Knight & Gallow

For Honour and Bloodshed

Gli emuli dell’epopea New Wave Of British Heavy Metal ciclicamente appaiono alla scena. Molti di loro hanno la verve giusta come questi californiani che seguono passo passo gli stilemi e la sonorità in questo caso vicino agli Angel Witch.

In realtà si pongono a metà strada con i conterranei, anch’essi californiani, Warlord, i quali pur non essendo inglesi avevano i suoni caratteristici della NWOBHM, quando esordirono appena finito il periodo storico. I Knight & Gallow funzionano senza sbavature, generando belle canzoni piene di tiro e freschezza, e c’è sì, del vintage, trattato comunque con una intelligenza che li attualizza. I temi Fantasy raccontati nei testi sono più d’uno, ma la musica è un unicum stilistico da cui poco si esce.

La lunga ‘MEN OF THE WEST’ spinge per riffing e cantato verso una epica cavalcata, a cui i drumming fa chiaro riferimento, che poi si dilunga in un battagliero assolo di chitarra tradizionalissimo ma efficace. La linea cantata di ‘GODLESS’, che è più o meno uguale per tutta la song, compreso il ritornello che modifica appena appena le strofe, è così azzeccata che non disturba affatto con la sua ripetività; attacca con un dinamico assolo iniziale e poi cambia ritmo nel mezzo, per poi riprendere il cantato, non avendo altro da offrire eppure piacevolmente divertendo. Fresca e pimpante suona ‘LORD OF THE SWORD’ che apre ad una certa ariosità e ampiezza espressiva, mantenendo netto il senso evocativo del sound, anche grazie ad un intermezzo enfatico che spezza il senso leggero generale inserendo un’atmosfera più intransigente.

Dannatamente eccitante la Power-song BLOOD OF WOLVES’ che fa sorridere per la sua ingenua spontaneità ma è un colpo ficcante da maestro dato che non ha punti deboli. Due sono i momenti scuri. Il primo è ‘God’s Will’, il pezzo più arrembante e straniante dell’album, insistendo maggiormente su una tendenza epica, cercando enfasi e cattiveria anche attraverso una vocalizzazione più acida e acuta, tecnicamente perfettibile e però esaustiva; un po’ di Judaspriest qui si percepiscono, senza però perdere personalità. Il secondo è migliore; ‘BLACK SWORDSMAN’ tende alla velocità con un riffing serrato e un più elevato tasso di epico furore, aggiungendo pure un assolo tagliente poco accomodante e arrivando con l’acustica ad un finale ballata che rende più suggestivo l’addio all’ascolto.

Musica tipica della classicità Heavy a cui questa band fa riferimento nostalgicamente. Tutto si basa sempre sul rifframa e gli assoli sono scorribande elettriche ogni volta libere di volteggiare senza cercare sovrapposizioni artificiose ad effetto. Si cercano accordi da far susseguire gli uni agli altri e su questi imbastire un songwriting semplice ma dinamico, che non abbia alcun tecnicismo plastificato. E su tale scrittura una linea melodica che sia tonica ma leggiadra, a voce pulita e limpida, solo raramente esagerata. C’è molto di adolescenziale in questo tipo di approccio che ricorda benissimo l’esuberanza giovanile del genere, e oggi, anche senza essere britannici, molti gruppi sanno gestire gli antichi ardori con intuito, restituendo un felice risultato. E anche i K&G si aggiungono ai migliori interpreti di questa saga metallara. In effetti la gestione delle loro ispirazioni è ben pesata e il fatto che non provino a stupirci con stranezze fuori schema ci ha invece stupito, perché nella naturalezza della loro passione lo smalto di scrittura ed arrangiamento è evidente. In fin dei conti noi vecchi metallari non vorremmo che si perdesse questo spirito cavalleresco del’era primi ottanta, e con realtà come questa la magia rimane inalterata.

Roberto Sky Latini

Middle Earth
Men of the West
Godless
Soul of Cinder
Lord of the Sword
God’s Will
Stormbringer’s Call
Blood of Wolves
Black Swordsman

Nick Chambers – vocals
Ryan Ohlson – guitar
Twitch Holman – bass
Ryan Keeley – drums