Mind Control

Elements

Poter parlare di musica e viverla penso siano tra le cose più belle che possano capitare ad un essere umano; in qualche modo, fortunatamente, da svariati anni mi trovo a poter vivere la musica pienamente, sia come musicista, sia come redattore e sia come organizzatore di eventi musicali: però nel corso di questi anni mi sono sempre saltate alle orecchie parole come capolavoro, disco dell’anno, band superiore a tutti e molto molto altro; quello di cui sento parlare sempre meno è talento.

In ogni ambito si parla di tutto tranne che di talento e questa cosa un po’ mi fa riflettere, perché penso che la bravura, la preparazione e il perseguimento di un obiettivo non bastino per uscire fuori dal calderone: magari offrono la possibilità di spiccare un po’, ma non di brillare per palese distacco.
Il disco che mi trovo a recensire è di una band underground: Mind Control, il cui nuovo disco Elements, è fuori, in autoproduzione, dai primi di dicembre dell’anno appena trascorso.Elements è stato un album piuttosto travagliato e se teniamo conto che sarebbe dovuto uscire svariati anni fa, gli si può perdonare il fatto di risultare, in alcuni momenti, un po’ slegato: un peccato veniale, se vogliamo, ma che non va minimamente ad inficiare il valore del lavoro in sé. La volontà dei quattro ragazzi abruzzesi è di dare una nuova ottica a certo prog death, muovendosi ai confini di strutture sghembe supportate da ricerche armoniche mai banali ed estremamente ricercate, tanto che i brani non sono assolutamente da primo approccio: 13 brani per quasi un’ora di musica dolcemente cervellotica ma capace di scorrere perfettamente grazie alla capacità dei Nostri di riuscire a legare ogni singola parte proprio ad opera di una ricerca armonico/ritmica che va oltre la canonicità dell’arrangiamento classico.

Sferzate di death metal si fondono con elementi presi in prestito dal progressive e dalla fusion e dal mondo del free jazz, dato che in alcuni casi non è raro ascoltare un arrangiamento chitarristico in grado di “suonare fuori” incastonandosi perfettamente con il contrappunto armonico di base, andando a creare un tappeto musicale ben strutturato e compatto, così che il tutto arrivi a risultare dinamico e fluido ma soprattutto confezionato alla perfezione.Come dicevo poco sopra, su tutto questo “grava” un po’ la sensazione che, in alcuni punti, forse si voglia un po’ strafare, andando in qualche modo ad ostacolare la naturale scorrevolezza dei brani: sia chiaro che non è la pretenziosità in quanto tale a creare questa sorta di tappo, è che si sente che ci sono delle slegature: i ragazzi cercano in ogni modo di sopperire a questo agendo su tutte le conoscenze musicali a loro disposizione e in certi segmenti il risultato è strepitoso, andando a creare contrasti che hanno del geniale.

In questo c’è del grande talento che permette di uscire fuori dagli schemi, andando ad enfatizzare cambi ritmici e melodici in grado di scombussolare completamente l’ascoltatore: proprio quando pare di essere riusciti a compenetrare i vari livelli sonori, tutto cambia, tutto muta e sembra quasi di trovarsi dinnanzi ad un altra band che va a compenetrare i Mind Control, semplicemente sublime.Potrei fare svariati esempi per portare a comprendere i territori su cui si muove il quartetto, infatti sicuramente ci potrete ritrovare i TesseracT, certe cose molto care ai Sadist, momenti più diretti e altamente tecnici riconducibili ai Sylosis e alcune velleità armoniche spremute dai King Crimson e da elementi di Animals As Leaders, ma la verità è che nessuna di queste corrisponderebbe ad un reale diretto riferimento, perché quando si va a cercare una corrispondenza diretta, non parlo di plagio sia chiaro, ci si rende conto che sotto l’apparenza si nasconde una spettacolare varianza che si esprime ora attraverso la sezione ritmica, ora attraverso la necessità di Massimo (chitarre) di dare fondo a contraltari armonici capaci di mescolare scale e melodie anche contrapposte tra loro, così da creare un bellissimo contrasto/concordia in grado di racchiudere tutta la struttura e rendendola ancora più solida.

Come già detto, il mood principale è legato ad un certo approccio al death moderno, fatto di contaminazioni progressive, technical ed elettroniche, ma la parte migliore di questo Elements sono sicuramente da trovarsi negli arrangiamenti, capaci di fungere da vero e proprio elemento di rottura nei confronti di una base che, pur non risultando affatto canonica, si muove comunque abbracciando alcuni cliché del genere, salvo poi sgattaiolare fuori dai ranghi seguendo le intuizioni (ormai divenute sostanza) di un certo Thordendal, pertanto è possibile trovare un grande lavoro di gioco sugli accenti e veri e propri tappeti di inserti ritmici con lo scopo di squarciare la base ritmica. In questo le composizioni si lasciano aiutare dalla voce di Stefania Salladini, la quale apparentemente sembra accompagnare la linea ritmico/melodica quando in realtà si fa beffe di questa, andando a sposare le pause ritmiche, sulle quali pone i propri accenti.

I Mind Control meriterebbero la fortuna di essere notati da una bella etichetta capace di mettere in risalto le loro eccelse qualità compositive, perché se tutto questo è stato possibile grazie ad una incrollabile perseveranza, con una sicurezza in più potrebbero davvero fare grandi cose ed essere un vero e proprio “big thing” non solo a livello nazionale.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

 

Elements
Rage
Flames
Effluent
Wind
Storm
Air
Tempest
Hurricane
The River
Ether
Maelstrom
Blame (ft. Simone Evangelista of Insane Therapy)

Stefania Salladini – Voci
Massimo Boffa – Chitarre, Programmazioni e Sintetizzatori
Luca Nicolucci – Batteria
Stefano Tatasciore – Basso