Masterplan
Masterplan
Esiste una pletora di gruppi non innovativi ma in grado di proseguire con bravura la storia di certi generi musicali nella forma passata, generi che sennò scomparirebbero perdendo l’aura di attualità. Nel Power-metal i tedeschi Masterplan vanno considerati davvero un gruppo prezioso, che senza farsi cloni totali sono riusciti a mantenere svegli, per un decennio, i fan verso questo metal già codificato da anni.
+E l’esordio uscito il 20 gennaio 2003 non è solo un gran bel disco, ma uno dei migliori della stessa band. Pensando esclusivamente al disco in sé, esso sta nella media come riuscita qualitativa, alla media di un disco degli Helloween. La perfetta pulizia e l’ottimo arrangiamento già al primo disco sono dovuti al fatto che si tratta di musicisti maturi da un pezzo, provenendo da Helloween; Iron Savior; Children Of Bodom e Symphony X.
La veloce ‘SPIRIT NEVER DIE’ apre con maestria e forza, esaltando non solo la potenza del sound, ma anche la costruzione strutturale, realizzata in modo variegato. Ancor più si sale di valore con la seconda traccia ‘ENLIGHTEN ME’, più cadenzata ma intrigante per l’atmosfera calda che possiede, dotata di ulteriore variabilità espressiva. ‘CHRYSTAL NIGHT’ è uno degli episodi più maestosi, un alito caldo che emoziona nella sua progressione e nei suoi cambi di ritmo. E la band ci porta indietro agli anni settanta abbandonando gli ottanta e i novanta, facendoci entrare nella dimensione sonora che era dei Kansas con la splendida ‘INTO THE LIGHT’, una ballata acustica ed elettrica sopraffina. Se in quest’album non si è al top, si tratta comunque di tracce lucenti che meritano bei voti e che sarebbero le migliori in opere di altre band; lo dicono chiaramente ‘Soulburn’; Sail On’; ‘Crawling from hell’, la midlle-time ‘Bleeding Hell’ e la suadente ‘When Love comes close’, quest’ultima alitando nel modo sinuoso e magico dei Whitesnake: tutte tracce di spessore. Minore, a causa della non perfetta personalità, troppo similare ai Rainbow in certi passaggi già sentiti, ma comunque bella, ‘Kind hearted Light’ dove si sente anche un po’ di ritmica alla Helloween; è comunque l’esempio di come il gruppo sappia sempre gestire la materia anche quando c’è una flessione nell’ispirazione. Da segnalare come minore anche l’orecchiabile ‘Heroes’, canonica, costruita nel tradizionale input formale alla Helloween dato che l’ospite è Kiske, uno dei dieci cantanti metal più bravi della storia della nostra amata musica; non sarà un brano fondamentale, ma il divertimento ariosamente assicurato.
La voce di Lande è classicamente vicina a quella di Ronnie James Dio e ciò se è una pecca di non originalità, dall’altra permette di avere quella epicità e quell’atmosfera avvolgenti che riescono a suscitare vibranti emozioni. Lo stile del gruppo rimanda a qualcosa che si conosce già da prima della sua formazione, eppure il risultato è così brillante che il disco diventa un esemplare fulgido di buona musica metal. Gli afflati hard rock sono modernizzati emettendo spirito heavy metal, e il tutto respira onestà scritturale che si ascolta senza che emergano forzature o difetti. Si percepisce una sensibilità estremamente spinta che rende l’abilità creativa nettamente efficace, facendo così che si evitino trappole deja vù. Purtroppo il combo non pubblica più nulla di inedito da venti anni; l’ultimo disco fu una raccolta di cover degli Helloween (‘Pumpkins’ del 2017) che non servì certo all’evoluzione della band. I Masterplan ci mancano, anche se non tutti i lavori sono stati all’altezza di questo debutto. E’ bene celebrarne il ventennale perché il
disco è tra le cose più belle pubblicate nel decennio 2000 e perché diede vita ad una realtà comunque in grado di valorizzare un sound che non doveva morire, data la sua pregnanza sostanziale riferita all’evoluzione sonora metallica degli anni ottanta.
Roberto Sky Latini