Mayhem

Daemonic Rites

Le nebbie scivolano sul suolo sfiorandolo e depositandovi lievi tracce di umido, cristalli di acqua che si trasformano all’istante in croste ghiacciate in cui è scolpito il volto della nera Mietitrice; il freddo è l’immobilismo, l’assenza di vita e di calore; un luogo silente in cui solo la morte regna sovrana e decide su tutti e per tutti.

Potrebbe essere questa una descrizione in licenza di ciò che potrebbe essere il black metal, se non fosse che il black metal è caos primordiale, una musica che tende ad incarnare le radici del male, pertanto il gelo e il ghiaccio sono sì elementi di morte e distruzione ma rappresentano gli elementi principi della furia cieca della natura che irride la vita umana.Quindi il black metal è una commistione di tutto ciò, cui si aggiunge violenza e ferocia: soprattutto nei primi periodi, ed è proprio dei primi periodi che stiamo parlando, poiché mi trovo a dover recensire il nuovo live di una delle band seminali per il genere: i Mahyem.

Ben poco è rimasto dei Mahyem che furono e che registrarono due tra i dischi più importanti per la nascita del genere: Deathcrush e De Mysteriis Dom Sathanas, infatti di quella formazione “sopravvivono” solo Hellhammer e Necrobutcher, così come troviamo ancora Attila dietro al microfono, il che se da un lato è un bene perché garantisce una certa continuità con il De Mysteriis, dall’ altra è un male perché non rende nei brani in cui a vestire i panni del cantante vi era Maniac.

Sinceramente non si sentiva la mancanza di un live di questo tipo nella discografia dei Norvegesi, dato che negli ultimi anni il mercato è stato letteralmente invaso da live più o meno ufficiali riportanti in copertina il nome Mahyem, poi alcuni buoni, altri meno ma pur sempre esplicativi della forma e della forza della band in quel momento, mentre Daemonic Rites, live platter di cui sto scrivendo, è in realtà un compendio di svariate esibizioni, il che non vuol necessariamente dire che sia male, ma sicuramente è un po’ privo di quel tipico impatto che può avere un live album ripreso in una data serata.

Come ho già detto i Mahyem di oggi non sono affatto più quelli di una volta ed hanno sicuramente una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie capacità, e questo non solo sotto il profilo puramente musicale, ma anche relativamente a quello del business e detto sinceramente, questo live album ne è la conferma: sicuramente ben suonato, sicuramente in grado di rendere merito alle loro capacità, ma sicuramente non in grado di catturare l’essenza di ciò che i Mahyem hanno rappresentato per i black metallers e per il genere; tutto troppo pulito, tutto troppo perfettino e decisamente pettinato.

Non è rimasto nulla di quella vena punk e totalmente anticonformista che ha caratterizzato il suono dei Mahyem e che ha saputo scuotere gli animi di altri visionari come loro e, nonostante una scaletta piuttosto incentrata sulle vecchie glorie, si pesca infatti sia da Deathcrush, sia dal De Mysteriis e addirittura dalla demo Pure Fucking Armageddon, ciò che ci restituisce il disco non ha niente di quella ferocia e atmosfera maligna che possedevano live come Live In Leipzig o Mediolanum Capta Est: qui c’è solo la capacità di rendere giustizia a ciò che i Mahyem sono oggi, tanto che i brani migliori del lotto sono proprio quelli estratti dalle ultime fatiche discografiche, sicuramente nere come la pece, sicuramente maledettamente brutali ma prive, ahimè, di quel male primitivo ed istintivo che ha fatto rabbrividire il mondo. La consapevolezza dei propri mezzi è andata a togliere istinto e primordialità, lasciando spazio a ferocia controllata e caos ordinato.

Questo non lo vuol dire che i Norvegesi oggi siano da buttare, anzi, tutt’altro, dato che i loro dischi sono sempre molto ben accolti da critica a pubblico, dico solo che forse un live come questo Daemonic Rites, pur rendendo finalmente merito alle capacità tecniche e compositive dei Nostri, non rappresentando un continuum di un unico momento, al di là di una bella produzione, non rende giustizia all’animo che anima i Mahyem e al male che scaturisce ancora dai brani che li hanno resi immortali.

Se siete superfan dei Norvegesi non lasciatevi sfuggire questa chicca, altrimenti ci sono altri live album dove potrete ammirare ciò che i Mahyem dovrebbero essere realmente.

Daniele “Darklordfilthy” Valeri

 

Century Media Records
www.thetruemayhem.com

Interlude
Falsified And Hated
To Daimonion
Malum
Bad Blood
My Death
Symbols Of Bloodswords
Voces Ab Alta
Freezing Moon
Pagan Fears
Life Eternal
Buried By Time And Dust
Silvester Anfang
Deathcrush
Chainsaw Gutsfuck
Carnage
Pure Fucking Armageddon

Attila Csihar – vocals
Teloch – guitars
Ghul – guitars
Necrobutcher – bass
Hellhammer – drums