocals, bass, guitar, keyboards
A. Blackwar – vocals, drums, guitar, keyboards