Eccoci qui a parlare di nuovo di questo gruppo e di questo sono preoccupato non foss’altro per il fatto che parlare dei Mahogany Frog band canadese non è mai facile per la loro indefinibilità che hanno come dote principale questo particolare non da poco mi mette in particolare difficoltà.
Ed così sempre sin da quando li ho sentiti la prima volta con il disco d’esordio il disco omonimo m hanno sempre avuto il modo di darmi del filo da torcere in questo senso mi consola il fatto che sicuramente anche altri miei colleghi avranno la stessa difficoltà “almeno spero” come si dice in questi casi, mal comune mezzo gaudio.La storia della band si dipana in ben otto album e questo ultimo possiamo considerarlo come una sorta di opera teatrale essendo diviso in quattro atti il tutto suddiviso in circa diciotto brani tutti strumentali. La peculiarità della band sta nel fatto che le composizioni non hanno la classica struttura di una normale canzoni bensì sono atte a far sì che la musica fluisca dagli strumenti improvvisando i temi musicali sotto forma di idea che viene sviluppata nell’andamento della composizione senza soluzione di continuità, favorendo in questo modo la massima creatività intuendone degli sperimentalismi sonori che attirino l’attenzione di chi ascolta.
Dico subito che questo fatto richiede un’attenzione del tutto particolare all’ascolto del disco, che il quale pur avendo elementi prog e psichedelici, non disdegnano nemmeno mischiare il tutto con sensazioni elettroniche. Potremmo definire Faust come un disco jazz per questa continua improvvisazione che pregna questo lavoro, ed elementi jazzistici indubbiamente vene sono questo rende il disco accettabile nella sua accezione positiva, in un ascolto difficilmente gradevole.Certo la dinamicità dei brani mette a dura la pazienza perché se è vero che nella scaletta ci son o intro e brani brevi o brevissimi è anche vero che alcun pezzi come Crossroads di circa dieci minuti mettono a dura prova l’ascoltatore.
D’altronde anche l’opera cui è ispirato il disco il Faust di Goethe è un dramma in versi che a sua volta si ispira alla figura del Dott Faust della tradizione letteraria europea. Il poema racconta il patto tra Faust e Mefistofele e il loro viaggio alla scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo.Anche il video con il brano Crossroads dalle immagini tratte proprio dalla versione teatrale dell’opera ha queste caratteristiche.
La produzione è molto buona anche se personalmente avrei dato più profondità al basso in quanto ad un ascolto in cuffia risulta essere poco dinamico nel complesso un disco sicuramente interessante consigliato a chi vuole provare emozioni diverse e si richiede anche una mente aperta ad assimilare nuove nozioni musicali.
Stefano Bonelli
Moonjune Records
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Introduction
Faust I (including Alchemy)
Plague I
Dirge I
Crossroads
Stoned I
Flying Carpet I
Faust II
Introduction II: Smokey Reflections
The Mando Glass
Muhme Marthe
We Encircle Within This Ring
A Decision Of The Flower
Flying Carpet II: Sword Fight
Dirge II
Plague II: Insanity
Stoned II: Funeral Pyre
Faust III: Ascension
Graham Epp – guitar, keyboards, electronics
*Jesse Warkentin – guitar, keyboards, electronics
Scott Ellenberger – bass, keyboards, electronics
Andy Rudolph – drums, keyboards, electronics
Special guest:
Dan Moroz – bass clarinet (on Crossroads & The Mando Glass)